lunedì 10 febbraio 2014

Gli scenari e le incognite del governo. Renzi: «Al Governo senza voto? Ma chi ce lo fa fare ?».

Letta punta su lavoro e legalità. Il segretario: serve una svolta vera.

corriere.it
Matteo Renzi, segretario del Pd«Sono tantissimi i nostri che dicono: ma perché dobbiamo andare (al governo senza elezioni)? Ma chi ce lo fa fare? Ci sono anch’io tra questi, nel senso che nessuno di noi ha mai chiesto di andare a prendere il governo». Così il segretario del Pd, Matteo Renzi, in un’intervista esclusiva ad Agorà, che andrà in onda nella puntata di lunedì su Raitre.
La questione di cui si discute ormai da giorni sono gli scenari possibili. Letta da Sochi ha fatto sapere che lunedì vedrà Napolitano per dare una nuova impronta al governo. Renzi lo ha gelato con un «Era ora«. A più riprese il segretario del Pd ha fatto sapere che non intende scendere a giochi di poltrone «che mi fanno venire l’orticaria». E così, in attesa delle prossime mosse sia di Renzi che di Letta - si cerca di capire come possa sbloccarsi questo empasse.

LE INTENZIONI - Certo che è difficile capire le reali intenzioni dei due contendenti a distanza. Vincenzo Cuomo (Pd), intervenendo a Tgcom24 ha detto:.«Per la struttura politica che rappresenta Renzi nel Paese, non credo che lui sia propenso ad assumere il ruolo di presidente del Consiglio senza un passaggio elettorale. Forse potrebbe esserci una tentazione, attraverso una grande stagione di riforme, che si incrocerebbe con una stagione di scelte politiche e di governo». Sul Corriere della Sera in edicola domenica Nicola Latorre, ex capo della segreteria di D’Alema, ha detto a chiare lettere: «Mai più un’altra staffertta come Prodi-D’Alema, sarebbe pericolosa». Sempre sul Corriere della Sera di domenica in uno scenario a firma di Alessandro Trocino il leader del Pd avrebbe ripetutamente detto ai suoi di «non voler chiedere nulla nonostante siano sempre più forti le pressioni per fare il premier»

I TASSSELLI DI LETTA - Legalità e ripresa economica. Sono due dei `tasselli´ del programma che Enrico Letta porterà al Presidente della Repubblica martedì e `spedirà poi ai partiti di maggioranza. Ed è su quel programma che chiederà una nuova fiducia al Parlamento. A palazzo Chigi si ripete che ´Impegno 2014’ è pronto. Si punterà soprattutto su sgravi fiscali e sul lavoro, sulla necessità di agganciare la ripresa attraverso la creazione di nuovi posti. Dunque facilitazioni per l’ingresso dei giovani nel mercato dell’occupazione, incentivi per le aziende che assumono in modo da far percepire la reale portata dell’uscita dalla crisi del nostro Paese. L’altra parola cardine sarà legalità, la lotta alla corruzione e alle mafie, una battaglia che il premier già sta portando avanti da tempo con la costituzione di una commissione ad hoc a palazzo Chigi. Poco altro trapela per quanto riguarda le misure che il presidente del Consiglio ha intenzione di varare, a partire dal piano fiscale che servirà per aiutare le famiglie e le classi meno abbienti. Il capo dell’esecutivo, dunque, è concentrato sul `contratto´ di coalizione, poi penserà alla questione degli assetti del governo. Ma il segretario del Pd, pur avendo sbarrato la strada - per il momento almeno - all’opzione della `staffetta´ (considerata come `extrema ratio´) si aspetta una svolta vera e non una semplice operazione di `maquillage´. Qualora il premier decidesse di optare solo per dei piccoli innesti, magari cercando di coinvolgere anche i renziani, il sindaco di Firenze - riferiscono i suoi - continuerebbe’ «a porre il problema». Tradotto, continuerebbe a tenersi le `mani libere´. Altra strada, invece, - sottolineano le stesse fonti parlamentari vicine a Renzi - è quella di un atto di discontinuità che passi, non attraverso una crisi `lampo´ o, per dirla con le parole di un fedelissimo del segretario Pd, attraverso una «operazione finta». Necessario, quindi, un `passaggio politico´, con una sorta di azzeramento e di confronto aperto con il Pd che è l’azionista dell’esecutivo.

LA CRISI AL BUIO? Una via esclusa dai lettiani, che respingono l’ipotesi di una crisi al buio. C’è la preoccupazione che aprendo una crisi formale possano saltare tutti gli euqilibri, ma c’è la convinzione che il Presidente della Repubblica non modificherà la sua posizione. Giorgio Napolitano è ancora fermo sulla volontà di difendere l’esecutivo Letta e il premier parlerà dei futuri scenari proprio con il Capo dello Stato. I parlamentari vicini al premier ribadiscono che la prima carica dello Stato sarà «il garante» dell’accordo tra il premier e il segretario del Pd, ma al momento sul tavolo c’è l’idea di non apportare significative modifiche alla struttura dell’esecutivo, considerato poi che Renzi continua a stoppare qualsiasi `avance´ da parte degli alleati di metterci la `faccia´. Il sindaco di Firenze non fa nomi, ma nel mirino dei renziani c’è, per esempio, anche il ministro Fabrizio Saccomanni, la cui sostituzione sarebbe gradita anche al Nuovo centrodestra. Angelino Alfano continua a ripetere che dovranno essere Renzi e Letta a trovare un accordo, ma Ncd non sembra disponibile a partecipare ad un esecutivo di scopo targato dal sindaco di Firenze. Sullo sfondo resta sempre l’ipotesi del voto anticipato anche se Giorgio Napolitano ha sempre detto di essere contrario proprio perché l’Italia ha bisogno di stabilità e continuità. Per capire le sorti della legislatura sarà decisiva questa settimana. Martedì arriva in Aula la riforma della legge elettorale. Dall’esito del voto, sottolineano i renziani, si capirà se c’è la possibilta’ di andare alle urne. «La finestra per andare alle elezioni in primavera - ripetono le stesse fonti - è ancora aperta».

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