Il 10 dicembre si è svolta una partecipata assemblea nell’occupazione abitativa di viale delle Province. Il tema non era semplice e l’esito per nulla scontato: il clima di avvicinamento alle prossime elezioni romane, se mantenute, nella primavera 2021. Per continuare il confronto è stato convocato già un nuovo appuntamento per sabato 9 gennaio.
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Il primo dato è rappresentato dall’eterogeneità delle presenze e dai toni ascoltati nei diversi interventi, più di una ventina. Il secondo invece è restituito da un filo conduttore con più sfumature ma decisamente omogeneo, soprattutto nella necessità di solidificare una coalizione dei conflitti sociali e delle lotte, una coalizione che, a partire da una storia e da un presente di lotta e di costruzione di un’ipotesi politica e sociale alternativa, sappia valorizzare la propria esperienza, interrogandosi e agendo sul futuro.
Si tratta dell’idea che dalle strade, dai territori, dai posti di lavoro e non-lavoro, più o meno precari, si possa levare una voce convinta a sparigliare le carte in vista della prossima competizione elettorale, generando la necessaria inquietudine in chi si sta già apprestando ad una gestione storicamente consolidata nell’approccio alle urne, ragionando di entrismo e di riduzione di un danno che è sempre annunciato, ma raramente affrontato in modo frontale.
L’assemblea del 10 dicembre ha ragionato infatti su come produrre una spinta politico-sociale capace di far esprimere la “città di sotto” in maniera diretta, esplosiva, indipendente, distante da forze politiche responsabili del disastro capitolino – ma anche nazionale – attuale e passato.
Una spinta per niente disponibile al compromesso in favore di alleanze definite “di sinistra”, costruite nell’ottica del “male minore” e in risposta alla minaccia della destra che avanza, ma compatibili con l’ipotesi politica di un Partito Democratico che ha prodotto negli anni solo precarietà e impoverimento.
Una spinta non disposta a dimenticare i danni che sono stati prodotti da tutte quelle compagini politiche e governative che spesso e volentieri sono venute a chiederci i voti, per poi portare avanti politiche che ci hanno frontalmente attaccat*.
A partire da questo solco di indisponibilità, gli interventi hanno evidenziato i problemi che attanagliano la capitale e che l’emergenza Covid ha ulteriormente peggiorato: dalla truffa dei piani di zona alla mancanza di edilizia popolare, dalla mercificazione dei servizi essenziali come l’acqua alla progressiva sostituzione di servizi pubblici inadeguati con quelli privati o con il loro affidamento al terzo settore, dalla criminale gestione dei rifiuti all’assenza e agli sgomberi degli spazi di aggregazione, dall’abbandono delle periferie al problema del lavoro, scarso, malpagato e sempre meno tutelato.
Il tutto sotto il decennale controllo del malaffare politico-imprenditoriale, per una città, la NOSTRA città, purtroppo sempre “a disposizione” dei poteri di turno, governata e mai amministrata, il cui fallimento politico, sociale ed economico è oggi sotto gli occhi di tutt*.
Tale ragionamento si rende ancora più necessario di fronte all’assalto alla diligenza a cui stiamo assistendo in vista dell’arrivo delle risorse finanziarie del Recovery Fund. Anziché guardare ai bisogni e ai desideri di una città impoverita eppure battagliera, i partiti stanno già ragionando in maniera bipartisan su come spartirsi la torta del Giubileo 2025, in una riedizione a dir poco imbarazzante dei prodromi di Mafia Capitale che sa tanto di nuova serie di Suburra.
Queste grandi manovre andranno in porto in modo incontrastato, se le complicità possibiliste verso una disponibilità “sinistra” non verranno immediatamente messe in crisi, se non si accetterà di rinunciare a vecchie posture e nuove convenienze. In questo senso l’assemblea ha chiesto a tutt* coloro che si sono già messi in movimento di riflettere insieme sulla strada da farsi.
La possibilità che ci possiamo dare può essere molto grande dentro un orizzonte denso di nubi per chi non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, per chi non riesce a pagare l’affitto, per chi fa un lavoro precario o in nero, per chi non riesce ad accedere al reddito perché priv* di una residenza, per chi non riesce a curarsi e a studiare come si dovrebbe, per chi crede che cemento e grandi opere non siano la soluzione, ma parte del problema. Continuiamo a creare insieme le possibilità affinché ciò accada.
TORNIAMO ALLORA A VEDERCI SABATO 9 GENNAIO DALLE ORE 10 NELL’OCCUPAZIONE ABITATIVA DI VIALE DEL CARAVAGGIO 107, uno stabile minacciato di sgombero con 120 nuclei familiari pronti a resistere contro la palazzinara Armellini e chi vuole affermare che il diritto proprietario è superiore ad ogni altro diritto.
Ripartiamo dalla difesa di questo spazio e dalle lotte anche per ragionare insieme su quali strumenti darci per irrompere in una campagna elettorale che può essere trasformata in un’occasione di conflitto politico e sociale e di rottura verso ipotesi di compatibilità con un sistema politico fallito.
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