mercoledì 29 marzo 2023

UCRAINA, ECCO A CHI CONVIENE L’INVIO DI ARMI UE

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Fatta la legge, trovato l’inganno. L’Estonia e altri Stati hanno trovato il modo di utilizzare a proprio vantaggio gli acquisti congiunti di munizioni per l’Ucraina decisi dall’Unione europea. In sostanza, si utilizza una falla del meccanismo Ue per riempire e rinnovare gli arsenali nazionali: e non quello dell’Ucraina.

Fra i furbetti delle munizioni, se così si possono definire i Paesi in questione, non c’è l’Italia. Sono invece in prima fila anche Lituania, Lettonia, Finlandia. Particolare curioso: questi stessi Paesi, insieme all’Estonia, sono sempre in prima fila anche nell’invocare una linea Ue sempre più dura contro la Russia e sempre più accondiscendente verso le necessità belliche dell’Ucraina. La quale invece, ovviamente, dovrà arrangiarsi, anche se gli acquisti congiunti di munizioni sono stati presentati come segno di compattezza e grande solidarietà nei suoi confronti.

Oggi, martedì 28 marzo 2023, la testata Politico ha sollevato il velo su questa faccenda che va dipanandosi dietro le quinte dell’Unione europea.

GLI ACQUISTI CONGIUNTI DI ARMI PER L’UCRAINA

Politico precisa che l’atteggiamento dell’Estonia e degli altri sta provocando lanci di metaforici coltelli, ma sempre dietro le quinte. Parlarne apertamente e lanciare accuse alla luce del sole, infatti, significherebbe in sostanza ammettere sia le divisioni interne sia, implicitamente,  che tutta ‘sta gran solidarietà con l’Ucraina è in realtà ben descrivibile con il proverbio orate pro me e per gli altri se ce n’è.

Gli acquisti congiunti Ue di munizioni si dividono in due filoni. Il primo è l’appalto per nuove forniture. Il secondo, un rimborso pari all’85% circa per gli Stati che hanno fornito all’Ucraina proiettili provenienti dai propri arsenali. Il trucchetto dell’Estonia e degli altri riguarda proprio il rimborso. Hanno sbolognato all’Ucraina proiettili di fabbricazione sovietica, dunque vecchi di almeno 30 anni, e hanno presentato all’Ue una richiesta di rimborso basata sul prezzo attuale dei proiettili.

D’altra parte un comportamento del genere non è mica vietato. Non è scritto da nessuna parte che i rimborsi debbano diminuire se all’Ucraina viene fornito materiale obsoleto. Inoltre, svuotati gli arsenali a beneficio dell’Ucraina, bisognerà pur pensare a riempirli di nuovo. E i proiettili si comprano dalle fabbriche, non al mercato delle pulci…

IL RUOLO DELL’ITALIA

Fin qui le notizie provenienti da Politico. Per quanto riguarda l’Italia, ben difficilmente potrà aspirare a rifarsi gli arsenali con i rimborsi Ue sulla falsariga del trucchetto estone.

Infatti i rimborsi riguardano solo i proiettili. L’Italia ha dato all’Ucraina missili terra-aria Stinger, che non sono esattamente ferrivecchi sovietici. Gli invii italiani sono segretati, ma secondo il tracker di Forums Arm Trade comprendono anche armi anticarro, mitragliatrici pesanti, mitragliatrici leggere, sistemi anti-esplosivi. Tutta roba che non dà diritto a rimborsi Ue, come pure i Samp-T. Eppure il valore delle armi che l’Italia ha già dato all’Ucraina sarebbe sufficiente per per pagare per circa 35 anni tutti i 29 mila professionisti che mancano alla scalcinata sanità pubblica.

GLI APPALTI PER I PROIETTILI ALL’UCRAINA

Rimane ancora da scrivere il capitolo relativo al secondo filone degli acquisti congiunti Ue per l’Ucraina, quello che riguarda gli appalti per la fornitura di nuovi proiettili. Possiamo farci un’idea di come funzionerà in base alle affermazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, contenute in un articolo che il quotidiano britannico Guardian ha pubblicato circa un mese fa.

In sostanza, secondo von der Leyen il problema è mettere le industrie in condizione di aumentare considerevolmente la produzione per soddisfare le necessità dell’Ucraina. Lo si può risolvere, dice, facendo come per i vaccini: chiedere cioè alle industrie stesse di che cosa hanno bisogno per raggiungere l’obiettivo. Fin qui von der Leyen. Di qui in poi, ciascuno può provare a immaginare chi potrebbe essere l’Estonia della situazione.

GIULIA BURGAZZI

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