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Tanto tuonò che non piovve. Per tutta l’estate la fornitura di armi all’Ucraina e la tetragona prosecuzione delle politiche sanzionatorie che stanno mandando a fondo l’Europa è stata giustificata con l’illusione mediatica di una mitica controffensiva al Sud verso Kherson e la Crimea. Su quel fronte sono state ammassate le armi occidentali appena arrivate, le poche munizioni che si sono salvate dai raid russi e si sono buttate in qual calderone anche le ultime riserve fresche, accumulando le forze per poter far indietreggiare i russi. Ma proprio questo ha permesso alle truppe di Mosca di colpire con l’ artiglieria e i missili di precisione questi concentramenti ucraini provocando molte perdite e a quanto pare anche molte fughe: i lanci di razzi verso il ponte di Crimea e altre installazioni sono state gli unici segnali i questo grande attacco. Il risultato complessivo è che finalmente c’è un’offensiva al Sud, ma dei russi che in poco tempo hanno conquistato parecchio territorio verso Nikolaev: il terreno più aperto e la scarsità di centri abitati nei quali resistere tenendo in ostaggio gli abitanti hanno permesso una rapida avanzata, ma questo è il segnale che ormai l’Ucraina non è più in grado di conseguire alcun successo nemmeno nella fantasia della stampa occidentale.
Così benché la qualità dell’informazione e sulla guerra ucraina stia sempre più degradando, tra una una o due settimane diventerà chiaro che l’offensiva al Sud è soltanto un mito e che Kiev sta perdendo definitivamente la possibilità di salvare la fascia costiera oltre che la capacità di portare offensive di qualche rilievo. Perciò l’idea di Ucraina vittoriosa non potrà più essere spacciata a nessun livello. A quel punto cosa accadrà? I governi che hanno sostenuto a spada tratta il suicidio energetico del continente e l’invio di armi a Kiev come sicura garanzia di vittoria cosa diranno? Come giustificheranno le loro scelte visto che la sconfitta in Ucraina era pressoché certa? I russi notoriamente stanno usando solo una piccola parte delle loro forze e oltretutto cercano di avere il minor numero di caduti possibile, sono costretti a farlo perché la pressione della Nato li costringe a non sguarnire nessun fronte, ma è fin troppo chiaro che qualora gli ucraini mostrassero la capacità di qualche seria offensiva immediatamente molte altre truppe russe potrebbero essere ingaggiate e magari i comandi si toglierebbero i guanti di velluto cominciando . Questo divario di forze era qualcosa di noto fin da subito e dunque come verrà giustificata la persistenza delle sanzioni per uno scopo che non può essere ottenuto e che anzi ha finito per finanziare Mosca?
Oddio questa gente riesce ancora oggi a spacciare vaccini che non servono assolutamente a nulla come tutti vedono, anzi hanno un’efficacia negativa oltre a costituire un consistente pericolo per la salute, dunque non mi meraviglierei affatto che si continuasse a inneggiare a una vittoria ucraina nel momento in cui l’Ucraina non esiste più. Però c’è da tenere conto del fatto che ormai l’attenzione e la tensione nei confronti della vicenda Ucraina sta rapidamente calando. Come dimostra il grafico delle ricerche della parola “Ukraine” su Google ormai sceso da tempo ai livelli pre guerra. Certo questo riguarda principalmente il mondo anglofono perché in molte lingue (ucraino compreso) la parola si scrive in maniera differente e tuttavia questo è significativo del fatto che almeno nell’anglosfera la gente ormai se ne fotte altamente della guerra e bada piuttosto all’inflazione: sarà insomma sempre più difficile chiedere sacrifici per qualcosa è ormai fuori dal cono emotivo di quella che viene chiamata opinione pubblica. Se Borrel il mai eletto “ministro degli esteri della Ue” straparla e dice che l’appoggio all’Ucraina nazista benché inutile va comunque dato “anche di fronte alla prospettiva di profonde recessioni” nel concreto non esiste più un interesse così grande da poter essere canalizzato per far sopportare alle persone un drammatico impoverimento. E allora se un cretino a tutto tondo come Borrel suona sempre lo stesso disco, viene il sospetto che il disastro economico non sia il prezzo da pagare per l’Ucraina, ma sia l’Ucraina il prezzo pagato per l’impoverimento.
Mi rendo conto che possa sembrare pazzesco, ma visto che almeno fino ad ora abbiamo scontato aumenti dovuti essenzialmente alla speculazione che nessuno ha tentato di contrastare e che visibilmente vengono prese decisioni che appaiono folli, nulla può essere escluso.
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