venerdì 25 dicembre 2020

KLAUS SCHWAB E IL SUO GRANDE RESET FASCISTA: UNA PANORAMICA

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KLAUS SCHWAB E IL SUO GRANDE RESET FASCISTA: UNA PANORAMICA

Riportiamo di seguito la traduzione dell’articolo “KLAUS SCHWAB AND HIS GREAT FASCIST RESET – AN OVERVIEW”, di Paul Cudenec, pubblicato sul blog Wrong Kind of Green (traduzione per Byoblu a cura di Dario Savastano).

Da dove arriva Klaus Schwab

Klaus Schwab, nato a Ravensburg nel 1938, è figlio della Germania di Adolf Hitler, un regime da stato di polizia costruito sulla paura e sulla violenza, sul lavaggio del cervello e sul controllo, sulla propaganda e sulla menzogna, sull’industrialismo e l’eugenetica, sulla disumanizzazione e la “disinfezione”, su una visione agghiacciante e grandiosa di un “nuovo ordine” che sarebbe durato mille anni.

Schwab sembra aver dedicato la sua vita a reinventare quell’incubo e a cercare di trasformarlo in una realtà non solo per la Germania ma per il mondo intero.
Peggio ancora, come confermano più volte le sue stesse parole, la sua visione tecnocratica fascista è anche una perversa visione transumanista, che fonderà gli esseri umani con le macchine in “curiosi mix tra vita digitale e analogica”, che infetteranno il nostro corpo con la “polvere intelligente” (Smart Dust) e in cui la polizia sarà apparentemente in grado di leggere il nostro cervello.

E, come vedremo, lui e i suoi complici stanno usando la crisi del Covid-19 per aggirare le responsabilità democratiche, per scavalcare l’opposizione, per accelerare la loro agenda e per imporla al resto dell’umanità contro la nostra volontà in quello che lui definisce un “Grande Reset“.

La governance globale: il sogno di Schwab

Schwab non è, ovviamente, un nazista in senso classico, non essendo né nazionalista né antisemita, come testimonia il premio Dan David da un milione di dollari che gli è stato assegnato da Israele nel 2004.
Ma il fascismo del XXI secolo ha trovato diverse forme politiche attraverso le quali continuare il suo progetto cardine di rimodellare l’umanità per adattarla al capitalismo attraverso mezzi palesemente autoritari.

Questo nuovo fascismo viene oggi portato avanti sotto le spoglie della governance globale, della biosicurezza, della “Nuova Normalità“, del “New Deal for Nature” e della “Quarta Rivoluzione Industriale”.

Schwab, il fondatore ottantenne e presidente esecutivo del World Economic Forum, siede al centro di questa matrix come un ragno su di una enorme ragnatela.

Le origini del Grande Reset

L’originario progetto fascista, in Italia e in Germania, si basava su una fusione tra Stato e imprese.Mentre il comunismo prevede l’acquisizione di imprese e industrie da parte del governo, che (in teoria!) agisce nell’interesse del popolo, il fascismo si basava sull’uso dello Stato per proteggere e far progredire gli interessi delle élite benestanti.

Schwab ha proseguito su questa strada in un contesto denazificato del secondo dopoguerra, quando nel 1971 ha fondato l’European Management Forum, che si riuniva ogni anno a Davos, in Svizzera.
Qui egli promuoveva la sua ideologia del capitalismo degli stakeholder, in cui le imprese venivano portate a una più stretta collaborazione con il governo.

Il “capitalismo degli stakeholder” è descritto dalla rivista economica Forbes come “l’idea di un’azienda si concentra sul soddisfare le esigenze di tutti i suoi stakeholder: clienti, dipendenti, partner, comunità e società nel suo complesso”.

Anche nel contesto di un particolare business, si tratta sempre di un’etichetta vuota. Come osserva l’articolo di Forbes, in realtà significa solo che “le aziende possono continuare a versare denaro privatamente ai loro azionisti e dirigenti, mantenendo un volto pubblico di spiccata sensibilità sociale e di altruismo esemplare”.
Ma in un contesto sociale generale, il concetto di stakeholder è ancora più nefasto, poiché scarta ogni idea di democrazia, di dominio del popolo, a favore del dominio degli interessi delle imprese.

La società non è più considerata come una comunità vivente, ma come un’impresa, la cui redditività è l’unico scopo valido dell’attività umana.

Lo Stato azienda secondo Schwab

Schwab ha esposto questo programma già nel 1971, nel suo libro Moderne Unternehmensführung im Maschinenbau (Gestione aziendale moderna nel settore dell’ingegneria meccanica), dove con l’uso del termine “stakeholder” (die Interessenten) ha sostanzialmente ridefinito gli esseri umani non come cittadini, individui liberi o membri di una comunità, ma come partecipanti secondari di un’enorme impresa commerciale.

Lo scopo della vita di ogni persona era “raggiungere la crescita e la prosperità a lungo termine” per questa impresa – in altre parole, proteggere e aumentare la ricchezza dell’élite capitalista.

Tutto ciò è diventato ancora più chiaro nel 1987, quando Schwab ha ribattezzato il suo European Management Forum come “World Economic Forum“.

La nascita del World Economic Forum

Il WEF definisce sé stesso sul proprio sito web come “la piattaforma globale per la cooperazione tra pubblico e privato”, con ammiratori che descrivono come esso crei “partnership tra uomini d’affari, politici, intellettuali e altri leader della società per ‘definire, discutere e far progredire le questioni chiave dell’agenda globale'”.

Le “partnership” che il WEF crea sono volte a sostituire la democrazia con una leadership globale di individui prescelti e non eletti il cui dovere non è quello di servire il pubblico bene, bensì quello di imporre la regola dell’1% con la minor interferenza possibile da parte del resto della popolazione.

Nei libri che Schwab scrive per il consumo pubblico, si esprime con i cliché a due facce della rotazione aziendale e dell’ambientalismo di facciata.

Gli stessi termini vuoti vengono riempiti di volta in volta. In Shaping the Future of the Fourth Industrial Revolution: A Guide to Building a Better World (Modellare in Futuro della Quarta Rivoluzione Industriale: Una Guida per Costruire un Mondo Migliore), Schwab parla di “inclusione degli stakeholder e distribuzione dei benefici” e di “partenariati sostenibili e inclusivi” che ci condurranno tutti verso un “futuro inclusivo, sostenibile e prospero”!(1)

Dietro al WEF solo profitto e sfruttamento

Dietro questa millanteria, la vera motivazione che guida il suo “capitalismo degli stakeholder”, che egli ha promosso incessantemente alla conferenza di Davos del WEF del 2020, è il profitto e lo sfruttamento.

Ad esempio, nel suo libro “La quarta rivoluzione industriale” del 2016, Schwab scrive di una “uberizzazione” del lavoro e dei vantaggi che ne deriverebbero per le imprese, in particolare per le start-up in rapida crescita nell’economia digitale: “Poiché le piattaforme human cloud classificano i lavoratori come lavoratori autonomi, esse sono (per il momento) libere dall’obbligo di pagare il salario minimo, le tasse del datore di lavoro e le prestazioni sociali”. (2)

La stessa insensibilità capitalista traspare dal suo atteggiamento verso le persone che si avvicinano alla fine della loro vita lavorativa e che hanno bisogno di un meritato riposo:

Invecchiare è una sfida economica perché se non si aumenta drasticamente l’età pensionabile in modo che i membri più anziani della società possano continuare a contribuire alla forza lavoro (un imperativo economico che ha molti benefici economici), la popolazione in età lavorativa diminuisce simultaneamente all’aumento della percentuale di anziani non autonomi. (3)

L’essenza della Quarta Rivoluzione Industriale

Tutto in questo mondo è ridotto alle sfide economiche, agli imperativi economici e ai benefici economici per la classe capitalista dominante.
Il mito del progresso è stato a lungo utilizzato dall’1% per convincere la gente ad accettare le tecnologie progettate per sfruttarci e controllarci e Schwab gioca su questo quando dichiara che “la Quarta Rivoluzione Industriale rappresenta una significativa fonte di speranza per continuare la scalata nello sviluppo umano che ha portato a un drammatico aumento della qualità della vita per miliardi di persone dal 1800”. (4)

Con entusiasmo afferma:

Anche se può non apparire di grande importanza per chi di noi vive quotidianamente una serie di piccole ma significative modifiche alla vita, ciò non è un cambiamento di poco conto: la Quarta Rivoluzione Industriale è un nuovo capitolo dello sviluppo umano, alla pari con la prima, la seconda e la terza Rivoluzione Industriale, ed è ancora una volta guidata dalla crescente disponibilità e di un insieme di straordinarie tecnologie che interagiscono tra loro. (5)

Tuttavia, egli sa bene che la tecnologia non è ideologicamente neutrale, come alcuni amano sostenere. Le tecnologie e le società si modellano a vicenda, dice:

Dopo tutto, le tecnologie sono legate al modo in cui conosciamo le cose, al modo in cui prendiamo le decisioni e al modo in cui pensiamo a noi stessi e agli altri. Sono collegate alle nostre identità, alle nostre visioni del mondo e ai nostri possibili futuri.

