mercoledì 31 luglio 2024

Affari e politica, tutte le porte girevoli

A sinistra – Banche ed enti: il business dopo il seggio.

 

(Salvatore Cannavò – ilfattoquotidiano.it)

Un caso eclatante come quello di Davide Ermini – che da ex vicepresidente del Csm prende il posto di Aldo Spinelli a capo della holding protagonista dell’inchiesta Toti – non si ritrova facilmente. Del resto, il tentativo della holding Spinelli di sistemare le beghe giudiziarie ricorrendo a colui che del Pd ligure è stato anche commissario, è di quei colpi di genio che solo nella famelica politica italiana si possono trovare.

Ma il Pd (e altri partiti, ma qui ci concentriamo sul partito di Elly Schlein) ha una lunga consuetudine con dirigenti politici e uomini di Stato che a un certo punto entrano nelle stanze degli affari. Qualche anno fa, l’organizzazione non profit The Good Lobby aveva redatto un primo elenco degli affezionati alle “porte girevoli”, il rapporto mai risolto tra il mondo istituzionale e quello della concorrenza privata. Si pensi a Pier Carlo Padoan, che già ministro dell’Economia dei governi Renzi e Gentiloni a un certo punto si dimette da parlamentare per entrare nel Cda di Unicredit di cui diventa presidente. Padoan è stato colui che ha nazionalizzato il Monte dei Paschi di Siena e guarda caso, da tempo si parla di un’acquisizione della banca senese da parte proprio di Unicredit.

Anche Marco Minniti lascia improvvisamente il seggio da deputato e diventa presidente della facoltosa Fondazione MedOr, promossa da Leonardo Spa. Minniti ha lasciato il Parlamento, mentre Luciano Violante, già presidente della Camera, una delle storiche figure della sinistra italiana, ha diretto per moltissimi anni l’altra fondazione della controllata di Stato, Leonardo, Civiltà delle macchine. Incarichi di valore culturale, si dirà, ma sono anche le fondazioni a svolgere una decisiva attività diplomatica e di relazioni istituzionali che ha effetti importanti sul business. Un altro buen retiro degli uomini del Pd è l’altra grande controllata di Stato, Eni, dove è sbarcato nel 2015 l’ex viceministro degli Esteri Lapo Pistelli nei governi Letta e Renzi, che si fa assumere dal colosso energetico di cui dal 2020 è Director Public Affairs. E che affairs

Claudio De Vincenti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Renzi e ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, nel 2021 diventa presidente di Aeroporti di Roma, incarico che poi lascerà per essere nominato presidente di Azzurra Aeroporti (Nizza, Cannes e Saint Tropez sempre del gruppo Mundays, ex Atlanta (quella dei Benetton) presieduta tra l’altro dall’ex ambasciatore, ex segretario generale della Farnesina (e collezionista di incarichi) Giampiero Massolo. In ambito autostradale aveva navigato Antonio Bargone sottosegretario ai Lavori pubblici con i governi Prodi, D’Alema e Amato e finito a presiedere la Sat, la Società autostrade Tirrenica. Del resto, il suo leader di riferimento, Massimo D’Alema, deve ancora chiarire il caso imbarazzante della vendita di armi alla Colombia.

Poteva mancare il fascino di Goldman Sachs? Non poteva. E così uno degli uomini della stagione renziana (ma veniva dall’area Civati), Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, teorico del Jobs Act, dal 2020 è Executive director e poi dal gennaio 2024 Managing director di Goldman Sachs International. Si potrebbe citare anche il solito Marco Carrai, fedelissimo renziano fin da quando era capo della segreteria della Provincia di Firenze e oggi presidente di Toscana Aeroporti. Si potrebbe parlare anche dell’andirivieni di Matteo Colaninno, che eredita legittimamente la Piaggio dal padre Roberto dopo essersi fatto le ossa da deputato del Pd. Oppure ricordare figure come Mauro Laus, deputato dell’attuale legislatura, ma anche ex presidente della multiservizi Rear, contestata anche da Ken Loach per gli stipendi irrisori e poi finita sotto inchiesta per “malversazione”.
Potremmo continuare, ma l’elenco rischia di essere davvero troppo lungo.

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