venerdì 3 marzo 2017

È tornata l'inflazione: ecco chi ci guadagna e chi ci perde.

PRICEE così sta tornando l'inflazione. Proprio quel che la Bce guidata da Mario Draghi cercava da tempo mettendo in atto il cosiddetto quantitative easing. 



Giornalista economico
 
Ovvero un massiccio acquisto di titoli di Stato e di altro tipo per immettere liquidità nel mercato e uscire dalla deflazione (ovvero il calo dei prezzi), considerata il grande male degli ultimi anni. Perché più inflazione significa anche - normalmente - più produzione.
L'obiettivo della Bce è quello di stabilizzare l'inflazione attorno a un livello considerato ottimale, cioè il 2 per cento. Che è un livello che dovrebbe permettere di stimolare l'economia senza pomparla troppo e senza creare un eccesso di inflazione. E anzi, intervenendo per togliere un eventuale surriscaldamento dell'economia (magari ci fosse, una cosa che non si vede ormai da troppi anni di crescita insufficiente). Un esercizio di equilibrismo, in effetti, che è il compito precipuo di ogni banca centrale: frenare o alternativamente accelerare quando è necessario.

Ma che effetto ha l'inflazione che oggi si è ripresentata dopo tanti anni in Italia, anche se permane a un livello non elevato (1,5 per cento a febbraio)? Ebbene, nessuno sa quel che succederà prossimamente ed è anche possibile che dopo questa piccola fiammata ritorni indietro. In fondo, a dare un contributo maggiore a questa ripresa dei prezzi sono state le verdure e la frutta (rarefatte per il gran freddo di dicembre gennaio) e il petrolio. Vedremo nei prossimi mesi.
Ma chi deve festeggiare, in genere, per il ritorno del carovita e chi no? Chi è avvantaggiato e chi svantaggiato? Il discorso non è uguale per tutto il mondo. In Italia, i primi ad avvantaggiarsi da una seppur lieve ripresa dell'inflazione sono sempre stati i commercianti. I quali hanno un particolare fiuto nell'intuire che i prezzi cominciano a muoversi, e ci si buttano a capofitto, anticipando le tendenze del mercato. E guadagnandoci subito.
Gli industriali non sempre riescono a riversare immediatamente sui prezzi gli aumenti che possono aver avuto nel costo delle materie prime, però prima o poi ci riescono anche loro.
I lavoratori dipendenti e in generale tutti i percettori di redditi fisso in una prima fase almeno ci rimettono perché i loro stipendi non si adeguano nell'immediato, anzi devono attendere i rinnovi contrattuali che arriveranno dopo uno-due-tre-quattro anni. Inoltre, i lavoratori dei settori in crisi difficilmente riusciranno a strappare tutto il recupero dell'inflazione, comunque faranno fatica.
I professionisti un tempo sarebbero stati avvantaggiati dall'inflazione, ma negli ultimi anni hanno perso quote rilevanti di reddito (fino al 40 per cento, ha calcolato l'Adepp, l'associazione delle casse private professionali). Con l'inflazione, al massimo possono recuperare qualche cliente che avevano perso, ma con la concorrenza è difficile che possano caricare più di tanto le parcelle.
I pensionati sono in una posizione diversa. In Italia quelli a basso reddito - fino a 1.200-1.400 euro al mese netti - sono protetti dal carovita così le loro pensioni ogni anno si rivalutano automaticamente. Ma oltre questa soglia i pensionati non recuperano che parzialmente l'aumento dell'inflazione, mentre da 2.200-2.500 il recupero è sostanzialmente quasi nullo. Come si vede, la crescita dell'inflazione in questo paese avvantaggia alcuni e sfavorisce altri, momentaneamente o permanentemente. Ma passi quando è legata a una ripresa del ciclo economico che porta con sé maggiore occupazione e produzione. Dannosa sarebbe invece, per molte categorie, se una maggiore inflazione non fosse accompagnata da una sostenuta crescita economica.

Nessun commento:

Posta un commento