Dalle tecnologie nucleari alla corsa allo spazio, agli smartphone, ai social media, alle auto, alla medicina e alle infrastrutture, il significato delle tecnologie le rende politiche. Anche il concetto di nazione ‘sviluppata’ si basa implicitamente sull’adozione delle tecnologie e su ciò che esse significano per noi, economicamente e socialmente. (6)

Sostituire i lavoratori umani ritenuti inutili

La tecnologia, per i capitalisti che la sostengono, non ha mai una finalità sociale, bensì puramente di profitto, e Schwab afferma chiaramente che lo stesso vale per la sua Quarta Rivoluzione Industriale.

Entusiasticamente scrive: “Le tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale sono veramente dirompenti, stravolgono i modi esistenti di percepire, calcolare, organizzare, agire e consegnare. Rappresentano modi completamente nuovi di creare valore per le organizzazioni e i cittadini”. (7)

Qualora il significato di “creare valore” non fosse chiaro, egli fornisce alcuni esempi: “I droni rappresentano un nuovo tipo di lavoratore dipendente che lavora tra di noi e che esegue mansioni che un tempo coinvolgevano persone reali” (8) e “l’uso di algoritmi sempre più sofisticati sta rapidamente estendendo la produttività dei dipendenti, ad esempio, nell’uso dei chat bot per aumentare (e, sempre di più, sostituire) il supporto della ‘live chat’ per le interazioni con i clienti”. (9)

Tagliare i costi per incrementare i profitti

Schwab entra nel dettaglio delle meraviglie in grado di tagliare i costi e di incrementare i profitti nel suo mondo nuovo de “La Quarta Rivoluzione Industriale”.

Spiega:

Prima di quanto molti si aspettino, il lavoro di svariati professionisti come avvocati, analisti finanziari, medici, giornalisti, contabili, assicuratori o bibliotecari potrà essere parzialmente o completamente automatizzato…
La tecnologia sta progredendo così velocemente che Kristian Hammond, co-fondatore di Narrative Science, una società specializzata nella generazione automatica della narrativa, prevede che entro la metà degli anni venti di questo secolo, il 90% delle notizie potrebbe essere generato da un algoritmo, gran parte di esse senza alcun tipo di intervento umano (a parte la progettazione dell’algoritmo, ovviamente). (10)

È questo imperativo economico che alimenta l’entusiasmo di Schwab per “una rivoluzione che sta cambiando radicalmente il nostro modo di vivere, lavorare e relazionarci”. (11)

Schwab, descrivendo le meraviglie della Quarta Rivoluzione Industriale, insiste sul fatto che essa sia “diversa da qualsiasi altra cosa che l’umanità abbia mai sperimentato prima d’ora”. (12)

Tutto connesso e tutto controllabile

E si scatena: “Considerate le possibilità illimitate di avere miliardi di persone collegate a dispositivi mobili, dando così origine a una potenza di elaborazione, capacità di memorizzazione e accesso alla conoscenza senza precedenti.

Oppure pensate alla sbalorditiva confluenza di scoperte tecnologiche che stanno emergendo, che coprono campi molto ampi come l’intelligenza artificiale (IA), la robotica, l’internet delle cose (IoT), i veicoli autonomi, la stampa 3D, la nanotecnologia, la biotecnologia, la scienza dei materiali, l’immagazzinamento dell’energia e il calcolo quantistico, per citarne solo alcuni. Molte di queste innovazioni sono agli albori, ma stanno già raggiungendo un punto di inflessione nel loro sviluppo, poiché incrementano e si amplificano l’un l’altra in una fusione di tecnologie tra il mondo fisico, digitale e biologico”. (13)

Si augura inoltre un incremento dell’istruzione online, che preveda “l’uso della realtà virtuale e della realtà aumentata” per “migliorare drasticamente i risultati educativi” (14), sensori “installati in case, vestiti e accessori, città, trasporti e reti energetiche” (15) e città smart, con le loro importanti “piattaforme di dati”. (16)

“Tutto sarà smart e connesso a internet”, dice Schwab, e ciò si estenderà anche agli animali, poiché “i sensori collegati al bestiame possono comunicare tra loro attraverso una rete di telefonia mobile”. (17)
Adora l’idea di ” fabbriche di cellule intelligenti” che potrebbero consentire ” la generazione accelerata di vaccini” (18) e ” tecnologie dei big-data“. (19)

Massima fiducia agli algoritmi

Queste, ci assicura, “offriranno modi nuovi e innovativi per servire i cittadini e i clienti” (20) e dovremo smettere di opporci alle imprese che traggono profitto dallo sfruttamento e dalla vendita di informazioni su ogni aspetto della nostra vita personale.

“Stabilire la fiducia nei dati e negli algoritmi utilizzati per prendere decisioni sarà fondamentale”, insiste Schwab. “Le preoccupazioni dei cittadini in merito alla privacy e all’accertamento della responsabilità nelle strutture aziendali e legali richiederanno degli aggiustamenti di pensiero”. (21)

In fin dei conti è chiaro che tutta questa esaltazione tecnologica ruota esclusivamente intorno al profitto, o “valore” come Schwab preferisce definirlo nella sua neolingua aziendale del 21° secolo.
Così la tecnologia blockchain sarà fantastica e provocherà “un’esplosione di beni commerciabili, dato che tutti i tipi di scambio di valore possono essere ospitati sulla blockchain”. (22)

L’uso della tecnologia da libro mastro distribuito, aggiunge Schwab, “potrebbe costituire la forza trainante di massicci flussi di valore in prodotti e servizi digitali, fornendo identità digitali sicure che possono rendere i nuovi mercati accessibili a chiunque sia connesso a internet”. (23)

In generale, l’interesse della Quarta Rivoluzione Industriale per l’élite imprenditoriale dominante consiste nel fatto che essa “creerà fonti di valore completamente nuove” (24) e “darà vita a ecosistemi di creazione di valore impossibili da immaginare con una mentalità bloccata nella terza Rivoluzione Industriale”. (25)

Le tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale, sviluppate attraverso il 5G, rappresentano una minaccia senza precedenti per la nostra libertà, come ammette Schwab: “Gli strumenti della quarta rivoluzione industriale permettono nuove forme di sorveglianza e altri mezzi di controllo che vanno contro le società sane e aperte”. (26)

Ma questo non gli impedisce di presentarle sotto una luce positiva, come quando dichiara che “la criminalità pubblica rischia di diminuire grazie alla convergenza di sensori, telecamere, IA e software di riconoscimento facciale”. (27)

Nuove tecnologie al servizio dell’élite

Egli descrive con una certa soddisfazione come queste tecnologie “possono invadere lo spazio finora privato della nostra mente, leggendo i nostri pensieri e influenzando il nostro comportamento”. (28)

Schwab prevede che

man mano che le capacità in questo settore miglioreranno, aumenterà la tentazione per le forze dell’ordine e i tribunali di utilizzare tecniche per determinare la probabilità di attività criminali, valutare la colpevolezza o anche eventualmente recuperare i ricordi direttamente dal cervello delle persone. Persino l’attraversamento di un confine nazionale potrebbe un giorno comportare una dettagliata scansione del cervello per valutare il rischio per la sicurezza di un individuo. (29)

Ci sono momenti in cui il capo del WEF si lascia trasportare dalla passione per un futuro fantascientifico in cui “i viaggi umani nello spazio a lunga distanza e la fusione nucleare saranno all’ordine del giorno” (30) e in cui “il prossimo modello di business di tendenza” potrebbe implicare che qualcuno “scambi l’accesso ai suoi pensieri per la possibilità di risparmiare tempo e di scrivere un post sui social media solo con il pensiero”. (31)

Parlare di “turismo spaziale” sotto il titolo “La Quarta Rivoluzione Industriale e l’ultima frontiera” (32) è quasi divertente, così come la suggestione che “un mondo pieno di droni offre un mondo pieno di possibilità”. (33)

Il transumanesimo come nuova religione

Ma quanto più il lettore avanza nel mondo rappresentato nei libri di Schwab, tanto meno esso appare come una cosa da ridere.
La verità è che questa figura altamente influente, al centro del nuovo ordine globale in via di costituzione, è un vero e proprio transumanista che sogna la fine di una vita umana e di una comunità naturale e sana.Schwab ripete questo messaggio più e più volte, come per essere sicuro di averci debitamente avvertiti.

“Le strabilianti innovazioni scatenate dalla quarta rivoluzione industriale, dalla biotecnologia all’IA, stanno ridefinendo ciò che significa essere umani” (34), scrive.

