lunedì 27 marzo 2023

Anna Lombroso. L’Anonima Intellettuali

"Il nuovo corso del Pd si arricchisce ogni giorno di presenze e di testimonianze attive che fanno forza a questa comunità. Voglio per questo ringraziare tutte e tutti i 168 intellettuali che hanno sottoscritto l’appello “Una speranza e un’opportunità per la sinistra. Vogliamo dare una mano”. Perché é esattamente questo quello che desideravamo suscitare: la condivisione, insieme, di un impegno, di una passione, di una visione comune. Solo così, tutti e tutte insieme, ce la faremo a ricostruire fiducia con le persone e a dar vita a una vera alternativa a questo governo, che si batta per la giustizia sociale e climatica, per il lavoro di qualità e i diritti”.  

 

il Simplicissimus Anna Lombroso 

Commenta così la segretaria del Pd Elly Schlein in merito all’appello di 168 intellettuali pubblicato ieri dal Mattino di Napoli.

Costretta dalle imposizioni del suk dell’informazione ad abbonarmi al quotidiano di Napoli, scopro che la spesa non è andata a buon fine: non trovo nessun nome in calce ai firmaioli per la Schlein e ancora una volta sono costretta a interrogarmi: chi sono oggi gli intellettuali in Italia? Un napoletano doc sosteneva che proprio nella sua città erano quelli che ponzavano stando dint’o lietto, a conferma di un’indole per la contemplazione passiva in attesa del caffè di mamma Cuncè’. Il fatto è che nuove specie si sono aggiunte. Ormai fanno testo i creativi dei loft dei Navigli, i promoter di startup maturate fuori dai leggendari garage, che si sono aggiunti alla definizione della Treccani: persona fornita di una buona cultura o cultore di studi… capace di esercitare una profonda influenza nell’ambito di un’organizzazione politica o di un indirizzo ideologico.

E ancora di più hanno – alla faccia dell’appello – dirottato da quella gramsciana di letterato, filosofo, artista, che stabilisce un rapporto organico con il partito cui appartiene e di cui si fa portavoce. In questi ultimi tre anni più che mai abbiamo capito meglio chi sono e in cosa consiste il loro “dare una mano”, in una società smarrita che assimila a loro penne in vendita, arredatori, influencer, sarti, cuochi. Ci sono quelli che sono stati definiti i mandarini, gente che ritiene di impiegare un superstite prestigio per zittire il dissenso, lanciare eterno anatema contro chi si batte in contrapposizione ai dogmi, ai corpi dottrinali, ai modelli di comportamento, agli ordinamenti simbolici, e anche agli assetti di potere esistenti. Ci sono i tecnici “competenti” al servizio delle leggi di mercato per accreditarle come profittevoli, giuste e irrinunciabili per mantenere salute e qualità della vita. Ci sono quelli ormai appannati dalla troppa visibilità, che ricorrono all’offesa, all’urlo, all’invettiva.

Ma i più pericolosi sono quelli che rivendicano ancora (saranno così i 168?) di svolgere un ruolo sacerdotale, di guida, cercando di persuaderci di incarnare la funzione di unico depositario dell’intuito, della divinazione universale, l’unico in possesso della chiave giusta per interpretare e predire il divenire storico. E difatti si sono appropriati di questo ruolo quelli che fanno “informazione” visto che tutta la società, come ha detto qualche illuminato, è diventata “oracolare” Tv, radio, stampa, web pensano di rispondere ai bisogni umani di divinazione, vaticini, responsi, predizioni, rassicurazioni, propiziazioni, norme di comportamento, giudici supremi degli sviluppi storici o come zelante guardiano dei diritti civili e umani. Un tempo soddisfatti dalla Pizia e oggi dai talk show.

Non occorre la lista dei nomi in calce, li possiamo riconoscere subito quelli che hanno superato facilmente il conflitto tra il modello tradizionale del chierico per incarnare le nuove figure ormai organiche al regime e all’ideologia che lo ispira. Sono quelli che disprezzano i poveri, tanto da considerare i loro diritti ormai inalienabili, elargiti e regalati, mentre devono essere affermati quelli “aggiuntivi”, monopolio indiscusso di minoranze già privilegiate. Sono quelli che si aggirano intorno a un corpaccione in putrefazione per trarne qualche visibilità e miserabili rendite di posizione. Sono quelli, largamente frustrati, che dedicano il loro culto della personalità a sgherri prepotenti, a nazisti orgogliosi della loro militanza. Sono quelli che della scienza ormai adottata come fede, prendono solo le rassicurazioni per essere riconosciuti come affidabili adepti, si tratti di vaccini o di uranio impoverito che fa male solo ai tank. Sono quelli che per dimostrare la loto volontà unificatrice si agitano intorno alla più divisiva e perversa delle formazioni politiche, un partito che ha fatto del tradimento del suo mandato la ragione della sua esistenza in vita. Sono quelli che hanno accettato l’idea della necessità della guerra per garantire non la pace con giustizia, ma i profitti di un sistema sempre più perverso del quale è ormai difficile augurarsi il suicidio. Quando me li immagino vedo quelle scimmiette tristi che girano la manovella dell’organetto per raccogliere qualche monetina. Ma nemmeno quella meritano.

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