SENZA FIERE, LUSSO, MOBILI, MILANO SI SCOPRE POVERA.
Il Fatto Quotidiano Gad Lerner
Così, tutto d’un colpo, districandosi fra i suoi luoghi comuni d’efficienza, modernità, opulenza, stile, Milano ha scoperto di dover fare i conti con la povertà riflessa nel vetrocemento dei suoi nuovi grattacieli.I eri un trafiletto in cronaca locale del Corriere descriveva già nel titolo il rovesciamento della clessidra: “I grandi hotel senza turisti donano cibo per i bisognosi”. Per la verità trattasi solo di 600 croissant, mille muffin, più taralli e succhi di frutta che riempivano inutilmente i banchi da breakfast degli alberghi di lusso fra la Centrale e piazza Repubblica. Poca roba, rapportata al bisogno. Come i cinque pacchetti, contenenti mille euro in contanti cadauno, donati da Fedez ai fortunati rappresentanti di altrettante categorie sociali penalizzate: un rider, un senzatetto, un artista di strada, un cameriere, un ristoratore. E pazienza se il tour di consegna si svolgeva a bordo di una Lamborghini, quasi a voler fotografare l’acuirsi delle disuguaglianze. Se non altro il rapper cresciuto a Buccinasco è uno di quelli che si erano già dati da fare anche la primavera scorsa.
La lunga fila dei bisognosi sul marciapiede di viale Toscana per ritirare il pacco del Pane Quotidiano, sotto l’avveniristica nuova ala della Bocconi quasi ultimata, è divenuta l’immagine-simbolo di Milano nell’inverno del Covid. È lì che il sindaco Sala ha consegnato l’assegno da centomila euro di Carlo Crocco, imprenditore dell’orologeria di alta gamma. Ma anche di quel gesto di solidarietà dovremo pur cogliere il risvolto: Crocco figura nelle classifiche dei maggiorenti italiani trasferitisi a Lugano, in Svizzera, a meno di un’ora da Milano. E nel 2008 il suo marchio Hublot fu venduto alla multinazionale francese del lusso Lvmh.
Non conosciamo l’entità dello sforzo finanziario con cui Armani, Del Vecchio, L’Oréal e Fossil hanno deciso di sostenere Go ahead, l’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio finalizzata al pagamento di affitti, accompagnamento a scuola, piano di Formazione e Lavoro, borse di studio per bambini e giovani in condizione di fragilità. La loro pubblica esposizione rivela una sensibilità filantropica positiva. Ma evidenzia anche il dato di fatto che d’ora in poi Milano non potrà più permettersi d’ignorare: le sue nuove povertà sono direttamente figlie delle sue nuove ricchezze; cioè di un sistema che fino a ieri era in grado di tamponarle e occultarle, ma oggi non dispone più di un retrobottega abbastanza capiente.Ho sinceramente apprezzato l’inchiesta sui penultimi diventati ultimi, realizzata da Dario Di Vico e Paola Pica per il Corriere della Sera. Colf, cameriere d’albergo, fattorini, parcheggiatori, buttafuori di discoteche, imbianchini, lavapiatti, facchini, autisti – e potremmo continuare l’elenco aggiungendoci non poche “professioni intellettuali” – rimasti a secco nella pandemia Covid; orfani dei Saloni del mobile, delle Settimane della moda, delle Fiere, degli uffici e dei negozi svuotati dallo smart working… Dario Di Vico, che per almeno un ventennio è stato autorevole fautore della flessibilità nei rapporti lavorativi e ha polemizzato con i difensori a oltranza del posto fisso, oggi ha l’onestà intellettuale di ammetterlo: con la città nascosta dei nuovi poveri affiora la deriva dell’economia sommersa, del lavoro irregolare e intermittente, del part-time involontario femminile.
Vedremo in seguito, nel futuro confronto tra Milano e altre città europee omologhe come Monaco di Baviera, quanto possa influire sulla diversa capacità di reazione alla crisi tale insistita rinuncia italiana alla stabilità nei rapporti di lavoro. Si passava per trogloditi, a suo tempo, manifestando preoccupazione per il diffondersi delle prime agenzie del lavoro interinale, o in leasing, o in affitto, che ora si preferisce chiamare eufemisticamente “somministrato”. Ma sono proprio queste lavoratrici e questi lavoratori le prime vittime di un’economia rimasta priva di liquidità, dopo essersi contraddistinta per retribuzioni bastanti appena alla sussistenza. In attesa che il blocco del turismo straniero di lusso e lo svuotamento di tanti uffici finanziari del centro di Milano completi il suo corso.
Se fino a oggi l’assessorato ai Servizi sociali del Comune e le varie associazioni del volontariato – dalla Caritas a Emergency, dal Banco Alimentare a Archè, dai City Angels alle nuove Brigate Volontarie per l’Emergenza – contabilizzano in circa centomila milanesi (non lontano dal 10% dei residenti) coloro che hanno già fatto richiesta di sussidi, è da attendersi con preoccupazione la data del 31 marzo 2021: quando dovrebbe avere termine il blocco dei licenziamenti. Non basterà recare soccorso provvisorio ai nuovi poveri se non si modificheranno le regole che hanno contribuito a rendere miserabili il reddito e le tutele del lavoro.
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