domenica 1 settembre 2024

Daniela Ranieri. Kamala, leader delle banalità.

Presidenziali Usa 2024 – Donald è il grado 0 dell’umano e gli statunitensi si meritano ciò che votano. Ma Harris è la prosecuzione di Biden con altri mezzi: chiediamoci cosa conviene ai civili di Gaza, Kiev e Kursk.

(Daniela Ranieri – ilfattoquotidiano.it)

Poiché Kamala Harris, candidata alla presidenza degli Stati Uniti dai padroni del mondo che non han più potuto negare il declino cognitivo di Biden, fa parte dei Buoni, e poiché Trump è senza dubbio un rottame politico e umano, non si può dire pubblicamente che Harris è politicamente scarsissima e pronuncia soltanto banalità, ma anzi, a ogni sua uscita, intervista o post su X tutti i media filo-atlantici sono obbligati a emettere gridolini di giubilo, sbrodolamenti retorici sulla prima donna “nera” alla Casa Bianca, paginate di storytelling emozionale.

Eppure, a giudicare dalle sue osannate dichiarazioni, da ultime quelle dell’intervista alla Cnn, la comunicazione (e il livello politico) di Harris è quantomeno opinabile. Uno dei suoi slogan è “Quando noi lottiamo, vinciamo”. Mah, insomma. Trump vinse nel 2016 contro Hillary Clinton perché la classe operaia della rust belt, la zona industriale del Mid-West, ha voltato le spalle al Partito democratico che l’ha tradita. Nel 2020 Biden ha vinto perché dei 7 Stati passati a Trump nel 2016 (Pennsylvania, Ohio, Michigan, Wisconsin, Minnesota, Indiana, Illinois), tre (Pennsylvania, Michigan e Wisconsin) erano e sono tuttora in bilico. Solo il Minnesota e l’Illinois sono ancora democratici. La retorica della lotta seguita dalla sicura vittoria è tipicamente trumpiana (colpito all’orecchio dal proiettile dell’attentatore, Trump si è rialzato gridando “combattete!”). Più che lottare per sconfiggere Trump, i Democratici dovrebbero lottare per il popolo di cui si dicono portavoce in quanto democratici. Come ha scritto il giornalista Ezra Klein: molti degli elettori di Trump non amano Trump; molti votano Trump perché odiano il Partito democratico. Sulla guerra in Ucraina, Harris è naturalmente infarcita di retorica bellicista Nato: “La storia ne è testimone. Se restiamo a guardare mentre un aggressore invade il suo vicino impunemente, continuerà ad andare avanti. Nel caso di Putin, ciò significa che tutta l’Europa sarebbe minacciata”. Anche di fronte al disastro Nato-Ue in Ucraina, Harris non ha dubbi. Gli Usa e l’Europa devono fermare fino all’ultimo ucraino il nuovo Hitler che altrimenti arriverebbe a Lisbona, lo scenario fantasy più amato dai pacieri del mondo che non hanno fatto altro che portare morte e distruzione ovunque.

“Ho sempre creduto che il cambiamento climatico sia una realtà, una questione urgente”. In questo Harris si distingue dal negazionista Trump, però – se eletta – non proibirà, come invece giurava nel 2019, il fracking, un metodo di estrazione degli idrocarburi osteggiato dagli ambientalisti. Quando bisogna fatturare, i Buoni non badano alle sottigliezze. Sull’immigrazione, la asio-americana Harris (di padre giamaicano e madre indiana) sostiene la “necessità di rendere sicuro il confine col Messico”. Il programma è fumoso. Nel 2021, in conferenza stampa in Guatemala da vicepresidente, disse: “Voglio essere chiara con i popoli di questa regione del mondo che pensano di intraprendere il pericoloso cammino per il confine fra Usa e Messico: non venite. Gli Stati Uniti continueranno ad applicare le leggi e a rendere sicuro il confine. Quale nostra priorità, scoraggeremo l’immigrazione illegale. E penso che se arriverete fino al nostro confine, sarete rimandati indietro”. Harris la pensa esattamente come Salvini e Meloni, esecrati dai media padronali in quanto orbaniani e sovranisti. Di certo nessun messicano sarà mai presidente degli Usa. Sul genocidio perpetrato dagli esaltati messianici al governo di Israele contro i civili di Gaza (e ora anche di Cisgiordania), Harris è ottusa come il suo mentore e come tutti gli ipocriti democratici del mondo: “Sono incrollabile nel mio impegno per la difesa di Israele e la sua capacità di difendersi. E questo non cambierà”. Israele ha il diritto di difendersi (dagli oltre 40 mila morti civili, di cui il 75% donne e bambini), ma, concede Harris, “il modo in cui lo fa è importante”, non non-importante, insomma è una questione di etichetta; però “ci sono troppi civili morti palestinesi”, mannaggia; che sia colpa loro? Che si suicidino perché palestinesi?

Alla Cnn ha raccontato di quando Biden la chiamò per dirle che si ritirava dalla corsa: “Era domenica. La mia famiglia era con me, incluse le mie nipoti, avevamo fatto i pancakes: ‘Zia possiamo avere ancora bacon?’ ‘Sì, ti preparo più bacon’. E poi ci saremmo seduti per fare un puzzle. (RISATE). E il telefono ha squillato. Era Joe Biden. E mi ha detto cosa aveva deciso di fare. Gli ho chiesto: ‘Sei sicuro?’ E lui ha detto: ‘Sì’”. Maledetto storytelling americano. I democratici amano rappresentarsi dentro scenari famigliari rassicuranti, moderati e patinati (vedi Obama); Harris lo fa per contrapporsi alla furia orgiastica di Trump e conquistare il ceto medio. Da noi si è provato a intortare gli italiani con queste baggianate, ma non ha funzionato (Renzi assoldò per 400 mila euro Jim Messina, il guru di Obama, per vincere il referendum costituzionale mediante la “narrazione”: come si sa, soldi buttati). Harris vuole neutralizzare l’allarme infondato di Trump: “L’America non permetterà mai che una marxista diventi la presidente degli Stati Uniti”. Harris è marxista come Renzi è di sinistra.

“Una delle mie massime priorità è fare tutto il possibile per sostenere e rafforzare la classe media”. E i sottoproletari? I disperati? I senzatetto? Gli zombie per le strade? I drogati di Fentanyl? Quelli non votano, perciò crepino pure. Secondo Harris, l’America sotto Biden ha vissuto una “netta ripresa rispetto alla pandemia”. Non menziona il ritorno economico della guerra degli Usa a Putin. Dice che vuole abbassare il costo degli alloggi per permettere il “sogno americano” e che occorre “voltare pagina rispetto all’ultimo decennio”, ultimo decennio che comprende i tre anni e mezzo in cui è stata vicepresidente. Quando la giornalista della Cnn le chiede perché non l’ha fatto a suo tempo, Harris dice che l’ha fatto (e allora perché farlo se eletta?) e che si riferiva all’amministrazione Trump, basata sul principio che “la misura della tua forza di leader sta nel numero delle persone che abbatti anziché in quante riesci a elevarne”. Pura fuffa retorica, merce dozzinale in assenza di temi forti e contenuti precisi. Harris è solo la prosecuzione di Biden con altri mezzi. Questo vuol dire che è meglio che vinca Trump? Posto che Trump è il grado zero dell’umano e che gli americani meritano ciò che votano, bisognerebbe chiedersi cosa convenga, in senso marxiano, ai civili di Gaza, di Kiev e di Kursk.

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