lunedì 20 marzo 2017

Dietro front anche sullla responsabilità solidale negli appalti


 controlacrisi Autore: federico giusti

Sembra che il Governo voglia anche ripristinare la responsabilità solidale tra stazione appaltante e appaltatore cancellando il beneficio della «preventiva escussione». Quando un’impresa (il committente) affida una prestazione\servizio a una seconda azienda (l’appaltatore) attraverso un contratto di appalto, ci sono tutele ben precise da garantire per il personale alle dipendenze dell'appaltatore.
In questi anni, fino al 2012, esisteva il principio della cosiddetta responsabilità solidale introdotto dalla Legge Biagi, la 276\2003, all'articolo 29. In base a questo principio, se l'appaltatore non pagava stipendi e contributi dei lavoratori la responsabilità non era solo del committente ma anche dell'appaltatore e lo stesso vale anche per i compensi e i contributi infortunistici e previdenziali verso i lavoratori autonomi. In questi anni la norma ha subito varie modifiche, il decreto legge varato ieri dal Governo interviene sulle modalità pratiche di applicazione del regime di responsabilità solidale, la cosiddetta «preventiva escussione». Quando venne approvata la Legge Biagi di cui possiamo dire , a ragione, tutto il male possibile ma ricordando che i governi successivi hanno fatto di piu' e di peggio per ridurre le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici, era previsto , in origine, che il lavoratore senza paga e senza contributi avrebbe potuto rivolgersi tanto al committente quanto all'appaltatore, ovviamente partendo da quest'ultimo. Nel 2012 venne introdotta la «preventiva escussione» in base alla quale il lavoratore doveva prima agire presso il suo datore di lavoro e solo dopo , nel caso in cui non avesse avuto ascolto, rivalersi sul committente. Insomma nel 2012 si cerco' di salvare i committenti,che erano spesso enti pubblici, i lavoratori dovevano quindi rivalersi sull'appaltatore e sul patrimonio sociale della azienda e solo dopo quello dei singoli soci in caso di mancato pagamento. Ora si torna alla vecchia situazione, ossia il committente potrà essere aggredito anche prima dell’appaltatore fatto salvo ovviamente il suo diritto di agire per vie legali per essere rimborsato dall’appaltatore di quanto pagato. Questa situazione non potrà che essere invisa a Confindustria che appunto riteneva troppo garantista (!!) la Legge Biagi e aveva ottenuto anche (altra norma abrogata) che i contratti collettivi potessero prevedere delle deroghe stabilendo condizioni di miglior favore. Siamo arrivati a esaltare lo statuto dei lavoratori del 1970 e a mobilitarci per la sua difesa (dimenticando quanto fosse arretrato rispetto ai consigli di fabbrica del 1968\70, ora siamo arrivati al cumine, a pensare alla Legge Biagi come uno strumento di tutela della forza lavoro negli appalti. Non c'è che dire, al peggio non c'è mai fine e ogni volta che un legislatore mette mano alle norme in materia di lavoro si fanno passi indietro, una ragione in piu' per ostacolare questa corsa involutiva nella cancellazione dei diritti e delle tutele acquisite. Non a caso Bruxelles lancia un monito ben preciso ricordando che il sostegno al Governo Renzi era dettato anche dai suoi interventi a gamba tesa nella legislazione in materia di lavoro, pertanto sarà il caso di procedere in fretta con i decreti Madia e lo smantellamento della Pubblica amministrazione.

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