“Il futuro metterà alla prova la nostra concezione di ciò che significa essere umani, sia dal punto di vista biologico che sociale”. (35)

“Già oggi i progressi delle neurotecnologie e delle biotecnologie ci costringono a chiederci cosa significhi essere umani”. (36)

I dispositivi tecnologici diventeranno un’estensione del corpo umano

Lo spiega più dettagliatamente in Shaping the Future of the Fourth Industrial Revolution:

Le tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale non si fermeranno a diventare parte del mondo fisico che ci circonda, ma diventeranno parte di noi. Infatti, alcuni di noi sentono già che i nostri smartphone sono diventati un’estensione di noi stessi. I dispositivi esterni di oggi (dai computer indossabili alle cuffie di realtà virtuale) diventeranno quasi certamente impiantabili nel nostro corpo e nel nostro cervello.

Gli esoscheletri e le protesi aumenteranno la nostra potenza fisica, mentre i progressi della neurotecnologia miglioreranno le nostre capacità cognitive. Diventeremo più capaci di manipolare i nostri stessi geni e quelli dei nostri figli. Questi sviluppi sollevano profondi interrogativi: Dove tracciamo il confine tra l’uomo e la macchina? Cosa significa essere umani? (37)

Un’intera sezione di questo libro è dedicata al tema “Alterare l’Essere Umano” in cui egli sbava sulla “capacità delle nuove tecnologie di diventare letteralmente parte di noi” e invoca un futuro di cyborg implicante “curiosi mix di vita digitale e analogica che ridefiniranno la nostra stessa natura”. (38)

Egli scrive che “queste tecnologie opereranno all’interno della nostra biologia e cambieranno il modo in cui ci interfacciamo con il mondo. Esse sono in grado di superare i confini del corpo e della mente, di migliorare le nostre capacità fisiche e persino di avere un impatto duraturo sulla vita stessa”. (39)

Il sogno di Schwab dei microchip sottopelle

Nessuna violazione sembra spingersi troppo in là per Schwab, che sogna “microchip attivi impiantabili che rompono la barriera cutanea del nostro corpo”, “tatuaggi intelligenti”, “calcolo biologico” e “organismi progettati su misura”. (40)

È lieto di riferire che “i sensori, gli interruttori di memoria e i circuiti possono essere codificati nei comuni batteri dell’intestino umano”, (41) che “la Smart Dust, una varietà di computer completi con antenne, ciascuno molto più piccolo di un granello di sabbia, possono ora organizzarsi all’interno del corpo” e che “i dispositivi impiantati contribuiranno probabilmente anche a comunicare pensieri normalmente espressi verbalmente attraverso uno smartphone ‘incorporato’, così come pensieri o stati d’animo potenzialmente inespressi, attraverso la lettura di onde cerebrali e altri segnali”. (42)

La “biologia sintetica” è all’orizzonte nel mondo della Quarta Rivoluzione Industrale di Schwab e darà ai governanti capitalisti tecnocratici del mondo “la possibilità di personalizzare gli organismi scrivendo il DNA”. (43)

L’idea di neurotecnologie, in cui gli esseri umani avranno ricordi completamente artificiali impiantati nel cervello, è sufficiente per far venire il voltastomaco ad alcuni di noi, così come “la prospettiva di collegare il nostro cervello alla realtà virtuale attraverso modem corticali, impianti o nanobot”. (44)

È di poco conforto sapere che questo è tutto (naturalmente!) nell’interesse del profitto capitalistico, poiché “preannuncia nuove industrie e sistemi per la creazione di valore” e “rappresenta un’opportunità per creare sistemi di valore completamente nuovi nella Quarta Rivoluzione Industriale”. (45)

E che dire della “biostampa di tessuti organici” (46) o del suggerimento che “gli animali potrebbero essere potenzialmente ingegnerizzati per produrre farmaci e altre forme di trattamento”? (47)

Qualcuno vuole sollevare obiezioni di carattere etico?

La megalomania di Schwab si allarga anche al mondo animale

Tutto ciò è evidentemente positivo per Schwab, che è felice di annunciare che

il giorno in cui le mucche saranno progettate per produrre nel loro (sic) latte un elemento per la coagulazione del sangue, di cui gli emofiliaci difettano, non è lontano. I ricercatori hanno già iniziato a progettare i genomi dei maiali con l’obiettivo di sviluppare organi adatti al trapianto umano. (48)

E il tutto diventa ancora più inquietante: sin dal sinistro programma di eugenetica della Germania nazista in cui nacque Schwab, questa scienza è stata considerata inaccettabile dalla società umana, ma ora, però, evidentemente, egli sente che l’eugenetica meriti una rivalutazione, quando annuncia, in merito all’editing genetico che

il fatto che ora sia molto più facile manipolare con precisione il genoma umano all’interno di embrioni vitali, comporta la possibilità che in futuro vedremo l’avvento di bambini frutto di design che possiedono particolari caratteristiche o che sono resistenti a una specifica malattia. (49)

Nel famigerato trattato transumanista del 2002 I, Cyborg, Kevin Warwick prevede che

gli esseri umani saranno in grado di evolversi sfruttando la super-intelligenza e le abilità aggiuntive offerte dalle macchine del futuro, unendosi ad esse. Tutto ciò indica verso lo sviluppo di una nuova specie umana, conosciuta nel mondo della fantascienza come “cyborg”. Questo non significa che tutti debbano diventare cyborg.

Se siete soddisfatti del vostro stato di esseri umani, allora così sia, potete rimanere come siete. Ma attenzione: proprio come noi umani ci siamo separati dai nostri cugini scimpanzé anni fa, così i cyborg si separeranno dagli umani. Coloro che rimangono umani probabilmente diventeranno una sottospecie. Saranno, in effetti, gli scimpanzé del futuro. (50)

Un’élite artificiale transumana

Schwab sembra accennare allo stesso futuro di un’élite artificiale transumana “superiore” e potenziata che si separa dalla marmaglia nata in modo naturale, in questo passaggio particolarmente maledetto del “La Quarta Rivoluzione Industriale scrive che “siamo alle soglie di un radicale cambiamento sistemico che richiede agli esseri umani di adattarsi continuamente.

Di conseguenza, potremmo assistere a un crescente grado di polarizzazione nel mondo, segnato da coloro che abbracciano il cambiamento da una parte, contro coloro che vi si oppongono dall’altra.

“Questo darà origine a una disuguaglianza che va oltre quella sociale descritta in precedenza. Questa disuguaglianza ontologica separerà chi si adatta da chi resiste, i vincenti dai perdenti materiali in tutti i sensi delle parole. I vincenti potrebbero anche beneficiare di una qualche forma di miglioramento umano radicale generato da alcuni segmenti della quarta rivoluzione industriale (come l’ingegneria genetica) di cui i perdenti saranno privati. Questo rischia di creare conflitti di classe e altri scontri, totalmente diversi da quelli visti prima d’ora”. (51)

Schwab aveva già parlato di una “grande trasformazione” nel 2016 (52) ed è chiaramente determinato a fare tutto ciò che è in suo potere per realizzare il suo mondo artificiale transumanista di ispirazione eugenetica, della sorveglianza, del controllo e del profitto esponenziale.

Tuttavia, come rivela il suo riferimento ai “conflitti di classe” di cui sopra, è chiaramente preoccupato dalla possibilità di “resistenza sociale” (53) e da come procedere “se le tecnologie riceveranno una grande resistenza da parte del pubblico”. (54)

Gli incontri annuali del WEF di Schwab a Davos sono stati a lungo accolti da proteste anticapitaliste e, nonostante l’attuale paralisi della sinistra radicale, egli è ben consapevole della possibilità di una rinnovata e forse più ampia opposizione al suo progetto, con il rischio di “risentimento, paura e contraccolpi politici”. (55)

Nel suo libro più recente fornisce un contesto storico, sottolineando che “l’antiglobalismo è stato forte nel periodo precedente al 1914 e fino al 1918, poi è diminuito durante gli anni Venti, ma si è riacceso negli anni Trenta in seguito alla Grande Depressione”. (56)

Egli osserva che all’inizio degli anni 2000 “il contraccolpo politico e sociale contro la globalizzazione si è rafforzato senza sosta”, (57) afferma che negli ultimi due anni il ” malcontento sociale” si è diffuso in tutto il mondo, citando i Gilet Gialli in Francia tra i vari movimenti, e invoca lo “scenario cupo” che “potrebbe verificarsi di nuovo”. (58)

Dunque come può un onesto tecnocrate realizzare il suo futuro ideale per il mondo senza il consenso dell’opinione pubblica mondiale? Come possono Schwab e i suoi amici miliardari imporre la società da loro auspicata al resto del mondo?

Creare una narrazione unica

Una soluzione è attraverso un’incessante propaganda e lavaggio del cervello che i mass media e il mondo accademico di proprietà dell’1% dell’élite (ciò che a loro piace chiamare “una narrazione”).

