giovedì 25 luglio 2024

Amazon sfrutta e truffa, maxi sequestro a Milano.

La Guardia di Finanza ha eseguito il sequestro preventivo di 121 milioni di euro alla Amazon Italia Transport srl, filiale italiana del colosso dell’e-commerce Amazon, che gestisce 44 magazzini in Italia e si occupa di servizi di movimentazione e consegna finale dei “pacchi”. 


 

Il dispositivo, partito dall’inchiesta dei Pm Paolo Storari e Valentina Mondovì, accusa Amazon di frode fiscale tra il 2017 e il 2022 in seguito allo sfruttamento di manodopera, apparentemente appaltata, ma in realtà diretta tramite gli strumenti tecnologici con cui il corriere risponde direttamente ad Amazon e non alla società appaltante, utilizzata perciò come mero strumento di abbattimento dei costi della forza lavoro. 

Nelle 94 pagine prodotte dal decreto di sequestro della procura si legge che Amazon “attraverso i propri dispositivi tecnologici esercita poteri direttivi organizzando di fatto l’attività complessiva di distribuzione e consegna merci, compresa quella relativa alla cosiddetta consegna ‘di ultimo miglio’ in apparenza appaltata, esercitando direttamente nei confronti dei singoli corrieri”, formalmente dipendenti dalle società appaltatrici, “i poteri specifici del datore di lavoro”. 

Pertanto, “le singole società affidatarie del servizio di consegna non dispongono nello svolgimento dell’attività di alcun potere discrezionale, in quanto i lavoratori non possono che interloquire costantemente solo con il dispositivo informatico loro in uso, dotato di un software gestionale di proprietà Amazon, con cui sono impartite le concrete direttive operative per effettuare l’attività di consegna”. 

Sono questi i “serbatoi di manodopera” tramite cui Amazon ha sbaragliato la concorrenza della consegna a domicilio della merce ordinata sul proprio sito, offrendo tariffe ipercompetitive a tutto discapito del lavoratore e, afferma la Procura di Milano, di riflesso delle entrate dello Stato.  

Un sistema, come ricorda Milano Finanza, venuto già a galla in passato per Dhl, Gls, Uber, Lidl, Brt, Geodis, Esselunga, Securitalia, Ups, Gs del gruppo Carrefour e Gxo, a testimoniare come l’abbattimento dei prezzi di un servizio non può che essere a discapito dei lavoratori e delle lavoratrici impiegato nel comparto, nella fattispecie la logistica. 

150 consegne al giorno, tre minuti per consegna, standardizzate e monitorate in tempo reale, con l’algoritmo, chiamato “manifest”, che giudica l’operato del corriere. Questo l’inferno descritto anche in una delle ultime fatiche di Ken Loach. 

Tale strumento di gestione “consente di elaborare delle schede che periodicamente vengono consegnate ai singoli corrieri ed in cui vengono annotati in tempi medi di esecuzione delle specifiche attività indicate sulla scheda, come il tempo intercorrente tra una consegna e la successiva’, il tempo di arrivo e ripartenza dal luogo di consegna e il rispetto della fascia oraria di consegna prescelta dal cliente Prime”. 

La logistica sono anni che in questo Paese rappresenta il comparto maggiormente conflittuale di un mondo del lavoro ancora incapace di reagire al reiterato attacco padronale, coadiuvato da una classe politica complice, che prosegue ininterrotto almeno dagli anni ’80, con l’eliminazione della scala mobile e l’inizio delle politiche dei sacrifici per lavoratori e lavoratrici. 

Questa ennesima iniziativa della Procura di Milano, la dodicesima nell’ultimo anno nel coacervo delle cooperative e delle microimprese che si muovono tra i meandri degli appalti della grande distribuzione, è l’ennesima testimonianza delle ragioni dei lavoratori e delle lavoratrici, oramai “ultime colonne portanti delle fragili fondamenta” su cui poggia l’economia deindustrializzata del nostro Paese.

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