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Mario Draghi a capo del governo ha prodotto nei circoli dominanti un vero e proprio stato di estasi collettiva. E’ come fossero convinti di portare in grembo la certezza della rinascita dell’Italia come potenza, quindi la salvezza dell’Unione europea. Sarà vero? O si tratta di una gravidanza isterica?
Morya Longo su Il Sole 24 Ore del 21 ottobre ci da notizia che all’estero, grazie all’arrivo di Draghi, non solo cresce la fiducia di economisti e investitori, ma si parla di un “decennio d’oro” in arrivo.
JP Morgan: “Forte crescita, con Draghi che porta cambiamenti radicali”.
Alfred Kammer, direttore dipartimento europeo del FMI: “La forte ripresa dell’Italia è il successo delle misure adottate da Draghi. Per l’Italia i vaccini sono stati un game changer”.
Financial Times: “L’Italia conosce un boom di investimenti”.
Goldman Sachs: “Col Recovery Fund gli investimenti pubblici tornano ai livelli precedenti al 2007”.
Gli analisti di Deutsche Bank: “E’ impressionante come con Draghi siano state varate riforme tanto velocemente”.
Ma il capo economista dell’OCSE ha espresso il concetto più significativo: “L’Italia è oggi nella posizione di resettare l’economia”.
Una vera e propria glorificazione di Draghi. Tuttavia queste aspettative sono inversamente proporzionali ai risultati effettivi. Altri analisti fanno notare infatti che l’indice considerato rivelatore, lo spread Btp-Bund, è fermo sopra 100 (e ciò grazie anzitutto alla politica della Bce). Aggiungiamo, in merito al “copioso” livello degli investimenti fissi, che questi sono sì cresciuti dopo il grande tonfo del 2020, ma non sono tornati al livello pre-pandemia e stanno ben al di sotto degli anni che precedettero il collasso del 2009-2010.
Insomma, molto il fumo, ma poco l’arrosto, e gli apologeti che parlano a nome della cupola mondialista lo sanno bene. C’è dunque da chiedersi come mai lorsignori si sbilanciano in tali esaltanti previsioni.
La risposta? E’ duplice. Da una parte si tratta del classico esorcismo, il tentativo di scongiurare il fallimento probabile, dall’altra abbiamo una grossolana e sfrontata operazione politica tendente a blindare Draghi affinché resti a vita al comando del Paese.
Che questa sia la recondita finalità lo confessa proprio chi ha inventato la storiella del “decennio d’oro dell’Italia”. Ecco quanto scrive l’americano istituto13D Research & Strategy:
“Il timore che l’Italia torni in stagnazione nell’impasse politica dopo l’uscita di Draghi dal governo è ingiustificato. Come Presidente della Repubblica, Draghi avrà ancora molto potere: se riuscirà ad implementare le riforme durante la permanenza al Governo, non importa chi verrà dopo di lui perché nessuno potrà più cambiare l’impostazione”.
E’ presto per dire se Draghi salirà davvero al Colle, come effettivamente preferirebbero i poteri forti, o se invece dovranno “accontentarsi” di fargli fare il Presidente del Consiglio anche nella prossima legislatura. E’ chiaro tuttavia il loro obiettivo: servirsene come garante dei loro interessi e come esecutore del disegno di piegare e soggiogare definitivamente l’Italia. Non lo confessano, non possono farlo, ma essi considerano Draghi una Troika sotto mentite spoglie, il “pilota automatico” che deve far sì che lo Stato assecondi la famigerata “distruzione creativa”.
Fu proprio Draghi, nel marzo 2013 (era Presidente Bce e in Italia avevamo Mario Monti) a pronunciare la famosa frase: “L’Italia prosegue con le riforme, poiché c’è il pilota automatico”.
Non gli portò molto bene questo “pilota automatico”, visto che esso portò le forze sistemiche a sbattere nella sconfitta clamorosa delle elezioni del 4 marzo 2018.
Chiare sono dunque la posta in palio e la sfida per chiunque pretenda di rappresentare l’opposizione: evitare che questo disegno si realizzi. Impresa difficile ma non impossibile. Ci si dedichi alla costruzione di questa opposizione che il piano del nemico dovrà fare i conti con enormi difficoltà oggettive.
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