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È stato sconfitto prima dalla destra e poi dalla sinistra, ma alla fine Macron e il suo sistema di relazioni hanno vinto. L’erratica politica francese dimostra ancora una volta che il discorso pubblico nei Paesi europei è completamente eterodiretto da poteri che prima creano un mostro ovvero un’immaginaria estrema destra rivestendo di tatuaggi inquietanti forze banalmente conservatrici ( al pari di ciò che accade in Germania con l’Afd) e poi lo compensano con un’altrettanto immaginaria, anzi ancora più immaginaria, estrema sinistra, così che dal caos continui a governare di fatto il potere finanziario nord atlantico.
Che sarebbe andata a finire così, con una resurrezione di Macron, lo si è capito quando all’indomani del primo turno e dell’allarme Le Pen si è creata una coalizione tra socialisti, partito completamente di sistema e la France Insoumise di Melenchon che il giorno prima si odiavano. Non si poteva prevedere che questo “Nuovo fronte popolare” avrebbe avuto tanto successo, ma in ogni caso era chiarissimo che l’operazione aveva lo scopo di creare le condizioni per la sopravvivenza politica di Macron. Anzi a voler essere un po’ scettici si potrebbe supporre, visti i tempi strettissimi tra il drammatico scioglimento del Parlamento annunciato dall’Eliseo e la nascita di un cartello quanto mai eterogeneo della sinistra nominale, che tutto sia stato in qualche modo coordinato.
In ogni caso il presidente Rothschild non solo ha vinto, ma paradossalmente è più forte di prima perché l’Ensemble macroniano non è crollato ed è l’ago della bilancia per qualsiasi possibile alleanza di governo. Per di più l’assenza di una chiara maggioranza parlamentare getta la Francia nell’incertezza: un’ assemblea legislativa debole in un contesto qual è quello della costituzione gollista mette al centro della politica il presidente e contribuisce a collocare la Francia direttamente nelle fauci dei poteri reali, della finanza, della Nato e di quel pilota automatico di cui parlava Draghi per l’Italia. Infatti già si sente aria di governo tecnico e lo stesso Jacques Attali che era stato il testimonial se non addirittura il promotore occulto di questo rassemblement contro il “fascismo” oggi dice che Melenchon “è matto” se pensa di diventare primo ministro.I timori per la tenuta del sistema suscitati dalle elezioni europee sono ormai sedati e i francesi che non volevano più Macron hanno fatto il salto della quaglia pur di tenerselo. Qualunque primo ministro dovrà fare i conti con l’Eliseo e contrattare ogni proposta con il partito del presidente oltre che con i poteri reali che egli rappresenta al massimo grado e quindi dal punto di vista concreto cambia pochissimo rispetto al passato. Questo però finirà per logorare proprio le forze che oggi sembrano vittoriose. Ancora una settimana fa si poteva pensare che questo destino sarebbe toccato ai lepenisti uccidendo ogni speranza per le presidenziali del 2027 e invece toccherà alle forze della sinistra tradizionale subire l’usura politica delle aspettative non realizzate e delle delusioni.
Per paradossale che possa essere proprio quelli che erano disgustati dall’arroganza con cui l’Eliseo aveva imposto la riforma delle pensioni e si preparava a distruggere i sussidi di disoccupazione, (provvedimento bloccato temporaneamente dopo il primo turno elettorale), proprio quelli che non sopportavano la tracotanza del tono elitario inaugurato dalla presidenza e infine coloro che non volevano ulteriori coinvolgimenti della Francia in Ucraina o deprecavano il tono belligerante di Macron, sono riusciti nel miracolo di resuscitare un cadavere politico. Queste però sono le contraddizioni delle mezze democrazie in cui ormai viviamo dove non è possibile fare scelte che intacchino il sistema e dove l’opinione pubblica è telecomandata dall’informazione.
Sempre di più appare chiaro che occorre uno choc esterno per spezzare l’incantesimo e che solo la nascente multipolarità potrà rimettere in gioco l’ideazione e l’azione politica liberando le forze che ora sono tenute nella gabbia delle illusioni e delle illusorie alternative.
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