Pubblichiamo un’intervista inedita a Carla Verbano che risale al 2012,
poco prima della sua scomparsa, a 88 anni. La “madre coraggio”, che si è
battuta fino all’ultimo giorno della sua vita per ottenere verità e
giustizia sulla morte di suo figlio Valerio – ucciso il 22 febbraio 1980
dai fascisti – attacca le istituzioni (“sono sempre state assenti”) ed
esprime il desiderio di vedere in faccia gli assassini: .“Vorrei
domandargli, se hanno figli, come hanno fatto a guardarli negli occhi
per tutto questo tempo”.
micromega colloquio con Carla Verbano di Silvia Preziosi
Il
22 Febbraio del 1980 Valerio Verbano – studente del liceo Archimede e
giovane attivista di sinistra – viene ucciso nella sua casa di Via Monte
Bianco a Roma con un colpo di pistola alla schiena. Tre giovani entrano
in casa dicendo a sua madre di essere amici del ragazzo, ma una volta
dentro gli assassini si calano il passamontagna, immobilizzano i
genitori nella camera da letto e attendono l’arrivo di Valerio. Sono
quasi le 13, Valerio non è ancora tornato da scuola, ma intorno alle
13,40 apre quella porta e subito viene assalito dai tre giovani. Inizia
una colluttazione, Valerio riesce a disarmare uno degli aggressori,
cerca di fuggire, ma viene raggiunto dal colpo di pistola.
A
distanza di 32 anni – dopo la riapertura del caso che era stato
archiviato e dopo le dichiarazioni dei carabinieri del Ris che rivelano
di aver isolato tracce di Dna sugli occhiali che uno degli assassini
aveva perso durante la scontro fisico con Valerio – si celebra oggi il
suo ricordo.
Carla Verbano, mamma di Valerio, è una splendida donna
che all’età di 87 anni non ha mai smesso di cercare la verità, ma che
purtroppo quest’anno – per motivi di salute – non potrà essere presente.
La prima cosa che vorrei chiederti è di parlarci un
po’ di tuo figlio, del suo carattere, delle sue passioni e magari di
raccontarci un episodio che ricordi con piacere.
Valerio
aveva la passione per la fotografia, il papà gli aveva regalato una
macchina fotografica professionale con tutto l'occorrente per stampare
sviluppare ecc.. E poi soprattutto aveva la politica nella testa: odiava
i fascisti, li fotografava e li schedava in un dossier scrivendo tutte
le informazioni possibili, anche i loro spostamenti.
Valerio era un
ragazzo molto dolce, non aggressivo. Un ricordo particolare? La
domenica mattina mi portava sempre un fiore, aveva imparato dal padre
che tutte le domeniche mi portava un mazzo di fiori. Sensibilità? Penso
proprio di sì.
Dell’uccisione di Valerio si è parlato
tanto, delle rivendicazioni, del presunto movente, del suo dossier.
Certamente il dossier a cui stava lavorando sarebbe stato molto
importante per capire meglio, se non fosse che la polizia dopo averlo
sequestrato, ha rimandato indietro solo alcune pagine. Forse si poteva
fare di più con le indagini, prima di archiviare il caso, penso anche al
silenziatore e al passamontagna lasciati in casa (il passamontagna poi
fu distrutto su disposizione del giudice nel 1989). Come hai
interpretato tutti questi errori e valutazioni così superficiali di
quegli anni? Le cariche istituzionali come si sono comportate con te e
con tuo marito, dalla morte di Valerio ad oggi?
Il
dossier la polizia lo sequestrò in casa nostra e lo consegnò al
magistrato; dalla magistratura sono state tolte decine e decine di
pagine. Perché? Nomi importanti che scottano?
C'è sempre stata
assenza delle istituzioni,dopo la morte di Valerio vedemmo due volte il
sindaco Petroselli, la prima per una manifestazione e l'altra per la
commemorazione delle fosse Ardeatine. Voleva presentarci al presidente
Pertini (che mio marito adorava), ma quando il sindaco gli fece il
nostro nome, il Pertini gli diede una manata sul braccio, voltò le
spalle e se ne andò. Non ho mai perdonato quel gesto, vidi la sofferenza
nel viso di mio marito (che io adoravo). Pertini poco tempo prima era
andato alla commemorazione o funerale – ora non ricordo bene – di un
fascista e non volle salutare noi… mah!!!!
“Sia folgorante la fine”
è il libro che hai scritto insieme ad Alessandro Capponi. Forse -come
tu scrivi- è la fine di tutta questa storia che deve essere folgorante,
ma quando ho letto la prima pagina sono rimasta colpita perché l’ho
trovata molto personale. La storia di Valerio l’abbiamo letta tante
volte, nei libri, sui giornali, su internet, ma questa volta c’era
qualcosa di più, c’era il racconto di una madre che ha vissuto quel
momento e tutto quello che c’è stato dopo. C’è il ricordo di un ragazzo
di 19 anni, c’è il dolore, ma c’è anche tanta voglia di continuare a
lottare. Come hai deciso di raccontare tutto questo in un libro?
