mercoledì 31 luglio 2024

La schiavitù della guerra.

Europa vassalla degli Usa – La speranza mai sopita è che il Vecchio continente acquisti finalmente una visione più ampia e completa della sicurezza e si affranchi dall’essere solo un campo di battaglia.


(Fabio Mini – ilfattoquotidiano.it) 

 “Può l’Europa garantire la propria sicurezza?” è la domanda retorica che l’autorevole rivista statunitense Foreign Policy (FP) si pone e ci propone con il suo numero estivo dedicato al nostro continente.

Il titolo di copertina è volutamente drammatico: “L’Europa sola” e non è più nemmeno un interrogativo; suona come una minaccia o una promessa corroborata dal parere di ben dieci esperti di politica e sicurezza. La rivista è in vendita, ma un esempio del tono della pubblicazione è fornito gratuitamente con alcune citazioni tratte dai contributi di tre analisti. La tedesca Constanze Stelzenmüller nota che “le incombenti profonde divisioni tra nord e sud, est e ovest e centro e periferia del mondo richiederebbero idee e capacità di guida che attualmente scarseggiano”. Lo scienziato politico Ivan Krastev afferma e conferma che “gli europei sono stati anche forzati a capire che la lunga mancanza di volontà d’investire nelle loro capacità militari li ha messi in pericolo”. Da parte sua, l’ex diplomatico di Singapore, Bilahari Kausikan, è ancora più tagliente: “A dispetto di ciò che i suoi sostenitori affermano, l’Unione europea non è un attore di sicurezza: la cosiddetta politica estera e di sicurezza comune non è presa seriamente nelle capitali asiatiche”.


Sono concetti che noi europei conosciamo bene e che sono difficilmente contrastabili, tuttavia l’implicito aut aut statunitense veicolato da FP (o spendete di più e ci pagate per la sicurezza o l’Europa sarà lasciata a se stessa) è un bluff pericoloso per gli stessi interessi americani. Da un lato, i politici europei e le stesse istituzioni comunitarie hanno già colto l’avvertimento ribadito da tutte le amministrazioni americane degli ultimi trent’anni e si stanno organizzando non tanto per garantire la sicurezza da soli quanto per confermare per qualche altro secolo la dipendenza dagli americani. Dall’altro, una crescente parte dei cittadini europei non vede l’ora che l’Europa sia lasciata sola a decidere della propria sicurezza.

Il numero di FP è quindi pleonastico e sfonda una porta già spalancata, oppure ravviva la speranza mai sopita che l’Europa con la maturità politica acquisti una visione più ampia e completa della sicurezza e si affranchi dalla schiavitù di essere soltanto un campo di battaglia. La visione americana della sicurezza è infatti dettata dalla potenza militare e in particolare dalla capacità di fare la guerra. Da essa dipendono la potenza economica, industriale, finanziaria e la “potenza per la potenza”. Ed è una vera tragedia che alla civiltà europea di oggi venga imposto l’identico paradigma che essa ha applicato alle proprie colonie per cinque secoli.

I politici europei fingono di non rendersi conto che il richiamo statunitense alla sicurezza in termini esclusivamente militari è una chiamata alle armi che si basa su alcuni presupposti falsi e irrealistici: 
1) che non esistano alternative alla guerra; 
2) che il nostro quarto del mondo sia minacciato militarmente dai restanti tre quarti; 
3) che l’aumento delle spese militari e il rafforzamento degli schieramenti bellici portino sicurezza; 
4) che il mantenimento e l’ampliamento delle divisioni tra nord e sud, est e ovest, centro e periferia e l’innalzamento di altri muri militari dalla superficie terrestre allo spazio siano sufficienti a mantenere il grado di sicurezza e prosperità di cui il nostro quarto del mondo ha bisogno per progredire; 
5) che sia possibile attuare le fondamentali ma costose “transizioni” in campo energetico, tecnologico e ambientale scatenando conflitti militari contro tutto il mondo o quella parte che detiene le risorse, le capacità e la volontà di realizzarle.

È vero, l’Europa non è in grado di garantire la propria sicurezza né militare né economica né sociale e non può sostenere l’isolamento. Ma è anche vero che nemmeno le armi e le guerre in Europa possono garantirla, tanto meno possono farlo il riarmo e la cieca subordinazione agli Usa che queste guerre fomentano e alimentano.

In realtà l’Europa non può affrontare alcun tipo di guerra, subordinazione e servitù senza svendersi, logorarsi, regredire e far regredire gli stessi alleati. In sostanza, senza rinunciare a essere Europa. Il mondo intero ha bisogno di spazi politici ed economici aperti e integrabili, di politiche lungimiranti che comprendano la competizione e la cooperazione piuttosto che l’aggressione, l’isolamento o la supina acquiescenza. Il progetto Nato/Ue di allargarsi con le armi alle spese della Russia e di altri Paesi è già fallito e quello di riesumare lo stallo della Guerra fredda è solo un modo per accelerare l’auto-estinzione civile prima ancora di quella politica e militare del nostro continente e non solo. 
Il numero di FP è in offerta speciale a un terzo del costo stabilito. La sicurezza europea anche.

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