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La Cina ha appena completato il primo scambio di gas naturale liquefatto (GNL) regolato in yuan, ha dichiarato martedì la Shanghai Petroleum and Natural Gas Exchange. Il colosso statale cinese del petrolio e del gas CNOOC e TotalEnergies hanno completato il primo scambio di GNL sulla borsa con regolamento in valuta cinese, ha dichiarato la borsa in un comunicato riportato da Reuters.
L’operazione ha riguardato circa 65.000 tonnellate di GNL importate dagli Emirati Arabi Uniti, ha aggiunto la Shanghai Petroleum and Natural Gas Exchange.
La multinazionale francese, uno dei principali commercianti di GNL al mondo, ha confermato alla Reuters che il commercio riguardava GNL importato dagli Emirati Arabi Uniti, ma ha rifiutato di commentare ulteriormente l’accordo.
Da anni la Cina sta cercando di concludere un maggior numero di accordi commerciali in yuan per aumentare la rilevanza del petroyuan (o del GNL-yuan, a seconda dei casi) sui mercati globali e sfidare il dominio del dollaro statunitense nel commercio internazionale, compreso quello energetico. Durante una visita storica a Riyadh a dicembre, il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato che la Cina e le nazioni arabe del Golfo dovrebbero utilizzare la Shanghai Petroleum and National Gas Exchange come piattaforma per effettuare il regolamento in yuan degli scambi di petrolio e gas.
“La Cina continuerà a importare grandi quantità di greggio dai Paesi del CCG, espanderà le importazioni di gas naturale liquefatto, rafforzerà la cooperazione nello sviluppo a monte di petrolio e gas, nei servizi di ingegneria, nello stoccaggio, nel trasporto e nella raffinazione, e utilizzerà appieno la Borsa del petrolio e del gas di Shanghai come piattaforma per effettuare il regolamento in yuan degli scambi di petrolio e gas“, ha dichiarato Xi a dicembre, come riportato da Reuters.
Tuttavia, Pechino ha ancora molta strada da fare prima di detronizzare il biglietto verde come riserva globale: sebbene la valuta cinese abbia fatto breccia nel commercio mondiale, lo yuan rappresenta solo il 2,7% del mercato, rispetto al 41% del dollaro statunitense.
D’altra parte, la valuta cinese ha molto slancio: nell’ultimo anno, la Russia si è rivolta al commercio in yuan sulla scia delle sanzioni occidentali sulle sue esportazioni, importazioni e commercio di energia, in quanto la valuta cinese è diventata l’unica alternativa di Putin per ridurre l’esposizione al dollaro statunitense e all’euro. Nello stesso tempo il fatto che la Francia accetti di pagare in Yuan è un segno che anche l’Europa si piega ai desideri di Pechino, pur di avere il gas naturale.
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