Ho scritto un libro affinché rimanga una memoria cartacea, per raccontare l'accaduto e un po’ della mia famiglia.
Nel
libro c’è anche il tuo desiderio di rivedere gli assassini di tuo
figlio, spesso infatti ti rivolgi a loro chiedendo di tornare in questa
casa per spiegare. Pensi che torneranno prima o poi? Hai mai immaginato
quel momento? Cosa chiederesti?
Vorrei proprio
vederli in faccia,ora avranno l'età di Valerio circa. Vorrei
domandargli,se hanno figli, come hanno fatto a guardargli negli occhi
per tutto questo tempo. E vorrei sapere il motivo dell'uccisione.
I
Nar rivendicarono l’uccisione di Valerio la sera stessa con una
telefonata anonima all’Ansa indicando anche l’arma utilizzata. In casa
tua sono entrati Nazareno De Angelis (uno dei primi sospettati) e poco
tempo fa anche Giuseppe Valerio Fioravanti -che tuo marito Sardo
riteneva fosse colpevole- e Francesca Mambro (entrambi dei Nar). Quali
tra tutte le rivendicazioni che ci sono state credi sia quella più
probabile? In tutti questi anni che idea ti sei fatta? E l’uccisione del
giudice Mario Amato è riconducibile al caso di Valerio?
I
Nar rivendicarono l'uccisione e noi ci credemmo perché avevano
descritto il tipo di pistola e di proiettili rimasti in casa. Valerio
fin dall'età di 6 anni praticava judo e karate perciò si difese moto
bene contro i tre, tolse loro un passamontagna ed un cappelletto e ad un
altro la pistola, ma lo freddarono alla schiena -da vigliacchi- mentre
tentava di uscire nel balcone. Ho ricevuto Il Fioravanti e la Mambro, mi
dissero che secondo loro erano stati quelli della Magliana, non ci ho
mai creduto. Ho ricevuto anche Roberto Nistri, che mi disse che aveva
sofferto tanto in 16 anni di carcere che non avrebbe mai mandato nessuno
in galera; da lì capii che lui sapeva qualche cosa, ma non voleva
parlare.
Quando il dossier scritto da Valerio arrivò nelle mani
del giudice Amato era ridotto ad un quadernetto. Il giudice lavorava
sull'eversione di destra e sul dossier di Valerio, a giugno però – dopo
solo tre mesi dall'uccisione di Valerio – venne ucciso anche lui. Penso
proprio che un collegamento ci sia.
E l’episodio del
vicino di casa che inizialmente disse di aver visto uno degli assassini
scappare a volto scoperto e in un secondo momento ritirò la sua
deposizione? Come scrivi nel libro, poco tempo dopo l’accaduto, l’uomo –
che non godeva proprio di ottime condizioni economiche – si trasferì in
una villa all’Olgiata. Non sei più riuscita a parlare con lui? Neanche
dopo tutti questi anni?
Il vicino aveva il pallino
della casa, chiedeva sempre a mio marito informazioni sulla casa a
riscatto, per poterla pagare non molto, era attaccato alla casa. Quando
ritrattò gli identikit fatti, penso ed è così certamente, che gli
abbiano chiesto cosa avrebbe voluto per ritrattare e lui avrà chiesto
una casa. Ecco perché dopo un mese se ne andò senza salutare nessuno, di
mattina presto, nel nuovo appartamento pagato in contanti. Dove aveva
preso tutti quei soldi un semplice impiegato? Non poteva permetterselo,
chi pagò? Mistero… Certo non quei tre ragazzi che uccisero Valerio o
forse uno di loro era molto ricco di famiglia, chissà! Io non l’ho mai
più visto, so che è morto da anni, anche la moglie.
Dopo
32 anni e con le nuove tecnologie, i carabinieri del Ris sono riusciti
finalmente ad isolare tracce del Dna sugli occhiali che uno dei tre
assassini lasciò in casa quel giorno. Ci sono anche due nomi su cui gli
inquirenti stanno lavorando per comparare il dna con quello dei due
sospettati. Forse ci siamo, abbiamo pensato tutti. Tu cosa pensi? Sarà
veramente folgorante la fine?
Spero adesso che il
magistrato Armeni, il Tenente Colonnello Macilenti e il Capitano
Catalano che hanno preso in mano la documentazione, riescano a farmi
sapere la verità. Intanto i Ris sono riusciti ad avere un DNA, ora
aspettiamo. Avevo perso fiducia nella giustizia: il sindaco Alemanno
diede un po’ di tempo fa ordine al ministro Alfano di mettere in mano a
un magistrato il caso, ma non era venuto fuori niente. Ora mi chiedo,
come mai questi altri ci sono riusciti? A loro sarò sempre grata.
(19 febbraio 2014)
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giovedì 20 febbraio 2014
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