La riforma del ministro della Salute prevede che i dottori vengano trasferiti nelle strutture ospedaliere, con uno stipendio da mille euro e scelgano tra studio privato e pubblico impiego.
Ma il governo al primo posto della sua azione prevede tagli e risparmi, con i diritti relegati a scomoda cornice. Una mobilitazione di massa è in corso nella macroregione dell’Attica, quella che comprende la capitale Atene, dal momento che da sola contiene la metà esatta della popolazione ellenica, circa cinque milioni di persone, con un corteo partito dall’Eopyy di Agios Dimitris, così come a Zante e nell’isola di Creta. Per cui alcuni medici della mutua si sono rifiutati di consegnare gli edifici pubblici che ospitano i poliambulatori del servizio sanitario nazionale, così come ha previsto il ministro nell’ambito della chiusura delle sedi in tutto il Paese. Georghiadis da par suo minaccia che le eventuali perdite (danni alle strutture o ai macchinari) saranno addebitate ai medici che stanno occupando le sedi e dalle prime ore del mattino ha partecipato ai talk show televisivi per dire che esistono elenchi di materiali e strumenti presenti nelle sedi: ciò che mancherà sarà ripagato dai medici occupanti.
Il tutto mentre quaranta persone sono morte negli ultimi per complicazioni causate dal virus influenzale, e altre 145 persone sono ricoverate in reparti di terapia intensiva, secondo i dati forniti del Center for Disease Control and Prevention. Che una forma di riordino ospedaliero fosse imprescindibile nel Paese, era cosa nota da tempo, ma che si provvedesse con un taglio netto di servizi e sedi non può certamente essere la risposta a trent’anni di disservizi e a un triennio di governo a guida troika. Ma la domanda che si pongono i cittadini greci oggi è: in una fase in cui in parecchie strutture mancano beni di prima necessità come garze e siringhe, come faranno gli ospedali a soddisfare anche le istanze delle mutue, che di fatto scremavano urgenze e prestazioni secondarie?
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