Per Schwab, la riluttanza della maggioranza dell’umanità a salire a bordo del treno verso la quarta rivoluzione industriale rispecchia la tragica circostanza che “al mondo manca una narrazione coerente, positiva e comune che delinei le opportunità e le sfide della quarta rivoluzione industriale, una narrazione che è essenziale se vogliamo dare forza a un insieme diversificato di individui e comunità ed evitare un contraccolpo popolare contro i cambiamenti radicali in corso”. (59)

E aggiunge che “è quindi fondamentale investire attenzione ed energia nella cooperazione multilaterale al di là dei confini accademici, sociali, politici, nazionali e industriali. Queste interazioni e collaborazioni sono necessarie per creare narrazioni positive, comuni e piene di speranza, che consentano a individui e gruppi di tutte le parti del mondo di partecipare alle trasformazioni in corso e di trarne vantaggio”. (60)

Internet: l’arma che vuole utilizzare il tecno-imperialismo globale

Una di queste “narrazioni” occulta le ragioni per cui la tecnologia della quarta rivoluzione industriale deve essere installata ovunque nel mondo il più presto possibile.
Schwab è frustrato dal fatto che “più della metà della popolazione mondiale (circa 3,9 miliardi di persone) non possa ancora accedere a Internet”, (61) con l’85% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo che rimane offline e quindi irraggiungibile, differentemente dal 22% del mondo sviluppato.

L’obiettivo reale della Quarta Rivoluzione Industriale è quello di sfruttare queste popolazioni a scopo di lucro attraverso il tecno-imperialismo globale, ma ovviamente questo non può essere dichiarato nella “narrazione” propagandistica necessaria per vendere il piano.

La loro missione deve invece essere presentata, come fa lo stesso Schwab, come un tentativo di “sviluppare tecnologie e sistemi che servano a distribuire valori economici e sociali come il reddito, le opportunità e la libertà a tutti i portatori di interesse”. (62)

Si atteggia devotamente a guardiano dei valori liberali illuminati, dichiarando che pensare in modo inclusivo va oltre il pensare alla povertà o alle comunità emarginate semplicemente come un’aberrazione, ma a qualcosa che possiamo risolvere.

Ci costringe a realizzare che “i nostri privilegi si trovano sullo stesso piano della loro sofferenza” e va al di là del reddito e dei diritti, anche se questi rimangono importanti. Attraverso l’inclusione degli stakeholder e la distribuzione dei benefici si ampliano le libertà per tutti”. (63)

La stessa tecnica, di una finta “narrazione” progettata per ingannare i cittadini benpensanti a sostenere uno schema capitalista imperialista, è stata ampiamente utilizzata per quanto riguarda il cambiamento climatico.

Il ruolo di Greta Thunberg

Schwab è chiaramente un grande fan di Greta Thunberg, la quale non aveva nemmeno fatto in tempo ad alzarsi dal marciapiede dopo la sua protesta a Stoccolma, che è stata subito spedita a Davos per parlare al WEF.

È altresì un sostenitore della proposta di un globale New Deal for Nature, in particolare attraverso il programma Voice for the Planet, che è stato lanciato al WEF di Davos nel 2019 dai Global Shapers, un’organizzazione giovanile creata da Schwab nel 2011 e giustamente descritta dal giornalista investigativo Cory Morningstar come “una grottesca esibizione di abuso aziendale mascherata come qualcosa di positivo”.

Nel suo libro del 2020, Schwab illustra il modo in cui il finto “attivismo giovanile” viene utilizzato per promuovere i suoi personali obiettivi capitalistici.

Scrive, in un passaggio estremamente franco che “l’attivismo giovanile sta aumentando in tutto il mondo, essendo stato rivoluzionato dai social media che aumentano la mobilitazione in una misura che prima sarebbe stata impossibile.

Esso assume molte forme diverse, dalla partecipazione politica non istituzionalizzata alle manifestazioni e alle proteste, e affronta questioni diverse come il cambiamento climatico, le riforme economiche, l’uguaglianza di genere e i diritti LGBTQ. La giovane generazione è saldamente all’avanguardia del cambiamento sociale. Non c’è dubbio essa che sarà il catalizzatore del cambiamento e la leva per un momento cruciale per il Grande Reset”. (64)

In realtà, ovviamente, il futuro ultra-industriale proposto da Schwab sarà tutt’altro che verde. Non è la natura che gli interessa, ma il “capitale naturale” e “l’incentivazione degli investimenti nei mercati della frontiera verde e sociale”. (65)

Cambiamento climatico: un’opportunità di business

Inquinamento equivale a profitto e la crisi ambientale è solo un’altra opportunità di business, come spiega in dettaglio ne “La Quarta Rivoluzione Industriale”:

in questo nuovo rivoluzionario sistema industriale, l’anidride carbonica si trasformerà da inquinante ad effetto serra in un bene, e l’economia della cattura e dello stoccaggio del carbonio passerà dall’essere un costo, così come i pozzi di assorbimento dell’inquinamento, a diventare proficuo per la raccolta e l’utilizzo di carbonio e per la produzione.

Ancora più importante: ciò aiuterà le aziende, i governi e i cittadini a diventare più consapevoli e impegnati in strategie per rigenerare attivamente il capitale naturale, permettendo usi intelligenti e rigenerativi del capitale naturale per guidare la produzione e il consumo sostenibili e dare spazio alla biodiversità per la ripresa in aree compromesse”. (66)

Le “soluzioni” di Schwab per i danni strazianti inflitti al nostro mondo naturale dal capitalismo industriale consistono nello stesso veleno, se non peggio.

La geoingegneria è uno dei suoi cavalli di battaglia: “le proposte includono l’installazione di specchi giganti nella stratosfera per deviare i raggi del sole, la semina chimica dell’atmosfera per aumentare le precipitazioni e il dispiegamento di grandi macchine per rimuovere l’anidride carbonica dall’aria”. (67)

E poi aggiunge: “attualmente si stanno immaginando nuovi approcci attraverso la combinazione di tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale, come le nanoparticelle e altri materiali avanzati”. (68)

Come tutte le imprese e le ONG pro-capitaliste che sostengono il messo in pericolo New Deal for Nature, Schwab è completamente e profondamente “non-green”.

Per lui, la “possibilità ultima” di un’energia “pulita” e “sostenibile” comprende la fusione nucleare. (69) Egli attende con ansia il giorno in cui i satelliti “copriranno tutto il pianeta con percorsi di comunicazione che potrebbero aiutare a collegare gli oltre 4 miliardi di persone ancora prive di accesso online”. (70)

Schwab vuole avvalersi degli OGM

Schwab inoltre si rammarica molto di tutta quella burocrazia che impedisce l’avanzamento senza ostacoli degli alimenti geneticamente modificati, avvertendo che “la sicurezza alimentare globale sarà raggiunta, tuttavia, solo se le norme sugli alimenti geneticamente modificati saranno adattate per dimostrare che la modificazione genetica offre un metodo preciso, efficiente e sicuro per migliorare le colture”. (71)

Il nuovo ordine previsto da Schwab abbraccerà il mondo intero e quindi è necessaria una governance globale per imporlo, come egli afferma ripetutamente.
Il suo futuro preferito “si realizzerà solo attraverso una migliore governance globale” (72) insiste. “È necessaria una qualche forma di governance globale efficace” (73).

Il problema che abbiamo oggi è quello di un possibile “deficit di ordine globale”, (74) afferma, aggiungendo inverosimilmente che l’Organizzazione Mondiale della Sanità “è gravata da risorse limitate e in diminuzione”. (75)
Quello che in realtà sta dicendo è che la sua società del grande reset e della quarta rivoluzione industriale funzionerà solo se imposta simultaneamente in tutto il pianeta, altrimenti “rimarremo paralizzati nei nostri tentativi di affrontare e rispondere alle sfide globali”. (76)

Egli ammette che “in poche parole, la governance globale il nesso di tutte queste altre questioni”. (77)
Questo che ingloba tutto disapprova molto l’idea che una particolare popolazione decida democraticamente di intraprendere un’altra strada. Tali popolazioni “rischierebbero di rimanere isolate dalle norme globali, mettendo queste nazioni a rischio di diventare i ritardatari della nuova economia digitale”, (78) avverte Schwab.

Cancellare identità e strutture familiari

Ogni senso di autonomia e di attaccamento alle radici è considerato una minaccia dal punto di vista imperialista di Schwab e deve essere sradicato con la quarta rivoluzione industriale.

