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Approvata la manovra 2022 fra mille polemiche. Polemiche anche paradossali, perché i giornalistoni son mica contenti del taglio delle tasse come ha esplicitato Stefano Feltri a Otto e Mezzo. Notoriamente in Italia di tasse se ne pagano poche, per avere poi dei servizi del tutto all’altezza.
La manovra, di fatto, ha cercato di dare contentini a destra e a sinistra per evitare che un governo tenuto insieme con lo sputo si sfaldasse, ma alcuni capitoli importanti sono stati eliminati per questi contentini. E su su un “contentino” nel governo sono tutti d’accordo: i vaccini.
Perché, va detto, che in una manovra che, meritoriamente, pare generosa sotto alcuni aspetti vediamo, al capitolo 82, di ben 1.850 milioni di euro per l’acquisto di ulteriori dosi di vaccino.
Certo, questo si collega alle 350 milioni di dosi ordinate dall’Italia per vaccinare 60 milioni di persone. Facendo un rapido calcolo si sta pensando a circa sei dosi per ogni italiano. Ma anche di più, se pensiamo che di vaccini inutilizzati sono pieni gli hub. Ma c’é di più: tutto questo non riguarda solo il numero mostruoso di dosi acquistato: il fondo vaccini ha avuto un incremento di ben 1,85 miliardi di euro.
E questo contentino Draghi ha chi lo ha dato? Chi si è tenuto buono? Oramai sappiamo che giro di affari si celi dietro questa pandemia e se stanno emergendo gli affari degli uomini di Conte è anche perché quest’ultimo è caduto.
Da qui la manovra “diamo un contentino a destra e a sinistra, ma soprattutto spendiamo in vaccini”.
Perché tra le pieghe del “che bello, tagliano le tasse e Super Mario ci regala pure 500 euro”, ci sono cose inquietanti: Draghi ha tagliato la sanità per una cifra pari a sei miliardi di euro tra il 2022 e il 2023. Ma come, non erano stati gli scriteriati tagli alla sanità a provocare le oramai tristemente famose terapie intensive piene? E allora, cosa facciamo, tagliamo ulteriormente la sanità, e i soldi li mettiamo nel fondo vaccini anti-Covid?
Si ripropone la solita storia, che da quasi due anni ci perseguita: pare esista solo il Covid. E quanta gente è morta per tumori trascurati perché bisognava dare la precedenza ad una malattia dal tasso di letalità dello 0,6 per cento o forse ancora più basso, visti i dati del rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità che hanno fatto luce sui famosi numeri gonfiati del 2020.
Affari, affari, tutti affari. Se il paziente guarisce, il business si ferma, se resta malato a vita si va avanti. Il “vile affarista”, come lo definì Francesco Cossiga, lo sa bene. Quei due miliardi sono investimenti su un business. E questo mette d’accordo tutti, a destra come a sinistra. Questo tiene insieme il governo.
Poco importa se per quel business, che tiene in piedi la costruzione, occorre iniettare a raffica dosi sperimentali a milioni di persone e senza curare le altre malattie. Il corpo (elettorale), in fin dei conti, è il nostro.
ANDREA SARTORI
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