martedì 30 agosto 2022

Eni rivende il gas russo 10 volte più caro rispetto al prezzo a cui lo acquista

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di Francesco Cappello

Eni compra a poco dai russi e rivende a prezzi da 10 a 15 volte più alti agli italiani con la protezione e l’avallo del governo. La colpa degli aumenti viene addebitata a Putin. Gli extra profitti in forma di dividendi vengono distribuiti agli azionisti tra cui i grandi fondi di investimento

Che io sappia il primo a parlarne è stato Carlo Cottarelli in un intervento su la Stampa dello scorso 14 marzo, chiamando in causa il governo che ha fatto orecchie da mercante… Il caro bollette secondo Cottarelli è dovuto alle speculazioni sul prezzo del gas indicizzato a quello che ci commercializza finanziariamente presso la borsa di Amsterdam. Cottarelli aveva già chiamato in causa il governo che si è guardato bene dall’intervenire.

Salvatore Carollo (ex dirigente Eni), intervistato nel corso di una trasmissione televisiva (Non è l’arena), andata in onda ad aprile scorso, alla domanda del gionalista sul rapporto tra guerra in Ucraina e prezzo del gas rispondeva: fondamentalmente nessun rapporto con la guerra perché non c’è stato un solo metro cubo di gas che è mancato. La stessa quantità allo stesso prezzo. L’unico luogo dove il prezzo è cambiato (attualmente si registra un aumento di più di 15 volte nda) è stato alla borsa di Amsterdam che però abbiamo deciso noi di usare come riferimento per la vendita di gas al consumatore italiano, una scelta politica che noi abbiamo fatto.
Chiede l’intevistatore se ENI, ENEL, EDISON, ecc. comprino a 100 per poi rivendere a 500. Carollo conferma che è quel che succede affermando che i numeri esatti andrebbero verificati aggiungendo che dovrebbe essere lo Stato italiano a chiedere trasparenza su questi numeri ma lo Stato non lo fa. Cingolani ha detto che non è riuscito ad avere questi numeri (prezzo di acquisto e di rivendita nda). Lo Stato dovrebbe dire: visto che è una mia scelta politica e sono io che decido il prezzo allora lo cambio, allora chiedo la trasparenza alle aziende che importano gas altrimenti gli tolgo la concessione.
Continua Carollo affermando che il Gas liquefatto statunitense è di proprietà delle compagnie private petrolifere americane. Esso costa più caro ed in più dobbiamo competere con gli altri paesi offrendo un prezzo più alto per aggidicarcelo. È questa la realtà del mercato. E continua denunciando:
Abbiamo riserve di gas nazionale che non utilizziamo perché abbiamo dato priorità alle importazioni. I contratti take or pay (se non prendi paghi lo stesso) stabiliti con la Russia servivano a garantire al produttore il recupero degli investimenti necessari alla costruzione del gasdotto. Se si volesse interrompere prima della scadenza la fornitura devi pagare lo stesso. Alla fine il risultato sarebbe che noi prendiamo gas alternativo (leggi gas liquefatto nda) pagandolo molto di più e in più dovremmo pagare quell’altro quindi tornando alla bolletta questo sarebbe uno scenario comunque disastroso per l’economia del Paese.

Recentemente hanno ripreso l’argomento Giovanni Zibordi in un articolo dello scorso 19 agosto
ENI fa pagare 10 volte il gas russo o algerino ora alle aziende fingendo di comprarlo al TTF

Zibordi commenta la bolletta energetica di un’azienda che si è vista infliggere una bolletta con un aumento pari a 8 volte:

Questo aumento di quasi otto volte del gas non lo incassa la Gazprom o la società algerina che il gas lo fanno pagare circa come prima per ora.
Esiste, è vero, ora una quota del gas, quello liquefatto per nave e poi rigassificato, che proviene dal famoso mercato in Olanda di cui parlano ora sempre i giornali il “TTF”, che è aumentata di 10 o 12 volte. Questa quota del gas consumato che arriva per nave è solo un 5% circa del totale del gas che arriva in Italia, per cui quando si guarda la bolletta di ENI alle aziende il suo costo non giustifica certamente un aumento di 8 volte..