Scrive così:

Gli individui erano soliti identificare la loro vita più da vicino con un luogo, un gruppo etnico, una particolare cultura o anche una lingua. L’avvento del coinvolgimento online e la maggiore esposizione alle idee di altre culture fanno sì che le identità siano ora più fungibili rispetto al passato… Grazie alla combinazione di modelli migratori storici e di connettività a basso costo, si stanno ridefinendo le strutture familiari. (79)

La democrazia vera e propria rientra essenzialmente nella stessa categoria per Schwab. Egli sa che la maggior parte delle persone non accetterà di buon grado i piani per distruggere le loro vite e renderle schiave di un sistema globale di sfruttamento tecno-fascista, quindi la possibilità dare loro voce in capitolo è semplicemente esclusa.

Per questo motivo il concetto di “stakeholder” è stato così importante per il progetto di Schwab. Come già discusso in precedenza, si tratta della negazione della democrazia, con l’accento posto invece sul “raggiungere i gruppi di stakeholder per la costruzione di soluzioni”. (80)

Se il pubblico, le persone, sono incluse in questo processo ciò avviene meramente a livello superficiale. Il programma è già stato pre-ipotizzato e le decisioni sono state già prese dietro le quinte.

Schwab lo ammette efficacemente quando scrive: “dobbiamo ristabilire un dialogo tra tutti gli stakeholder per garantire una comprensione reciproca che costruisca ulteriormente una cultura di fiducia tra le autorità di regolamentazione, le organizzazioni non governative, i professionisti e gli scienziati.

Anche il pubblico deve essere preso in considerazione, perché deve partecipare alla formazione democratica degli sviluppi biotecnologici che riguardano la società, gli individui e le culture”. (81)

Il concetto di leadership di sistema

Quindi “anche” il pubblico deve essere considerato, in un secondo momento. Nemmeno consultato direttamente, solo “considerato”! E il ruolo del popolo, il demos, sarà solo quello di “partecipare” alla “formazione” degli sviluppi biotecnologici. La possibilità che il pubblico respinga di fatto l’idea stessa di sviluppo biotecnologico è stata completamente eliminata grazie ai presupposti volutamente costruiti con la formula degli stakeholder.

Lo stesso messaggio è implicito nel titolo della conclusione di Schwab in “Shaping the Future of the Fourth Industrial Revolution:What You Can Do to Shape the Fourth Industrial Revolution (82) La tecno-tirannia non può essere messa in discussione o fermata, semplicemente “plasmata” (shaped).

Schwab usa il termine “leadership di sistema” per descrivere il modo profondamente antidemocratico in cui l’1% impone la sua agenda a tutti noi, senza darci la possibilità di dire “no”.

Egli scrive che “la leadership dei sistemi consiste nel coltivare una visione condivisa del cambiamento, lavorare insieme a tutti gli stakeholder della società globale e poi agire su di essa per cambiare il modo in cui il sistema offre i suoi benefici e a chi li offre. La leadership di sistema richiede l’azione di tutti gli stakeholder, inclusi gli individui, i dirigenti d’azienda, gli influencer sociali e i decisori politici”. (83)

Egli definisce a questo controllo a tutto spettro dall’alto verso il basso come “la gestione del sistema dell’esistenza umana” (84), sebbene altri potrebbero preferire il termine “totalitarismo“.Uno dei tratti distintivi del fascismo storico in Italia e in Germania era la sua insofferenza per le scomode restrizioni imposte alla classe dirigente (“la Nazione” in linguaggio fascista) dalla democrazia e dal liberalismo politico.

Tutto questo doveva essere spazzato via per consentire una Blitzkrieg di “modernizzazione” accelerata.
Vediamo riaffiorare lo stesso spirito negli appelli di Schwab per una “governance agile” in cui egli sostiene che “il passo dello sviluppo tecnologico e di una serie di caratteristiche delle tecnologie rendono inadeguati i cicli e i processi politici precedenti”. (85)

Le strutture sociali saranno al servizio del capitalismo

Egli scrive che “l’idea di riformare i modelli di governance per far fronte alle nuove tecnologie non è nuova, ma l’urgenza di farlo è di gran lunga maggiore alla luce della potenza delle tecnologie emergenti di oggi… il concetto di governance agile cerca di abbinarsi con l’agilità, la fluidità, la flessibilità e l’adattabilità delle tecnologie stesse e degli attori del settore privato che le adottano”. (86)

L’espressione “riformare i modelli di governance per far fronte alle nuove tecnologie” svela la vera essenza della questione. Come nel fascismo, le strutture sociali devono essere reinventate in modo da soddisfare le esigenze del capitalismo e delle sue tecnologie generatrici di profitto.

Schwab spiega che la sua ” governance agile” comporterebbe la creazione di cosiddetti laboratori di politica:

spazi protetti all’interno del governo con un esplicito mandato di sperimentare nuovi metodi di sviluppo delle politiche utilizzando principi agili che incoraggino la collaborazione tra governi e imprese per creare ‘sandbox di sviluppo’ e ‘banchi di prova sperimentali’ per sviluppare normative che utilizzino approcci iterativi, intersettoriali e flessibili. (87)

Per Schwab, il ruolo dello Stato è quello di far progredire gli obiettivi capitalistici, non di tenerli sotto controllo in alcun modo.

Sebbene egli sia del tutto favorevole al ruolo dello Stato nel consentire l’acquisizione della nostra vita da parte delle imprese, è meno interessato alla sua funzione di regolamentazione, che potrebbe rallentare l’afflusso di profitti nelle mani dei privati, e quindi prevede “lo sviluppo di ecosistemi di regolatori privati, in competizione sui mercati”. (88)

La simulazione della pandemia fittizia

Nel suo libro del 2018, Schwab affronta il problema delle normative moleste e di come “superare questi limiti” nel campo dei dati e della privacy.

Egli propone “accordi di condivisione dei dati tra pubblico e privato che “rompono il vetro in caso di emergenza”. Questi entrerebbero in gioco solo in circostanze di emergenza pre-concordate (come una pandemia) e possono contribuire a ridurre i ritardi e a migliorare il coordinamento dei paramedici, consentendo temporaneamente una condivisione dei dati che in circostanze normali sarebbe illegale”. (89)

Curiosamente, due anni dopo c’è stata effettivamente una “pandemia” e queste “circostanze di emergenza pre-concordate” sono diventate realtà.

Ciò non deve essere stato una sorpresa per Schwab, visto che il suo WEF era tra gli organizzatori della famigerata conferenza “Event 201” dell’ottobre 2019, in cui fu simulata una pandemia di coronavirus fittizia.

Così ha perso poco tempo per far uscire un nuovo libro, “Covid-19: The Great Reset”, realizzato in collaborazione con Thierry Malleret, che gestisce qualcosa chiamato “The Monthly Barometer”, “una succinta analisi predittiva fornita agli investitori privati, ai CEO, ai decisori e agli opinion maker globali”. (90)

Pubblicato nel luglio 2020, il libro si propone di partorire “congetture e idee su come potrebbe e forse dovrebbe apparire il mondo post-pandemico”. (91)

Schwab e Malleret ammettono che il Covid-19 è “una delle pandemie meno mortali che il mondo abbia conosciuto negli ultimi 2000 anni”, aggiungendo che “le conseguenze di COVID-19 in termini di salute e mortalità saranno miti rispetto alle pandemie precedenti”. (92)

E aggiungono che “essa non costituisce una minaccia esistenziale, né uno shock che lascerà la sua impronta sulla popolazione mondiale per decenni”. (93)

Eppure, incredibilmente, questa “lieve” malattia viene presentata contemporaneamente come la scusa per un cambiamento sociale senza precedenti all’insegna del “Grande Reset”!

E sebbene dichiarino esplicitamente che il Covid-19 non costituisce un grande “shock”, gli autori usano ripetutamente lo stesso termine per descrivere l’impatto più ampio della crisi.

Il Covid come strumento per facilitare i cambiamenti

Schwab e Malleret collocano il Covid-19 in una lunga tradizione di eventi che hanno facilitato cambiamenti improvvisi e significativi nelle nostre società.

In particolare evocano la Seconda Guerra Mondiale:

la Seconda Guerra Mondiale è stata la quintessenza della guerra di trasformazione, innescando non solo cambiamenti fondamentali nell’ordine globale e nell’economia globale, ma anche cambiamenti radicali negli atteggiamenti e nelle credenze sociali che alla fine hanno aperto la strada a politiche e disposizioni da contratto sociale radicalmente nuove (come l’ingresso delle donne nella forza lavoro prima di acquisire il diritto di voto).

Ci sono ovviamente differenze fondamentali tra una pandemia e una guerra (che considereremo in modo più dettagliato nelle pagine seguenti), ma l’entità del loro potere di trasformazione è paragonabile. Entrambe hanno il potenziale per essere una crisi trasformativa di proporzioni inimmaginabili in precedenza. (94)

Si aggiungono anche al coro di molti “teorici della complotto” contemporanei nel fare un confronto diretto tra il Covid-19 e l’11 settembre: “questo è quanto è successo dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001: in tutto il mondo, nuove misure di sicurezza come l’impiego diffuso di telecamere, la richiesta di carte d’identità elettroniche e la registrazione dei dipendenti o dei visitatori in entrata e in uscita sono diventate la norma. All’epoca queste misure erano considerate estreme, ma oggi sono utilizzate ovunque e considerate “normali”. (95)

Quando qualsivoglia tiranno dichiara il proprio diritto di governare su un popolo senza tener conto delle sue opinioni, ama giustificare la propria dittatura con la pretesa di avere il diritto morale di farlo perché egli è “illuminato”.

