La vicenda è curiosa: chi ha memoria dei tempi recenti non ricorda un evento ufficiale legato alla firma di un contratto nazionale di lavoro, nemmeno quelli sottoscritti dai tre sindacati confederali. Quindi men che meno rispetto a un testo firmato da due sigle minori. Ma tant’è. Il contratto è stato presentato come “innovativo”. Del resto è un documento che vorrebbe essere applicato alle piccole e medie imprese di settori molto eterogenei tra loro: praticamente tutta la manifattura a esclusione della meccanica. Quindi il tessile, la gomma-plastica, il legno-arredo, il petrolchimico. Come si possano tenere insieme tutti questi comparti non è chiaro, ma chi lo ha presentato ha specificato che il testo comprende norme intersettoriali e altre specifiche per i settori.

I dubbi espressi dai sindacati, insomma, riguardano la rappresentatività. La Confimi, nata nel 2011, sostiene di rappresentare aziende con 650mila dipendenti. Alla Confsal, dal lato dei lavoratori, ilfattoquotidiano.it ha chiesto i dati su iscritti e rappresentanti sindacali nei settori interessati da questo contratto, senza ottenere risposta. Secondo la Fim Cisl sono praticamente pari a zero. Non è chiaro, in ogni caso, in che modo il ministero del Lavoro abbia misurato la rappresentatività di questo contratto tanto da presentarlo in sede istituzionale. Sembra plausibile l’indiscrezione per cui l’utilizzo del ccnl sarà “sponsorizzato” dalla rete dei consulenti del lavoro, categoria che per anni è stata rappresentata proprio dalla ministra Calderone. Del resto lo stesso presidente Confimi Paolo Agnelli ha spiegato che si tratta “un aiuto per le associazioni, le aziende e anche i consulenti del lavoro che devono fare magari buste paga diverse con diversi contratti”.

“Noi non siamo pirati – ha aggiunto rispondendo alle critiche del segretario della Cgil – Landini è un pirata, è lui che ha firmato il contratto multiservizi da tre euro, cinque euro… Noi firmiamo i nove euro tabellari”. L’industriale, in pratica, rivendica che il contratto appena firmato “recepisce” il salario minimo di nove euro l’ora. Ma il paragone con il contratto multi-servizi è fuorviante: considerando che il “multi manifatturiero” si applica – per l’appunto – alla manifattura, si tratta di settori che già hanno minimi superiori ai nove euro l’ora. I metalmeccanici partono da 11 euro e arrivano a circa 17 euro contando gli altri istituti. Non a caso, proprio i sindacati dell’industria sono i più scettici rispetto all’idea di stabilire un minimo per legge.

Salario minimo a nove euro significa 1.557 euro lordi per un full time. Se prendiamo il legno-arredo, il contratto principale prevede minimi da 1.733 euro, considerando l’ultimo aumento di inizio 2024. Per un confronto più puntuale, però, non vanno comparati solo i minimi, ma i trattamenti economici previsti per ogni livello. “Il contratto in questione – ha spiegato Ferdinando Uliano della Fim Cisl – prevede una serie di interventi volti a peggiorare le condizioni economiche e normative dei lavoratori di diversi settori manifatturieri, con la complicità di Confsal che nel manifatturiero – così ci risulta – pare non abbia né delegati sindacali né lavoratori associati”.

Per capire come nasce il contratto bisogna fare un passo indietro, alla nascita di Confimi nel 2011. Da allora, l’associazione datoriale è riuscita a firmare un contratto delle piccole e medie imprese metalmeccaniche con Fim Cisl e Uilm. Ma aveva bisogno di estendere la sua presenza negli altri comparti manifatturieri e, sapendo della contrarietà di Cgil, Cisl e Uil, ha trovato sponda in Confsal. Le stesse aziende meccaniche iscritte a Confimi hanno preso le distanze dal nuovo ccnl, ma Fiom, Fim e Uilm temono che questa intesa con la Confsal sia una leva per abbassare il loro potere negoziale. “Questo governo – ha detto Mirco Rota della Fiom -, anziché lavorare per una legge sulla rappresentanza che risolverebbe il problema dei tanti contratti pirata, cerca di assegnare a questo contratto una funzione che di fatto non ha, con il rischio di provocare una sorta di dumping contrattuale, normativo e salariale tra i lavoratori”. La Uil e la Uilm “ritengono intollerabile e pericoloso” quello che definiscono “il contratto pirata multi manifatturiero” di Confimi Impresa e Confsal e “gravissima” la presenza della ministra.