Alle famiglie che presto dovranno decidere se mangiare due volte al giorno o scaldarsi, alle imprese che chiudono per il caro-energia, agli albergatori e ristoratori del nord est che avvisano: “Bollette triplicate, o ridurremo gli stipendi o chiuderemo”, risponde solerte un post su Instagram di Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera e avvocato del diritto del Lavoro: “Con frutti di mare, pasta corta o vermicelli?”. Lei, sorridente in foto, ha optato per la pasta corta; ha la forchetta nel piatto, si appresta a mangiare, salvinianamente; la parola d’ordine è sdrammatizzare.
(DANIELA RANIERI – ilfattoquotidiano.it)
Serracchiani ha deciso di cavalcare il successo della nuova strategia del suo partito, sulla falsariga della esilarante meta-comunicazione del segretario Enrico Letta, che dopo aver “rilasciato” in rete l’ultima trovata dell’agenzia di comunicazione a cui ha affidato il battage mediatico in vista del voto – il manifesto con la scritta “Con Putin o con l’Europa. Scegli” – ha bonariamente rilanciato i meme satirici degli utenti, prendendo poi coraggiosamente posizione in merito alla scottante diatriba “pancetta contro guanciale” (ha scelto guanciale). (A chi pensava che gli slogan pedestri e sciocchi fossero una prerogativa di Renzi, notifichiamo che l’agenzia che cura la campagna di Letta è, per l’appunto, la stessa a cui Renzi affidava il suo storytelling ai tempi della Rignano d’oro, poi amplificato dalla “bestiolina” di discutibili giornalisti-spin doctor e da un esercito di troll). La strategia della campagna elettorale del Pd è: semplificare nella testa degli elettori la scelta che dovranno compiere.
Ricorderete quando la “semplificazione” era populista: Salvini respingeva i migranti e faceva cadere il Conte I ballando alticcio con le cubiste, intanto dal Nazareno i pensatori del Pd spiegavano che la situazione era complessa ed escogitavano soluzioni per salvare il Paese. Ultimamente, dalla guerra della Russia in Ucraina in poi, per il mainstream è diventata populista (e putiniana) la “complessità”. Guai a dire che il quadro era “complesso”; al contrario, era tutto molto semplice: chi aveva dubbi sull’imbottire di armi l’Ucraina di Zelensky, coi suoi maschi eroi tatuati con le svastiche, tifava o era pagato da Putin; chi pensava che la Nato non fosse la confraternita dei Buoni voleva che Putin uccidesse i bambini europei e “arrivasse in Portogallo” (copyright Renzi).Ecco allora i semplicissimi manifesti divisi in due: da una parte, in campo grigio scuro, Putin, il lavoro sottopagato, i novax; dall’altra, in campo scarlatto, la faccia di Letta e il Paese di Bengodi costruito negli anni dal Pd con tanta lena: l’Europa dei diritti, il salario minimo, i vaccini. È un “prima e dopo la cura”, come nelle televendite di Wanna Marchi per rifilare fanghi dietetici o talismani contro il malocchio. Buffo: il Pd è lo stesso partito che (presidente del Consiglio Renzi, ministro degli Esteri Gentiloni) ha venduto armi e blindati a Putin, nonostante l’embargo lo vietasse; varato il Jobs Act; cancellato l’art. 18; legalizzato i contrattini a tutele crescenti (poi respinti come illegittimi dalla Consulta). Ha votato contro il Reddito di cittadinanza, perché i poveri devono soffrire un pochino di più. Quanto ai vaccini, sono arrivati in Italia grazie all’incapace Conte, che ha preso anche i fondi del Pnrr, perciò è indegno di partecipare alla mensa dei Migliori. Il problema sono i novax, non la Sanità pubblica allo stremo: a penalizzarla di più sono stati i governi Letta e Renzi (2014 e 2015), tra tagli e definanziamenti. La campagna elettorale del Pd rispecchia questa ipocrisia e uno spaventoso vuoto di progettualità: è basata su una semiotica elementare, infantile, destinata a una platea di elettori che si suppone altrettanto infantili. “Vuoi più bene a Putin o all’Europa” è il massimo del messaggio politico che il Pd riesce a formulare. (A dire il vero, un’idea Letta ce l’ha: dare il voto ai 16enni ed estendere l’obbligo scolastico ai 18 anni: le creature voteranno durante la ricreazione?)
Quanto all’energia, Letta (che ha imbarcato i Verdi, ma voleva anche Calenda, sviluppista e nuclearista) intima, non si sa bene a chi, un “intervento drastico” per un tetto ai prezzi dell’elettricità. Omette di dire che marzo, mentre lui invocava armi, armi, armi all’Ucraina e “sanzioni durissime a Putin”, Conte chiedeva un piano europeo per proteggere cittadini e imprese dal rincaro dei prezzi dell’energia, prendendosi per ciò del putiniano (come il Papa, del resto).
Bando ai menagramo, c’è da stare allegri: guanciale o pancetta, pasta corta o vermicelli? La bancarotta materiale e morale del Pd si accompagna a “un sorriso”, il marchio di fabbrica dei cialtroni: per dire come stiamo messi, il monopolio della “serietà” (“Italia sul serio”) se lo sono attribuito Renzi e Calenda, il duo comico più spassoso e tragicomico di sempre.
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