Massimo è stato per anni un funzionario del Dipartimento Logistica della Filt Cgil Roma e Lazio. Un posto che gli era stato offerto quando, da corriere in uno dei magazzini SDA di Roma, aveva dimostrato capacità politiche e organizzative.
Alla Cgil notò che lo stipendio veniva pagato da un soggetto che non era il sindacato. Fu tranquillizzato con la motivazione che era una “questione di accordi” tra il sindacato e l’azienda erogatrice del mensile.
A novembre Massimo è entrato in conflitto con il suo sindacato durante una difficile trattativa in Amazon. Si era schierato con i driver, che rifiutavano l’accordo peggiorativo chiuso dalla segreteria regionale, che prevedeva un aumento dei carichi e dei tempi di lavoro.
I lavoratori uscirono in massa dalla Filt e la Cgil comunicò a Massimo che sarebbe stato opportuno rassegnare le dimissioni da funzionario. Invito declinato, con la conseguenza che Massimo prima fu emarginato e poi “dismesso” da tutti i suoi incarichi. A stretto giro anche l’azienda erogatrice dello stipendio per conto di Cgil gli chiese le dimissioni, visto il suo decadimento dal sindacato.
Riassumendo: convinto a lasciare SDA per fare il funzionario alla Cgil, viene fatto assumere e pagare da un’azienda che neanche conosce e che lo paga per conto della Cgil, viene poi messo alla porta dalla Cgil quando non è d’accordo con i vertici e, subito dopo, dalla stessa azienda di cui è formalmente dipendente. Un sistema aziende-sindacato che agisce in perfetta sintonia e licenzia chi non rispetta le loro regole.
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