Lo stesso vale per la tirannia alimentata dal Covid del Grande Reset di Schwab, che il libro classifica come “leadership illuminata”, aggiungendo: “Alcuni leader e decisori che erano già in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico potrebbero voler approfittare dello shock inflitto dalla pandemia per attuare cambiamenti ambientali più ampi e duraturi. Essi, in effetti, faranno ‘buon uso’ della pandemia non lasciando che la crisi vada sprecata”. (96)

Niente tornerà come prima

L’élite capitalistica mondiale al potere ha certamente fatto del suo meglio per “approfittare dello shock provocato dal panico”, assicurando tutti noi fin dai primi giorni dell’epidemia che, per qualche imperscrutabile ragione, niente nella nostra vita tornerà come prima.

Schwab e Malleret sono, inevitabilmente, entusiasti dell’uso del termine “nuova normalità, nonostante abbiano ammesso che il virus è stato sempre e solo “blando”.

“È il nostro momento decisivo”, esclamano. “Molte cose cambieranno per sempre”. “Un nuovo mondo emergerà”. “Lo sconvolgimento sociale scatenato da COVID-19 durerà per anni, e forse per generazioni”. “Molti di noi stanno pensando a quando le cose torneranno alla normalità. La risposta immediata è: mai”. (97)

Arrivano persino a proporre una nuova separazione storica tra “l’era pre-pandemica” e “il mondo post-pandemico”. (98)
Scrivono che “cambiamenti radicali di tale conseguenza che alcuni esperti arrivano a riferirsi ad un’era ‘prima del coronavirus’ (A.C.) e ‘dopo il coronavirus’ (D.C.).

Continueremo a rimanere sorpresi sia dalla rapidità che dalla natura inaspettata di questi cambiamenti, poiché essi si fondono l’uno con l’altro, provocando conseguenze di secondo, terzo, quarto ordine e oltre, effetti a cascata ed esiti imprevisti.

Così facendo, daranno forma ad una “nuova normalità” radicalmente diversa da quella che ci lasceremo progressivamente alle spalle. Molte delle nostre convinzioni e delle nostre assunzioni su come il mondo potrebbe o dovrebbe apparire saranno distrutte in questo processo”. (99)

Il Reset ambientale

Già nel 2016, Schwab puntava a “nuovi modi di usare la tecnologia per cambiare il comportamento” (100) e prevedeva che “la portata e l’ampiezza della rivoluzione tecnologica in corso porterà a cambiamenti economici, sociali e culturali di proporzioni così fenomenali da essere quasi impossibili da pronosticare”. (101)

Un modo in cui aveva sperato di far avanzare la sua agenda tecnocratica era, come abbiamo notato, attraverso le false “soluzioni” al cambiamento climatico proposte dai capitalisti falsamente green.

Sotto il titolo “Reset ambientale”, Schwab e Malleret dichiarano: “a prima vista, la pandemia e l’ambiente potrebbero sembrare solo cugini imparentati alla lontana; ma sono molto più vicini e più intrecciati di quanto si pensi”. (102)
Una delle connessioni è che sia la “crisi climatica” che quella del virus sono state usate dal WEF e da loro simili per spingere la loro agenda di governance globale. Come hanno affermato Schwab e il suo coautore, “esse hanno una natura globale e quindi possono essere affrontate in modo adeguato solo in modo coordinato a livello globale”. (103)

Un altro collegamento è il modo in cui “l’economia post-pandemica” e “l’economia verde” (104) comportano ingenti profitti per la gran parte agli stessi settori del grande business.

Il Covid-19 è stata evidentemente una grande notizia per quei capitalisti che speravano di incassare sulla distruzione dell’ambiente, con Schwab e Malleret a dire che “la convinzione che le strategie del Gruppo Esecutivo abbiano beneficiato della pandemia e che abbiano maggiori probabilità di beneficiarne ulteriormente è corroborata da vari sondaggi e rapporti. I primi dati mostrano che nel primo trimestre del 2020 il settore della sostenibilità ha superato quello dei fondi convenzionali”. (105)

Gli squali capitalisti del cosiddetto “settore della sostenibilità” si stanno fregando le mani con gioia alla prospettiva di tutti i soldi che stanno per fare con il Grande Reset fascista di attuato con il pretesto del Covid, in cui lo Stato è reso strumento per finanziare il loro ipocrita affarismo.

Schwab e Malleret notano che “la chiave per gonfiare il capitale privato con nuove fonti di valore economico nature-positive sarà quella di spostare le principali leve politiche e gli incentivi della finanza pubblica nell’ambito di un più ampio reset economico”. (106)

“Un documento politico preparato da Systemiq in collaborazione con il World Economic Forum stima che la costruzione di un’economia nature-positive potrebbe valere più di 10 trilioni di dollari all’anno entro il 2030… Il reset dell’ambiente non dovrebbe essere visto come un costo, ma piuttosto come un investimento che genererà attività economica e opportunità di lavoro”. (107)

Il Covid è stato un incredibile acceleratore di cambiamenti già in atto

Dato l’intreccio tra la crisi climatica e quella del Covid esposto da Schwab, si potrebbe ipotizzare che il piano originario fosse quello di attuare il reset della “nuova normalità” tramite la crisi climatica.

Ma evidentemente, tutta la pubblicità per Greta Thunberg e per il movimento “Extincion Rebellion”, sostenuto dalle grandi imprese, non ha suscitato abbastanza panico nell’opinione pubblica da giustificare tali misure.
Il Covid-19 serve perfettamente ai propositi di Schwab, poiché l’urgenza immediata che presenta permette di accelerare e velocizzare l’intero processo senza controllo.

“Questa differenza cruciale tra i rispettivi orizzonti temporali di una pandemia e quelli del cambiamento climatico e della perdite della natura significa che il rischio di una pandemia richiede un’azione immediata, seguita da un risultato rapido, mentre il cambiamento climatico e la perdite della natura richiedono sì anch’essi un’azione immediata, ma il risultato (o ‘ricompensa futura’, nel gergo degli economisti) seguirà solo con un certo ritardo”. (108)

Per Schwab e i suoi amici, il Covid-19 è il grande acceleratore di tutto ciò che da anni vogliono imporci.
Come affermano lui e Malleret, “la pandemia sta chiaramente esacerbando e accelerando le tendenze geopolitiche che erano già evidenti prima dello scoppio della crisi”. (109)

“La pandemia segnerà una svolta accelerando questa transizione. Essa ha cristallizzato la questione e reso impossibile il ritorno allo status quo pre-pandemico”. (110)

Riescono a malapena a nascondere la loro gioia per la direzione che la società sta prendendo: “la pandemia accelererà ancora di più l’innovazione, catalizzando i cambiamenti tecnologici già in atto ( è paragonabile all’effetto esacerbante che ha avuto su altre questioni globali e nazionali di fondo) e “mettendo il turbo” a qualsiasi business digitale e alla dimensione digitale di qualsiasi business”. (111)

“Con la pandemia, la ‘trasformazione digitale’ di cui tanti analisti si occupano da anni, senza essere esattamente sicuri di cosa significhi, ha trovato il suo catalizzatore. Uno dei principali effetti del confinamento sarà l’espansione e la progressione del mondo digitale in modo decisivo e spesso permanente.

“Nell’aprile del 2020, diversi leader del Big Tech hanno osservato quanto rapidamente e radicalmente le necessità create dalla crisi sanitaria abbiano accelerato l’adozione di una vasta gamma di tecnologie. Nell’arco di un solo mese, è apparso che molte aziende in termini di adozione delle tecnologie siano balzate avanti di diversi anni”. (112)

Il destino sta chiaramente sorridendo a Klaus Schwab, poiché questa crisi del Covid-19 è riuscita a far avanzare, per sua fortuna, praticamente ogni aspetto dell’agenda che egli ha promosso nel corso dei decenni.

E così lui e Malleret riportano con soddisfazione che “la pandemia accelererà l’adozione dell’automazione sul posto di lavoro e l’introduzione di un maggior numero di robot nella nostra vita personale e professionale”. (113)

Lo sviluppo del commercio online

I Lockdown in tutto il mondo hanno, inutile dirlo, fornito un grande impulso finanziario alle aziende che offrono shopping online.

