sabato 19 maggio 2018

Roma. Quanto vale la Casa delle donne? La resistenza a oltranza con documento alla mano.

Nove pagine in cui si sottolinea che sin dalla costituzione della Casa l'amministrazione capitolina ha sempre ritenuto prevalente l'interesse pubblico al beneficio economico.

La mozione, per riprendersi lo stabile e metterlo al bando di altre associazioni, il Campidoglio l'ha approvata, il progetto rischia la "liquidazione", ma di farsi mettere in un angolo e magari dover lasciare la loro sede storica le femministe di Roma non vogliono saperne.
All'indomani del via libera arrivato in Assemblea capitolina, tra polemiche e proteste, all'interpellanza della consigliera grillina Gemma Guerrini, le oltre trenta associazioni riunite nel Consorzio Casa internazionale delle donne hanno detto chiaro e tondo di non essere intenzionate a lasciare il palazzo seicentesco del Buon Pastore a via della Lungara.
Anzi, hanno tutta l'intenzione di rilanciare - la mobilitazione, partita ieri, continuerà domani e lunedì con una conferenza stampa in Senato e un presidio dinanzi all'Assessorato Roma Semplice - e di sollevare l'attenzione generale sulla risposta a un interrogativo finora rimasto inevaso. E cioè: quanto vale, in termini di costi/benefici, la Casa internazionale delle donne? Nei registri del Comune corrisponde solo a un conto in rosso o produce per la città anche un valore aggiunto?

Da quando, a novembre scorso, si videro recapitare dal Comune di Roma la richiesta di pagamento di 833.512,30 euro, le donne del Consorzio della Casa internazionale di via della Lungara hanno pensato di mettere mano ai conti e, numeri alla mano, hanno stilato una memoria per presentare le loro proposte e dire che sì, in sostanza, il debito contratto verso il Campidoglio esiste, ma che loro vantano anche dei crediti. Il documento, che HuffPost pubblica in esclusiva, fu consegnato, a gennaio, nell'incontro tra le donne della casa e le assessore del Comune, ma è rimasto lettera morta. Il tavolo, mai più convocato, doveva riaprirsi lunedì, ma nel frattempo è stata approvata la mozione Guerrini che ha infiammato gli animi, gettando benzina sul fuoco delle proteste.
Lunedì, se l'incontro verrà confermato, le donne della Casa internazionale reclameranno una risposta alla loro memoria. Nove pagine in cui, sottolineando che sin dalla costituzione della Casa - correva l'anno 1983 - l'amministrazione capitolina ha sempre ritenuto prevalente l'interesse pubblico al beneficio economico, vengono elencati i costi sostenuti per la manutenzione, anche straordinaria, dello stabile storico, le ristrutturazioni e la produzione di nuovi servizi. Per un totale di 535mila euro, nei quali è conteggiato anche il danno - quantificato in 126mila euro - causato dal venire meno del Comune all'impegno di ristrutturare la sala polifunzionale del complesso del Buon Pastore - "quegli spazi - si legge nella memoria - avrebbero potuto essere utilizzati come ampliamento del ristorante e/o per l'assegnazione a due diverse associazioni. Esclusi dal computo, e d'altra parte il conteggio è difficile se non impossibile, i costi dei servizi offerti dalla Casa - prestazioni a carattere medico, ostetrico, psicologico, di consulenza e supporto legale, culturale, di sostegno alla genitorialità e orientamento lavorativo.
A marzo 2015 gli Uffici tecnici del Patrimonio ne avevano stimato il valore economico in quasi 700mila euro l'anno, ma le donne della Casa, che dispone anche di una biblioteca "unica nel suo genere", hanno preferito non prezzarli. Concentrandosi sulle proposte "per risolvere la questione del debito e l'avvio di una collaborazione al mantenimento dello stabile del Buon Pastore": disponibilità a organizzare punti di ascolto e formazione, come richiesto dal Campidoglio, e corsi di alfabetizzazione informatica per le detenute in uscita dal carcere di Rebibbia, rateizzazione del debito e riconoscimento da parte del Comune dei 535mila euro di crediti e "del valore economico, sociale e politico dei servizi che la Casa internazionale offre alla cittadinanza al fine di applicare un canone ricognitivo o la gratuità", in modo da non accumulare altro debito.
Proposte, si è detto, cadute nel vuoto. La risposta del Campidoglio è stata l'approvazione della mozione Guerrini, che ha inasprito i toni del confronto. Per l'associazione "Differenza Donna", che fa parte del Consorzio di via della Lungara, "il consiglio comunale ha dichiarato guerra alle donne e a quanti/e sono impegnati nel sociale per rendere visibile la città", mentre la presidente della Casa internazionale, Francesca Koch, ha sottolineato "l'opera di desertificazione che sta facendo l'attuale amministrazione riguarda quasi ottocento realtà attive sul territorio romano", ribadendo che la mozione approvata in Campidoglio "sostanzialmente prevede la fine dell'esperienza della Casa delle donne, ne cancella l'autonomia e la ricchezza progettuale. E questo perché il Buon Pastore deve essere, rifacendosi al documento della Guerrini, "riallineato alle nuove esigenze della città", non perché abbiamo un debito".
Il debito, già, ma ci sono anche le proposte del Consorzio. "Non abbiamo mai detto che il debito non esiste né che non vogliamo pagare - sospira Koch - e nella memoria che abbiamo consegnato a gennaio, ben quattro mesi fa, abbiamo dimostrato l'esistenza di crediti nei confronti dell'amministrazione, che, se riconosciuti dimezzerebbero quel debito. La via d'uscita va cercata e trovata confrontandosi e sulla base di una più complessiva visione politica e culturale, non di una logica meramente contabile". Intanto la mobilitazione continua. E Koch assicura: "Noi dal Buon Pastore non ce ne andiamo, il nostro impegno, per le donne e la città, va avanti".

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