Predicare bene e razzolare male
Avete capito bene. Non ci arriva meno gas dalla Russia (vedi nota (1)). Ne compriamo anzi di più e ad un prezzo bassissimo rispetto a quello liquefatto che viene venduto alla borsa olandese ma lo vendiamo, per criminale decisione politica del governo Draghi, al prezzo del gas liquefatto (GNL) che è è passato in poco tempo da 20 euro a megawattora agli attuali 340. Ricordiamo che il GNL è una percentuale bassissima (il 5% del gas commercializzato) del gas che i rivenditori italiani ENI in primis commercializzano. In conclusione Putin funziona da capro espiatorio a copertura degli aumenti che metteranno, se non vengono fermati in tempo, in ginocchio il sistema produttivo italiano e i bilanci delle famiglie.
A conferma un indizio importante è l’utile del semestre di ENI che sale a 7,39 miliardi. Il Governo però protegge anche fiscalmente gli extra profitti di ENI. Cancella, infatti, la tassa sulle compagnie energetiche. Gli utili di Eni sono intoccabili

Fuori l’Italia dalla guerra
Draghi era direttore generale del Tesoro quando ENI fu privatizzata e ceduta a soggetti esteri. Nazionalizzare ENI che non è più una società italiana ma internazionale che non fa gli interessi dell’Italia ma dei suoi azionisti (blackrock [10 mila miliardi], Vanguard, Statestreet … 35,45 % di azionisti esteri e poi tanti fondi sarebbe una delle prime cose da fare. Eni oggi è una società a partecipazione statale in cui lo Stato lascia fare limitandosi a incassare dividendi. In alternativa alla nazionalizzazione si potrebbe creare una società pubblica che compri il gas e lo rivenda a prezzi equi alle aziende e alle famiglie italiane. È pure evidente che bisogna smetterla di mandare armi e risorse logistiche e finanziarie in Ucraina ma diplomatici alla ricerca della ricostruzione delle condizioni della Pace ristabilendo nel contempo i rapporti commerciali del nostro Paese con la Russia. L’Italia non favorisce la guerra. L’Italia ripudia la guerra.

vedi anche

Ascoltiamo infine questo applauso oceanico al salvatore della Patria. Meritato, vero!? O no?

(1) Capiamo anche perché mentre si addebita alla scarsità di Gas il suo alto prezzo, in realtà se ne importa una quantità maggiore in modo da massimmizzare dividendi e profitti a discapito degli italiani. Alla luce di quanto sopra risulta chiaro anche il ruolo della filiera del gas liquefatto e l’uso strumentale della guerra per ridimensionare, propagandisticamente e di fatto, il ruolo dei gasdotti. Snam ha abbandonato il GALSI (gasdotto dall’Algeria). È stato bloccato il South Stream e più recentemente il Nord Stream 2. Oggi i livelli di stoccaggio, secondo i dati del GIE (Gas Infrastructure Europe) sono al 70,54%, più della media degli ultimi cinque anni (70,32%) e cosa incredibile, secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico (Mise), rielaborati da Altreconomia, tra gennaio e maggio, sono stati venduti all’estero 1.467 milioni di metri cubi equivalenti (Smc), significa 578% in più rispetto ai 254 milioni di Smc del 2021. Un volume che supera le esportazioni degli ultimi 15 anni più grande della produzione interna (a quota 1.368 milioni di metri cubi equivalenti).
Ricordiamo che ENI, Edison ed ENEL non sono più imprese pubbliche ma delle SPA. Tra i proprietari delle azioni i soliti noti: Blackrock, Vanguard, State Street…

In rosso le importazioni di gas da gasdotto del 2022

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