domenica 21 luglio 2024

Il pastore-poeta di Pescasseroli: Cesidio Gentile detto “Jurico”

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 «Nacqui a Pescasseroli addì 28 giugno 1847. Crebbi colmo di miseria e di ignoranza, a motivo che a quei tempi scole elementari non esistevano, e alla scola privata mio padre non ebbe il potere a mandarmi. Era un misero pastore; si guadambiava un anno docati trenta di moneta napolitana, pari a lire centoventisette e cinquanta, e con quello misero stipendio doveva alimentare tre figli e una moglie. Dunque, si viveva a forza di economia. Di otto anni mi portai al bosco Pirinella a pasturare le pecore unito a lui. Nella capanna dei pastori mi imparai a conoscere le lettere dell’alfabeto e per istinto di natura ebbi un bel gusto di ascoltare le storielle popolari scritte in ottave: i racconti cavallereschi della Tavola rotonda mi davano molto a pensare. E così nella mia idea, a pena cominciai a scrivere, scriveva versi ispirati dalla mia fantasia. Al 1860 scrissi varie canzoni in onore di Giuseppe Garibaldi e all’Italia redenta. Nel corso della mia gioventù scrissi il Canzoniere del bosco; satirizzai tutte le donne della mia patria; scrissi il dialogo satirico molto busso scritto sullo stile del Giusti, quartine. Pendente al 1879, scrissi un poema della Storia dei Marsi, 1531 ottave; lo diedi al cavaliere Alesio, che me lo doveva correggere, e in quella casa è rimasto sepolto. Al 1890 scrissi la Strenna del bosco, poesie varie a vario stile; al 1897 scrissi la Corneide e l’Apparizione di un nuovo santuario; al 1898 scrissi la Siringa pastorale ossia il Corno di Zapponeta, dialogo di tre pastori, e il lamento del pastore pugliese. Scrissi il Sogno sul monte Palombo, l’Apparizione del dio Epigano. Al 1902 il Sogno sul monte Rottella, opera buffa; il Modo di vivere a Pescasseroli; l’Ombra del cavaliere al suo nipote, che tratta lo stesso argomento; sull’Agire a Pescasseroli, la Forza del Leone e la Forza del Tricorno, la Superbia del mulo, il Toro della dea Cimbolo e il Montonello di Plistia; la raccolta dei brindisi; un Sermone sul monte Argatone con un pastore di Scanno; lo Uccellino e l’agnello, poesie morali, l’Istoria del tempo presente, l’Istoria dei dodici mesi, scritta a poesie, ottave, quartine e sciolti, l’Istoria dell’Incoronata di Foggia, nuova edizione; l’ultima opera il Dialogo delle due comari. Al 1908 scrissi l’Ultimo crollo delle mie sventure, la Tempesta, l’Avversa sorte e il Sogno a Ferroglio. Al 1903 rinnovai il gran poema della Istoria dei Marsi, intitolato Leggende marsicane, scrissi le Poesie boccacesche, le diedi a correggete, e tutto ho perduto. Ora, vecchio sessagenario, rammento tutto il mio passato, ricordo quei bei versi che cantò. In vita mia ho scritto oltre centomila versi, ma tutti mi furono dispersi. Ora, con l’aiuto della musa Urania spero di scrivere le Boscarecce».

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