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La “zona gialla” è scomparsa. Per non parlare della zona bianca, il
cui esperimento è durato solo pochi giorni, in terra sarda. La
rieducazione continua, quindi, imperterrita, senza soluzione di
continuità. Il carattere “punitivo” delle decisioni prese è oramai
acclarato. Poco prima della stagione estiva questo desolante quadro è
indicativo.
Ci dà già un’idea di cosa ci aspetterà nei mesi avvenire.
Il problema, in verità, è che un eventuale ritorno a zone dalle tinte
più tenui, dalle sfumature più dolci, rappresenterà per la maggioranza
un traguardo. Si sentiranno liberi con il coprifuoco allungato di un’ora
o con l’aperitivo in maschera.
Saranno pervasi di felicità nei ristoranti, la sera, magari con il
volto coperto a 40 gradi per andare in toilette. Quando l’autunno
busserà alle porte, poi, saranno un po’ malinconici, ma “sicuri”,
rinchiudendosi di nuovo in attesa di essere slegati per gentile
concessione dell’autorità, ripiombando a piè pari nella nuova normalità.
Il meccanismo a “zone colorate” è proprio questo: convincere
l’individuo che sarà premiato a seconda dei suoi comportamenti. Fargli
desiderare il “colore”. Portarlo a considerarsi libero in libertà
vigilata.
Farlo sentire sollevato, gratificato, per un cambio
cromatico della sua regione. Cambiare prospettiva è dunque essenziale.
La salute non c’entra nulla con tutto ciò. Smontare e riassemblare pezzo
per pezzo l’uomo attraverso la rimodulazione della sua esistenza e
delle sue abitudini:questo è il cuore della questione. Siamo in un
grande gioco dell’oca, dove torniamo sempre al punto di partenza. In
“palio”, però, ci sono le nostre vite, i nostri progetti, il nostro
futuro, quello dei nostri figli. Non dimentichiamolo mai.
Pensateci quando farete le vostre vacanze in “sicurezza”.
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