Gli autori raccontano che “i consumatori hanno bisogno di prodotti e, se non possono fare acquisti, inevitabilmente ricorreranno all’acquisto online. Man mano che l’abitudine prende piede, le persone che non avevano mai fatto acquisti online prima d’ora si sentiranno più a loro agio a farli, mentre le persone che prima facevano acquisti online solo parzialmente faranno presumibilmente più affidamento su di essi.

Questo è stato reso evidente durante i lockdown. Negli Stati Uniti, Amazon e Walmart hanno assunto complessivamente 250.000 lavoratori per tenere il passo con l’aumento della domanda e hanno costruito enormi infrastrutture per la fornitura online. Questa crescita accelerata dell’e-commerce significa che i giganti dell’industria del commercio al dettaglio online usciranno probabilmente dalla crisi ancora più forti di quanto non fossero nell’era pre-pandemica”. (114)

E aggiungono: “man mano che sempre più beni e servizi ci vengono forniti attraverso i nostri cellulari e computer, le aziende di settori così diversi come l’e-commerce, le operazioni contactless, i contenuti digitali, i robot e le consegne via drone (per citarne solo alcuni) prospereranno. Non è un caso che aziende come Alibaba, Amazon, Netflix o Zoom siano emerse come ‘vincitrici’ dai lockdown”. (115)

A titolo di corollario, potremmo ipotizzare che non è “per caso” che i governi che sono stati conquistati e controllati dalle grandi imprese, grazie a soggetti del calibro del WEF, è stata imposta una “nuova realtà” sotto la quale le grandi imprese sono le “vincitrici”…
Le buone notizie ispirate dal Covid non si fermano mai per tutti quei comparti aziendali che possono beneficiare della “Quarta Repressione Industriale”.

“La pandemia può rivelarsi una manna per l’istruzione online”, riportano Schwab e Malleret. “In Asia, il passaggio all’istruzione online è stato particolarmente notevole, con un forte aumento delle iscrizioni digitali degli studenti, una valutazione molto più alta per le imprese di educazione online e più capitale disponibile per le start-up dello ed-tech… Nell’estate del 2020, la tendenza sembra chiara: il mondo dell’istruzione, come per tanti altri settori, diventerà in parte virtuale”. (116)

Anche gli sport online sono decollati: “per un certo periodo, il distanziamento sociale può limitare la pratica di alcuni sport, il che a sua volta andrà a beneficio della sempre più potente espansione degli sport elettronici. La tecnologia e il digitale non sono mai distanti!”. (117)

Ci sono notizie simili dal settore bancario: “le interazioni bancarie online sono aumentate del 90% durante la crisi, dal 10%, senza alcun calo di qualità e con un aumento della regolarità”. (118)

L’automazione come come opportunità di risparmio delle imprese

Il passaggio all’attività online, ispirato dal Covid, va ovviamente a vantaggio della Big Tech, che sta ottenendo enormi profitti dalla crisi, come descrivono gli autori: “il valore di mercato combinato delle aziende leader del settore tecnologico ha raggiunto record su record durante i lockdown, risalendo addirittura al di sopra dei livelli di prima dello scoppio dell’epidemia… è improbabile che questo fenomeno si attenui in tempi brevi, anzi, è probabile che si verifichi piuttosto il contrario”. (119)

Ma ci sono buone notizie anche per tutte le imprese coinvolte, che non devono più pagare gli esseri umani per lavorare per loro. L’automazione è, ed è sempre stata, un risparmio di costi e quindi un aumento dei profitti per l’élite capitalista.

“La pandemia aumenterà certamente la nostra attenzione per l’igiene. Una nuova ossessione per la pulizia comporterà in particolare la creazione di nuove forme di imballaggio. Saremo incoraggiati a non toccare i prodotti che acquistiamo. Semplici piaceri come annusare un melone o spremere un frutto saranno disapprovati e potrebbero addirittura diventare un ricordo del passato”. (120)

Gli autori descrivono anche ciò che appare molto simile a un’agenda tecnocratica legata al profitto dietro al “distanziamento sociale” che è stato un elemento chiave del “reset” del Covid.

Essi scrivono che “in una maniera o nell’altra, è probabile che le misure di distanziamento fisico e sociale persistano dopo che la pandemia stessa si sarà placata, giustificando la decisione di molte aziende di diversi settori industriali di accelerare l’automazione.

Dopo un po’ di tempo, le persistenti preoccupazioni per la disoccupazione tecnologica si ridurranno, poiché le società sottolineeranno il bisogno di ristrutturare i luoghi di lavoro in modo da ridurre al minimo lo stretto contatto umano. Infatti, le tecnologie di automazione sono particolarmente adatte ad un mondo in cui gli esseri umani non possono avvicinarsi troppo l’uno all’altro o sono disposti a ridurre le loro interazioni.

La nostra persistente e potenzialmente duratura paura di essere infettati da un virus (COVID-19 o un altro) accelererà così l’implacabile marcia dell’automazione, in particolare nei campi più suscettibili all’automazione”. (121)
Come già detto, Schwab è stato a lungo frustrato da tutte quelle seccanti normative che impediscono ai capitalisti di fare tutti i soldi che vorrebbero si concentrano su preoccupazioni economicamente irrilevanti come la sicurezza e il benessere degli esseri umani.

Ma (urrà!) la crisi da Covid ha fornito la scusa perfetta per eliminare gran parte di questi ostacoli obsoleti per la prosperità e la crescita.
Un settore in cui la burocrazia è stata abbandonata è quello della salute. Perché mai uno stakeholder di buon senso dovrebbe pensare che un determinato obbligo di cura e di diligenza possa incidere sulla redditività di questo particolare settore commerciale?

Schwab e Malleret sono felicissimi di constatare che la telemedicina “beneficerà notevolmente” dell’emergenza Covid: “la necessità di affrontare la pandemia con tutti i mezzi disponibili (oltre alla necessità, durante lo scoppio epidemia, di proteggere gli operatori sanitari permettendo loro di lavorare a distanza) ha rimosso alcuni degli impedimenti normativi e legislativi legati all’adozione della telemedicina”. (122)

“Incentivare l’economia senza contatto”

L’abbandono della regolamentazione è un fenomeno generale sotto il regime globale della Nuova Normalità, spiegano Schwab e Malleret:

fino ad oggi i governi hanno spesso rallentato il ritmo di adozione delle nuove tecnologie a causa di lunghe riflessioni su come dovrebbe essere il miglior quadro normativo ma, come l’esempio della telemedicina e della consegna tramite droni sta ora dimostrando, è possibile una brusca accelerazione forzata dalla necessità.

Durante i lockdown, un allentamento quasi globale delle normative che in precedenza avevano ostacolato il progresso nei campi in cui la tecnologia era disponibile da anni, si è verificato all’improvviso perché non c’era scelta migliore o altra scelta disponibile. Ciò che fino a poco tempo fa era impensabile è diventato improvvisamente possibile… Le nuove regole resteranno in vigore. (123)

E aggiungono: “l’attuale imperativo di incentivare, non importa come, l'”economia senza contatto” e la conseguente disponibilità dei regolatori ad accelerarla significa che si andrà avanti senza esclusione di colpi”. (124)

“Senza esclusione di colpi”. Non illudetevi: questo è il linguaggio adottato dal capitalismo quando abbandona la sua apparenza di democrazia liberale e passa alla modalità fascista.
Dall’opera di Schwab e Malleret si evince chiaramente che una fusione fascista tra Stato e impresa, a vantaggio di quest’ultima, è alla base del loro grande reset.

Fin dall’inizio della crisi del Covid, come loro stessi riconoscono, ingenti somme di denaro sono state trasferite dalle casse pubbliche nelle tasche rigonfie dell’1%: “nell’aprile del 2020, proprio quando la pandemia ha iniziato ad inghiottire il mondo, i governi di tutto il mondo avevano annunciato programmi di stimolo per diversi trilioni di dollari, come se otto o nove piani Marshall fossero stati messi in atto quasi contemporaneamente”. (125)

Continuano affermando che “il COVID-19 ha riscritto molte delle regole del gioco tra pubblico e privato. … La benevola (o meno) maggiore intrusione dei governi nella vita delle imprese e nella conduzione dei loro affari dipenderà dal paese e dal settore industriale, quindi assumerà molte forme diverse”. (126)

“Misure che sarebbero sembrate inconcepibili prima della pandemia potrebbero ben presto diventare la norma in tutto il mondo, con i governi che cercheranno di evitare che la recessione economica si trasformi in una depressione catastrofica.

“Sempre più spesso si chiederà al governo di agire come “pagatore di ultima istanza” per prevenire o arginare l’ondata di licenziamenti di massa e di distruzione delle imprese innescati dalla pandemia. Tutti questi cambiamenti stanno alterando le regole del ‘gioco’ della politica economica e monetaria”. (127)

Uno Stato forte per aziende forti

Schwab e il suo collega accolgono di buon grado la prospettiva che un aumento dei poteri dello Stato venga utilizzato per sostenere il profitto delle grandi imprese.

