sabato 5 maggio 2018

"26 e 27 maggio assemblea nazionale di Potere al popolo. Siamo in ritardo su tanti fronti ma quello del lavoro è il più urgente. Lì il fascismo è già operante". Intervento di Franco Astengo

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“Potere al Popolo” nelle persone dei suoi originari promotori convoca un’altra assemblea nazionale plenaria con al centro, se non ho capito male il tema della strutturazione del soggetto politico. Mi permetto allora di inviare ad alcuni interlocutori che ritengo interessati alla materia qualche osservazione destinata a un solo fine: quello di contribuire – appunto – alla formazione di una soggettività definita che mi ostino tenacemente a definire come “partito”.
In questa direzione ritengo di poter indicare due punti di premessa:
1) E’ necessario richiedere un atto di grande generosità politica da parte dei soggetti già organizzati che fin qui hanno partecipato a “Potere al Popolo”. Il patrimonio organizzativo, di consenso e di aggregazione di cui si dispone va messo a servizio di un progetto politico che traguardi l’esistente e lo superi nell’idealità e nella pratica quotidiana. Si tratta di un’affermazione che svolgo avendo ben presente una questione, quella dello “spazio politico” che ritengo debba essere analizzata al meglio proprio per adempiere a quest’atto di generosità politica che mi pare imprescindibile;

2) Non si può vivere di Assemblee Nazionali in Assemblee Nazionali e magari campeggi estivi, ma è necessaria una risposta di strutturazione sul territorio, magari attraverso un meccanismo di delegati che prefiguri una strategia organizzativa di tipo consiliare e che comunque presidi il “locale” in nome di Potere al Popolo con la corrispondenza verso un “Centro” che l’Assemblea appena convocata dovrebbe comunque, sia pure in via provvisoria, indicare. Passaggio successivo però un Congresso vero e proprio, non un raduno di una “folla” (tralascio citazioni sul termine “folla” e su quello “moltitudini” sul quale secondo termine nutro una sana diffidenza).
Passando ad alcune note di merito i temi da affrontare mi paiono essenzialmente questi:
1) Nella stragrande militanza delle donne e degli uomini che dichiarano di essere rimasti a militare a sinistra permangono le incrostazioni e le tossine accumulate negli anni dell'introietizzazione del gigantesco processo di rivoluzione passiva verificatosi almeno nel corso degli ultimi 30 anni. Emerge inoltre intorno a noi un pauroso arretramento culturale registratosi da un lato, attraverso l'abbandono degli strumenti di studio politico collettivo e secondo dell'affermarsi di un ceto intellettuale separato sul quale ha avuto grande influsso da un lato una scuola filosofica che definirei comunque destrutturalista (da Derrida a Negri, tanto per intenderci). Abbiamo subito anche l’affermarsi di una scuola economica comunque anti-marxista e ve ne sono tracce anche negli interventi di compagni che si occupano di questa materia e che non possono essere certo definiti marxisti se non a parole. Manca insomma il rigore teorico su entrambi i versanti delle discipline che dovrebbero rappresentare i riferimenti e le fonti primarie dell'elaborazione politica di una possibile sinistra d’alternativa.
2) Chi è rimasto sul versante di una presunta ortodossia lo fa su schemi ormai superati e, comunque, interni a quel quadro di "conservatorismo morale" che rappresenta il vero e proprio freno allo sviluppo di un’idea e di un’ipotesi politica.
Scritto questo soltanto per segnalare l'esigenza di una ripresa sul piano teorico scendo nella parte più propriamente politica.
1) Sul piano internazionale, finite le infatuazioni movimentiste e globaliste dell'altro mondo possibile proprio la qualità degli scontri in atto ci dice che la sola parola d'ordine possibile è "socialismo o barbarie", che non ci sono vie di mezze e che la via da percorrere è quella dell'internazionalismo.
2) Sul piano interno si sta filando a tutto vapore verso il fascismo, prima di tutto sul piano culturale che politico, praticamente senza colpo ferire. In questo caso siamo di fronte ad un gigantesco ritardo d'analisi anche e soprattutto sul piano sindacale perchè lì, nel mondo del lavoro, il fascismo è già operante mentre si sta programmando di trasferirlo sul piano più propriamente politico.

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