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Per uscire dalla pandemia «occorre prendere coscienza che l’umanità e la natura non sono sfere separate e che il pianeta è una costante trama di relazioni che costituiscono un’unica “rete della vita”, nella quale siamo tutte e tutti connessi, con una interdipendenza delle esistenze con gli ecosistemi. Dobbiamo orientarci alla cooperazione e al rispetto di tutte le forme del vivente». Così si legge nell’introduzione a un documento sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Sì e Nostra! (http://www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it/2021/03/31/osservazioni-generali-e-alcuni-contributi-sul-pnrr-a-cura-di-coordinamento-per-la-democrazia-costituzionale-laudato-si-nostra/).
Peccato che questa concezione di un’unica rete della vita che abbraccia tutte le forme del vivente non abbia fatto breccia laddove si impostano le strategie e le tecnologie che tengono la vita sotto scacco. La pandemia non ha insegnato niente se, invece di collaborare per far uscire l’umanità da questa catastrofe connessa con il collasso degli eco-sistemi, si costruiscono nuove minacce idonee a provocare una devastazione globale della trama della vita.
È curioso che in piena pandemia non solo non si arresti ma addirittura si rilanci la corsa agli armamenti, superando sempre nuove soglie. È passata inosservata una cattiva novella che proviene direttamente da Washington. L’11 marzo il Capo di Stato maggiore dell’esercito degli Stati Uniti, il generale James C. McConville, in un intervento a un meeting di esperti alla George Washington School of Media and Public Affairs ha comunicato che la US Army si sta preparando a installare nuovi missili in Europa, rivelando che saranno missili ipersonici. I missili ipersonici – con velocità superiore a cinque volte quella del suono (Mach 5), ossia più di 6.000 km/h – rappresentano un “salto di qualità” nella corsa agli armamenti; costituiscono infatti un nuovo sistema d’arma con capacità di attacco nucleare superiore a quella dei missili balistici. Mentre questi seguono una traiettoria ad arco per la maggior parte al di sopra dell’atmosfera, i missili ipersonici seguono invece una traiettoria a bassa altitudine nell’atmosfera direttamente verso l’obiettivo, che raggiungono in minor tempo penetrando le difese nemiche, senza possibilità di essere intercettati. Nel suo intervento il generale McConville ha informato che la US Army sta preparando una task force dotata di «capacità di fuoco di precisione a lungo raggio che può arrivare ovunque, composta da missili ipersonici, missili a medio raggio, missili per attacchi di precisione» e che «questi sistemi sono in grado di penetrare lo spazio dello sbarramento anti-aereo». Il generale ha precisato poi che una di queste task force sarà schierata in Europa e probabilmente due nel Pacifico. La task force europea dovrebbe adoperare un sistema missilistico ipersonico a raggio intermedio con lancio da terra, ovvero quella categoria di missili con gittata tra 500 e 5500 km che era stata proibita dal Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces) firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan, sulla base del quale furono ritirati dall’Europa i cosiddetti “euromissili” che gli USA avevano schierato, malgrado le vivaci proteste dell’opinione pubblica, nel 1984. Poiché Trump ha stracciato il Trattato INF nel 2019, evidentemente non ci sono più remore da parte dell’Amministrazione americana a riportare in Europa lo scenario della guerra fredda. I missili ipersonici nucleari a raggio intermedio probabilmente saranno dislocati in Polonia e Romania. Avendo già oggi la capacità di volare a circa 10.000 km/h, i missili ipersonici saranno in grado di raggiungere Mosca in circa cinque minuti. Naturalmente la Russia non sta a guardare e sta realizzando anch’essa missili ipersonici a raggio intermedio che potranno raggiungere in pochi minuti le basi Usa in Europa, anzitutto quelle nucleari come Ghedi e Aviano in Italia.
Dati i tempi ristrettissimi che queste armi impiegano per colpire, la risposta al loro uso non potrà che essere affidata all’intelligenza artificiale. Nel caso di un incidente o di un errore umano non potremo contare su un nuovo colonnello Petrov per salvarci. È il caso di ricordare che la notte del 26 settembre 1983, in una delle fasi più calde della “guerra fredda” il mondo ha rischiato di saltare in aria a seguito di una guerra nucleare scoppiata per errore. Quella notte, infatti, i sistemi di rilevazione satellitari dell’Unione sovietica segnalarono il lancio di cinque missili diretti verso il territorio della Russia. Il colonnello Petrov avrebbe dovuto segnalare l’attacco e attivare la risposta che prevedeva il lancio di un contrattacco nucleare massiccio, secondo la teoria della mutua distruzione assicurata. Il povero Petrov sudò freddo ma non avvertì i suoi superiori. Voleva essere sicuro che l’attacco fosse realmente in corso. Fu la mezz’ora più drammatica che si possa immaginare nella vita di un uomo. Ma la sua resistenza umana ci salvò. Dopo un numero interminabile di minuti il segnale sparì. Si era trattato di un falso allarme dovuto a straordinari fattori geoclimatici. Se nel 1983 l’umanità è stata salvata dal fattore umano, con lo schieramento dei missili ipersonici il fattore umano sarà bandito, la risposta sarà affidata all’intelligenza artificiale che non ha cuore né compassione. Se in futuro l’umanità perirà per una guerra scoppiata per errore, per favore non date la colpa al computer!
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