Scrivono infatti che “una delle grandi lezioni degli ultimi cinque secoli in Europa e in America è la seguente: le crisi acute contribuiscono a rafforzare il potere dello Stato. È sempre stato così e non c’è motivo per cui debba essere diverso con la pandemia COVID-19”. (128)

Aggiungono poi che “guardando al futuro, i governi molto probabilmente (ma con diversi gradi di intensità) decideranno che è nell’interesse della società riscrivere alcune delle regole del gioco e aumentare permanentemente il loro ruolo”. (129)

L’idea di riscrivere le regole del gioco ricorda ancora una volta molto il linguaggio fascista, così come, naturalmente, l’idea di aumentare in modo permanente il ruolo dello Stato nell’aiutare il settore privato.

Vale infatti la pena di confrontare la posizione di Schwab su questo tema con quella del dittatore fascista italiano Benito Mussolini, che rispose alla crisi economica del 1931 istituendo un apposito organismo di emergenza, L’Istituto mobiliare italiano, per aiutare le imprese.

Egli dichiarò che questo fosse “uno strumento per spingere energicamente l’economia italiana verso la sua fase corporativa, cioè un sistema che fondamentalmente rispetta la proprietà e l’iniziativa privata, ma le lega strettamente allo Stato, che da solo può proteggerle, controllarle e nutrirle”. (130)

I sospetti sulla natura fascista del grande reset di Schwab sono confermati, naturalmente, dalle misure da stato di polizia che sono state messe in atto in tutto il mondo per garantire il rispetto delle misure “d’emergenza” contro il Covid.

La forza bruta che non si nasconde mai sotto la superficie del sistema capitalista diventa sempre più visibile quando entra nella fase fascista e questo è molto evidente nel libro di Schwab e Malleret.

La parola “forza” viene utilizzata più volte nel contesto del Covid-19. A volte questo avviene in ambito commerciale, come nel caso delle affermazioni che “il COVID-19 ha forzato tutte le banche ad accelerare una trasformazione digitale che ora è destinata a permanere” o che “il micro reset forzerà ogni azienda in ogni settore a sperimentare nuovi modi di fare business, di lavorare e di operare”. (131)

Ma a volte si applica direttamente agli esseri umani, o ai “consumatori”, come Schwab e i suoi simili preferiscono pensare a noi.

“Durante i lockdown, molti consumatori in precedenza riluttanti ad affidarsi troppo alle applicazioni e ai servizi digitali sono stati forzati a cambiare le loro abitudini quasi da un giorno all’altro: guardare film online invece di andare al cinema, farsi consegnare i pasti invece di uscire al ristorante, parlare con gli amici a distanza invece di incontrarli in carne e ossa, parlare con i colleghi su uno schermo invece di chiacchierare alla macchina del caffè, fare esercizio online invece di andare in palestra, e così via…

“Molti dei comportamenti tecnologici che siamo stati forzati ad adottare durante il confinamento diventeranno più naturali grazie alla familiarità che avremo acquisito con essi. Con il persistere del distanziamento sociale e fisico, affidarsi maggiormente alle piattaforme digitali per comunicare, o lavorare, o chiedere consigli, o ordinare qualcosa, a poco a poco, guadagnerà terreno su abitudini precedentemente radicate”. (132)

Un sistema fascista, non offre ai singoli individui la possibilità di scegliere se soddisfare o meno le sue richieste, come Schwab e Malleret hanno affermato chiaramente in merito al cosiddetto “contact-tracing” (rintracciamento dei contatti): “nessuna applicazione contact-tracing funzionerà su base volontaria se le persone non sono disposte a fornire i propri dati personali all’ente governativo che controlla il sistema; se una persona rifiuta di scaricare l’applicazione (e quindi di nascondere informazioni su una possibile infezione, movimenti e contatti), tutti ne risentiranno negativamente”. (133)

Questo, secondo loro, è un altro grande vantaggio della crisi da Covid rispetto a quella ambientale che avrebbe potuto essere usata per imporre la loro Nuova Normalità: “mentre per una pandemia, la maggioranza dei cittadini tenderà a concordare con la necessità di imporre misure coercitive, essi resisteranno a politiche restrittive in caso di rischi ambientali dove le prove possono essere contestate”. (134)

Queste “misure coercitive”, che ci si aspetta che tutti noi rispettiamo, comporteranno ovviamente livelli inimmaginabili di sorveglianza fascista delle nostre vite, in particolare nel nostro ruolo di schiavi salariati.

Scrivono Schwab e Malleretche “la direzione delle aziende sarà quella di una maggiore sorveglianza; nel bene e nel male, le aziende osserveranno e a volte registreranno ciò che fa la loro forza lavoro. Questa tendenza potrebbe assumere diverse forme, dalla misurazione della temperatura corporea con telecamere termiche al monitoraggio tramite un’app di come i dipendenti si adegueranno al distanziamento sociale”. (135)

È anche probabile che misure coercitive di un tipo o di un altro siano usate per costringere le persone a sottoporsi alle vaccinazioni anti-Covid attualmente in produzione.

Schwab è profondamente legata a quel mondo, essendo molto amico di Bill Gates ed essendo stato lodato dal pilastro di Big Pharma Henry McKinnell, presidente e CEO di Pfizer Inc, come “una persona veramente dedita ad una causa veramente nobile”.

Non sorprende quindi che egli insista, insieme a Malleret, sul fatto che “non si può prevedere un pieno ritorno alla “normalità” prima che sia disponibile un vaccino”. (136)

E aggiunge: “Il prossimo ostacolo è la sfida politica di vaccinare un numero sufficiente di persone in tutto il mondo (siamo collettivamente forti quanto l’anello più debole) con un tasso di adesione abbastanza alto nonostante l’aumento degli no-vax”. (137)

I no global come minaccia al progetto di Schwab

I “no-vax” si aggiungono così alla lista delle minacce per il progetto di Schwab, insieme ai manifestanti anti-globalismo e agli anti-capitalisti, ai Gilet Gialli e a tutti coloro che sono impegnati in “conflitti di classe”, “resistenza sociale” e “contraccolpi politici”.

La maggioranza della popolazione mondiale è già stata esclusa dai processi decisionali a causa della mancanza di democrazia che Schwab vuole accentuare attraverso il suo dominio azionistico delle imprese, la sua “agile governance”, il suo “sistema di gestione totalitario dell’esistenza umana”.

Ma come pensa di affrontare lo “scenario cupo” di persone che si ribellano al suo grande reset “neonormalista” e alla sua quarta rivoluzione industriale transumanista?

Quale grado di “forza” e di “misure coercitive” sarebbe disposto ad accettare per assicurare l’alba della sua nuova era tecnocratica?

La domanda è agghiacciante, ma dobbiamo anche tener presente l’esempio storico del regime del XX secolo in cui è nato Schwab.

La nuova normalità nazista di Hitler doveva durare mille anni, ma è crollata con 988 anni di anticipo rispetto all’obiettivo.
Solo perché Hitler disse, con tutta la fiducia datagli dal potere, che il suo Reich sarebbe durato un millennio, non significava che sarebbe andata così.

Solo perché Klaus Schwab e Thierry Malleret e i loro amici dicono che stiamo entrando nella Quarta Rivoluzione Industriale e che il nostro mondo sarà cambiato per sempre, non significa che andrà così.

Non dobbiamo accettare la loro nuova normalità. Non dobbiamo cadere nella paura che vogliono infonderci. Non dobbiamo farci i loro vaccini. Non dobbiamo lasciarci impiantare i loro smartphone o lasciare che modifichino il nostro DNA. Non dobbiamo camminare, imbavagliati e sottomessi, dritti verso il loro inferno transumanista.

Possiamo denunciare le loro bugie! Smascherare la loro agenda! Rifiutare la loro narrazione! Rifiutare la loro ideologia tossica! Resistere al loro fascismo!

Klaus Schwab non è un dio, ma un essere umano. Soltanto un uomo anziano. E quelli con cui lavora, l’élite capitalista globale, sono pochi. I loro scopi non sono gli scopi della stragrande maggioranza dell’umanità. La loro visione transumanista è ripugnante per quasi tutti quelli al di fuori della loro piccola cerchia e non hanno il consenso per la dittatura tecnocratica che cercano di imporci.

Questo, dopo tutto, è il motivo per cui hanno dovuto usare la falsa bandiera della lotta contro un virus per cercare di realizzarla. Hanno capito che senza la giustificazione dell'”emergenza” non avremmo mai accettato il loro schema perverso.

Hanno paura del nostro potenziale potere perché sanno che se ci alziamo in piedi, li sconfiggeremo. Possiamo far crollare il loro progetto prima ancora che sia iniziato.

Noi siamo il popolo, noi siamo il 99%, e insieme possiamo riprenderci la nostra libertà dalle fauci mortali della macchina fascista!

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