È pericoloso brandire l’europeismo per la riedizione della “conventio ad excludendum”, non è anti-europeista chi è fuori dal coro dell’europeismo mainstream.
Costruiamo il Conte Ter. In alternativa, l’unica, le elezioni sarebbero il male minore. Giuseppe Conte non è Che Guevara. Ma è condizione per strutturare e qualificare l’alleanza tra M5S-Pd-LeU: obiettivo politico di fase storica. Il punto politico ai fini della rinascita, riveduta e corretta, del Governo Conte non è la riammissione dell’ “inaffidabile” Italia Viva per allargare la maggioranza M5S-Pd-LeU, assoluta alla Camera e relativa al Senato. Il punto politico, al quale lavora con saggezza e passione il Presidente Fico, è il programma di legislatura. Proviamo a riflettere sul suo principio fondativo, indicato da larga parte della maggioranza da costruire, come tratto distintivo, fonte di legittimazione politica ultima, esclusiva ed escludente, del governo da ricomporre: l’europeismo. È una scelta necessitata oppure strumentale? Se fosse strumentale, è una scelta lungimirante? Certo, è una scelta comprensibile per +Europa, Azione e Italia Viva, intente a realizzare un “Governo Ursula”, presieduto da Draghi o da una figura istituzionale trendy, così da normalizzare o dividere il M5S e riportare il Pd a servizio degli interessi più forti.