Pd, chi dopo Letta? Cacciari: “Ci sarà qualche ribaltone e tireranno fuori qualche sotto-segretario come quelli del passato di cui nemmeno ricordiamo il nome”.
(Alberto Maggi – affaritaliani.it)
“Enrico Letta è un segretario di partito a cui non ne è andata bene una. E’ vero che gli altri del Pd sono assolutamente corresponsabili, ma Letta non ha fatto nulla per impedire il disastro e il segretario politico porta con sé la responsabilità di una linea naufragata due volte: la prima per il mancato accordo con il M5S e poi con Calenda”.
E’ lapidario il commento di Massimo Cacciari, intervistato da Affaritaliani.it, sulle scelte e sulla strategia della leadership del Partito Democratico a meno di un mese dalle elezioni politiche. “Letta si è ridotto ad andare alle urne da solo con nessuna possibilità di vincere, a meno di improbabili colpi di scena. Dopo le elezioni, salvo miracoli, fanno fuori il segretario del Pd e Letta va a casa. Mi pare ovvio, si potrebbe salvare solo se la vittoria di Meloni fosse risicata con l’ipotesi di far saltare il banco. Il piano di Calenda e Renzi, insomma”.
Dopo Letta, chi? Stefano Bonaccini per la cosiddetta area liberal e centrista o un esponente della sinistra di Andrea Orlando e Goffredo Bettini?
“Razionalità vorrebbe che finalmente si indicesse un congresso autentico nel quale i sedicenti leader presentano idee e programmi per arrivare a un voto e al nuovo segretario. E’ un discorso razionale fatto decine di volte in passato, ma anche stavolta non sarà così. Ci sarà qualche ribaltone e tireranno fuori qualche sotto-segretario come quelli del passato di cui nemmeno ricordiamo il nome. Perché dovrebbero mettersi a ragionare proprio ora? Dopo 10 anni di errori serve un atto di fede, ma non sarà così”.
Ha ragione Michele Emiliano, il presidente della regione Puglia, che a La Piazza di Affaritaliani.it a Ceglie Messapica ha affermato che è stato un grave errore non andare avanti con l’alleanza elettorale con il M5S?
“Certo, si doveva continuare a lavorare con i 5 Stelle. E’ una leggenda che Conte abbia fatto cadere Draghi, l’ex premier è solo rimasto con il cerino in mano. Conte aveva gridato ai 4 venti che avrebbe votato quasi tutto, è Draghi che non voleva affrontare con l’armata brancaleone che aveva l’autunno con la recessione e l’allarme prezzi. E’ ovvio e chiaro a tutti ormai”.
Nessun commento:
Posta un commento