“Hanno legalizzato Tangentopoli”. Così il nuovo codice degli appalti viene sintetizzato da Roberto Scarpinato, ex magistrato in Sicilia e ora senatore del Movimento 5 stelle.
(GIANNI BARBACETTO – Il Fatto Quotidiano)
“Questo codice ha abolito tutte le regole che servivano a evitare abusi e ha fatto saltare tutti i controlli amministrativi. Sono già stati criticati l’affidamento diretto fino a 150 mila euro, procedure negoziate senza bando fino a 5 milioni di euro, piccoli Comuni che possono fare affidamenti diretti fino a 500 mila euro nonostante non abbiamo le competenze amministrative necessarie, subappalti a cascata, liberalizzazione dell’appalto integrato. Ma la gravità della situazione si percepisce se si allarga lo sguardo.
E che cosa si vede?
Si vede che non soltanto hanno fatto saltare tutti i controlli amministrativi, ma anche i controlli penali e quelli contabili. Dobbiamo ricordare che dal 2020 è stato abolito il controllo di legalità della magistratura penale su tutti gli atti amministrativi aventi carattere discrezionale.
Eppure i politici di governo, con il ministro Carlo Nordio in prima fila, continuano a parlare di amministratori con la “paura della firma”.
Non si capisce che paura possano avere, visto che la loro attività discrezionale non è più sottoposta al controllo penale. Ma non c’è solo questo. Hanno eliminato anche la responsabilità contabile degli amministratori. Lo ha stabilito il decreto Conte-2 durante la stagione della pandemia, per accelerare le procedure di spesa. Ma allora si era previsto che fosse una misura a tempo. Invece Mario Draghi l’ha prorogato fino al giugno 2024 ed ecco che ora c’è un emendamento del centrodestra, che riguarda il decreto del Pnrr ma che dovrebbe estendersi a tutte le procedure d’appalto, che vuole portare questo scudo erariale fino al 2025. L’associazione dei magistrati della Corte dei conti con una lettera del 4 marzo ha segnalato che così si crea di fatto una abrogazione dell’articolo 103 nella Costituzione che attribuisce alla Corte dei conti il controllo dei legittimità sul modo in cui gli amministratori esercitano i loro poteri. Ma non basta. Questo centrodestra non vuole fare una seria legge sul conflitto di interessi, non abbiamo una legge sulle lobby e, dopo avere lobotomizzato l’abuso d’ufficio, vogliono anche lobotomizzare il reato di traffico di influenze illecite, nonostante ci sia stato imposto dall’Europa. E nonostante questo sia il reato per cui l’anno scorso in Francia è stato condannato Sarkozy e quest’anno in Italia è stato condannato Alemanno. Insomma, diamo via libera all’azione occulta delle lobby per influire nei procedimenti di affidamento di appalti. Ecco: ci sono tutti i presupposti per una sorta di legalizzazione di Tangentopoli e per la creazione di un sistema criminogeno che accende il semaforo verde affinché il denaro pubblico finisca nel buco nero della corruzione e anche del sistema clientelare.
Si torna alla Prima Repubblica?
Sì, ci sono tutti i presupposti per un ritorno alla politica della Prima Repubblica, cioè il finanziamento pubblico per finanziare enormi catene clientelari e innescare il voto di scambio. Un pubblico amministratore, non essendo più sottoposto al controllo penale, al controllo amministrativo, al controllo contabile, può utilizzare il suo potere non solo per la corruzione, ma anche per alimentare il consenso alla propria parte politica favorendo non solo se stesso, ma anche una clientela politica, che potrà essere agevolata nell’affidamento di appalti pubblici.
La “semplificazione delle procedure” viene giustificata con la necessità di ridurre la burocrazia.
Quando sento questa giustificazione, mi viene in mente la metafora del tubo e dell’acqua. È come pompare un’enorme quantità d’acqua in una conduttura, ma senza preoccuparsi di controllare se poi qualcuno non la toglie con allacciamenti abusivi, con il risultato che l’acqua che arriva sia alla fine del tubo solo una piccola parte di quella pompata. Così, più che alimentare la crescita del Paese, si alimenteranno i portafogli dei comitati d’affari e delle mafie.
E gli imprenditori onesti?
Saranno danneggiati, perché favoriti saranno i più spregiudicati, che sanno come utilizzare gli agganci con il potere.
E alla fine è previsto anche un condono per chi non paga le tasse.
È un invito all’evasione fiscale: intanto non pago, al massimo pago dopo che mi hai scoperto. È anche un attacco allo Stato sociale, perché priva di risorse il welfare. Nel complesso, siamo di fronte a una legislazione che mira a ottenere il consenso del proprio elettorato. Ai danni dello Stato.
Nessun commento:
Posta un commento