A fianco dell’autonomia differenziata sta marciando un altro processo che porterà alla “secessione reale” del paese.
Indicato già nel Pnrr di Draghi ma sottraendo risorse alle zone interne in via di spopolamento, diventa operativo il progetto di fare nel Meridione una “Zona Economica Speciale”.
Secondo la presidente del Consiglio Meloni, il Piano “è un modello molto diverso dalle logiche assistenzialistiche che abbiamo visto in passato, e che hanno impedito al Sud di dimostrare appieno il suo valore. Il Mezzogiorno – ha proseguito Meloni – ha straordinarie ricchezze e potenzialità, che finora non sono state espresse appieno. Penso alla sua eccezionale posizione geografica, che lo rende una piattaforma naturale al centro del Mediterraneo, ma anche a ciò che rende il Sud famoso nel mondo, in termini di storia, cultura, bellezza, talenti e produzioni di eccellenza”.
Per la presidente del Consiglio “è un mattone in più che noi mettiamo per costruire quel nuovo modello di cooperazione, sviluppo e partenariato con l’Africa che è alla base del Piano Mattei, che il Parlamento sta discutendo in queste ore, e che identifica l’Italia come ponte tra il continente africano e l’Europa. L’obiettivo strategico che ci poniamo – ha proseguito la Meloni– è rendere il Sud un luogo dove sia conveniente investire. Ed è un’occasione alla nostra portata, perché “la Zes Unica del Mezzogiorno sarà la più grande zona economica speciale in Europa per numero di abitanti, e supererà il primato della Polonia, che pure costituisce una buona pratica a livello internazionale”.
Altri elementi di indubbio interesse per le imprese è ovviamente “un costo del lavoro che resta ancora competitivo rispetto ai Paesi occidentali specialmente per quanto riguarda la manodopera qualificata”.
Standard sociali differenziati tra le regioni, agevolazioni fiscali e contributive per le imprese, differenziazioni salariali. Più chiaro di così!!
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