martedì 7 marzo 2017

Roma. LA FORMA DELL'ACQUA: DOPO LA RIOCCUPAZIONE DEL RIALTO, FERMARE GLI SGOMBERI, APRIRE IL CONFRONTO SUI BENI COMUNI URBANI.

La rioccupazione del Rialto, avvenuta venerdì 24 Febbraio scorso, ha rimesso al centro dell'attenzione pubblica e politica della città la determinazione a resistere alla cancellazione di quel tessuto associativo e autogestito che da più di un anno continua a essere quotidianamente minacciato dalla delegittimazione politica, dai provvedimenti amministrativi, da esorbitanti e ingiustificate richieste di arretrati, dagli interventi di sgombero agiti dalla polizia e dalla magistratura.

Decide Roma
Ma ha, nello stesso tempo avuto il merito di far esplodere le contraddizioni che l'assenza di un indirizzo politico chiaro da parte dell'amministrazione Raggi sta producendo.

Se la Giunta da una parte riconosce il valore delle esperienze di autogoverno, autogestione e associative da anni attive sul territorio come una ricchezza della città, d’altro canto ha fin qui opposto delle rigidità oggettivamente incompatibili con la soluzione del problema nella direzione di garantire il tessuto solidale e associativo della città. Se, infatti, si fa valere esclusivamente e ottusamente il criterio della titolarità formale all'uso degli spazi, l'esito non può che essere il moltiplicarsi degli sgomberi. Se per assicurare la trasparenza nelle assegnazioni non si ricorre all'evidenza di processi pubblici e reali di attivazione e costruzione di rete nei territori ma si impone il meccanismo del bando non si farà che penalizzare ogni processo di autentica partecipazione e cooperazione dal basso, imponendo indirizzi e criteri di selezione dall'alto.


Queste contraddizioni sono emerse chiaramente venerdì scorso, riconsegnando all'assessore Mazzillo il compito di affrontarle in continuità con la volontà politica espressa nella delibera di giunta che punta a sospendere gli effetti della 140. Accogliamo, quindi, favorevolmente il fatto che l'Assessore abbia scelto di non chiedere lo sgombero e di aprire un tavolo di confronto con le realtà coinvolte, come il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, su soluzioni alternative che ne garantiscano la continuità nel breve e lungo periodo.

Lunedì mattina si è svolto presso il Dipartimento Patrimonio il primo incontro del tavolo durante il quale è stata ribadita la volontà dell'Amministrazione di tutelare le realtà presenti al Rialto. A questo fine si sono iniziate a valutare possibili soluzioni alternative su cui i rappresentanti dell'Assessorato hanno manifestato la necessità di fare degli approfondimenti così da verificarne la fattibilità. Pertanto ci si è aggiornati ad un secondo incontro da tenersi entro la fine della settimana o all'inizio della prossima. Da parte dei rappresentanti delle realtà del Rialto, in attesa dell'individuazione di tale soluzione, è stata ribadita la volontà di proseguire a svolgere le proprie attività nei locali liberati.

La determinazione espressa con la rioccupazione del Rialto non segna solo un atto di resistenza, ma pone in campo una esigenza e una proposta sul tema dell'uso del patrimonio comunale indisponibile e della partecipazione democratica dei cittadini. L'esigenza è quella di vedere finalmente riconosciuta la legittimità a esistere e a proseguire in sicurezza dei progetti socio-culturali ora sotto attacco. La proposta politica è quella di introdurre a Roma, così come a Napoli e in altre 100 città italiane già è stato fatto, un regolamento dei beni comuni urbani. Un regolamento, cioè, che tuteli e sostenga l'attivazione dei cittadini nel territorio, che riconosca le attività oggi individuate come formalmente “senza titolo” per quello che in realtà sono nella sostanza: dei presidi di democrazia e partecipazione in una città in cui impoverimento e crisi offrono il fianco alla disgregazione sociale.

Se il problema comune a amministrazione e città solidale è la famigerata delibera 140, la via d'uscita va, dunque, condivisa. Per fare ciò è necessario si istituisca rapidamente un tavolo di lavoro tra l'Assessorato al Patrimonio, gli spazi sociali e le associazioni che da mesi, con Decide Roma, si sono fatti promotori di una campagna per un regolamento dei beni comuni urbani. Uno strumento, dunque, in grado di fare del patrimonio comunale indisponibile, e del patrimonio sequestrato alla mafia, un serbatoio di possibilità a disposizione della cooperazione e della progettualità autonoma dei cittadini.


Decide Roma

Nessun commento:

Posta un commento