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Dopo avere dedicato alcuni mesi alla formazione storica, occupandoci delle rivoluzioni socialiste e della storia nazionale del movimento operaio e comunista, Accademia Rebelde ritorna con un ciclo di formazione dedicato ai classici del pensiero comunista.
La formazione, non ci stanchiamo mai di ripeterlo, è un processo continuo di studio, elaborazione e confronto con il pensiero e la prassi del movimento comunista, attraverso l’indagine delle forme vive della nostra tradizione rivoluzionaria, in costante rapporto con le forme contemporanee della lotta di classe.
Ritorniamo con questo spirito alla costruzione di un ciclo di appuntamenti dedicati al pensiero di Lenin, con particolare riferimento agli scritti che hanno innovato e sviluppato la teoria politica rivoluzionaria del marxismo.
Può sembrare abbastanza ovvio oggi concepire il leninismo come un salto, uno stadio superiore dello sviluppo del materialismo storico e dialettico, ma questo salto è stato il prodotto faticoso di una lotta lunga e contraddittoria che ha segnato gli anni che precedono la prima guerra imperialista.
Negli anni in cui vengono prodotti i primi contributi decisivi di Lenin, la concezione bolscevica era assolutamente minoritaria sia nella patria russa, sia a maggior ragione nel movimento socialista europeo, fortemente egemonizzato dal modello tedesco del partito socialdemocratico di Kautsky.
L’esperimento rivoluzionario della Comune di Parigi non era passato inosservato alla parte più avanzata del movimento socialista russo capeggiato da Lenin, mentre nei paesi europei i comunardi erano rispettati e amati, ma non considerati un esempio politico da seguire. Il problema che la Comune aveva posto, e che da allora in poi farà la differenza nella politica del movimento operaio organizzato, è la presa del potere e la questione dello Stato.
Sono questi gli anni in cui anche il capitalismo della “libera concorrenza” e della manifattura lascia il passo allo sviluppo prorompente dei grandi trust industriali e della supremazia del capitale finanziario: si apre l’epoca dell’imperialismo. Lenin in questo contesto, attraverso un lavoro pratico-teorico sul campo, metodico e sistematico, traccia le linee fondamentali del salto teorico.
Il pensiero rivoluzionario del ‘900, nelle sue varie correnti e diramazioni, deve molto alla riflessione teorica leninista sul partito, sulla natura politica e di classe dello Stato e sulla teoria della dittatura del proletariato.
Ecco perché vogliamo dedicare questo ciclo agli scritti politici più significativi del leninismo: Il Che fare? (1902), Stato e Rivoluzione (1917) e L’estremismo malattia infantile del comunismo (1920). Questi lavori segnano i punti più alti dell’elaborazione comunista e per questo riteniamo fondamentale tornare a trattarli, perché non possono mancare nella nostra cassetta degli attrezzi.
Sono dei classici del pensiero rivoluzionario e come tali continuano a essere vivi e utili strumenti per la lotta presente e futura.
Nei prossimi giorni, forniremo maggiori informazioni sulle singole date.
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