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Lo stato di emergenza permanente in cui il Paese è stato tenuto grazie all’alimentazione forzata della crisi sanitaria, derivante dalla gestione strumentale della covid, non è più sostenibile.
La cobelligeranza per stabilizzare il governissimo?
L’art. 78 recita: Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari.
La legge marziale
( “legge del dio Marte”) è un sistema di governo in cui le leggi,
ordinariamente in vigore in uno Stato, vengono “temporaneamente” sospese
e i tribunali militari prendono il controllo della normale
amministrazione della giustizia. Uno Stato può ricorrere alla legge
marziale quando si trova in guerra e poiché allo stato di emergenza
militare potrebbero sommarsi altri stati di emergenza già variamente
prospettati e concomitanti, quali le nuove crisi sanitarie, gli attacchi
cibernetici minanti la cyber sicurezza, eventuali disordini sociali e
tentativi di colpo di Stato interno, tali emergenze, poiché ritenute in
grado di minacciare la sicurezza nazionale, adeguatamente sostenute ed
alimentate dalla informazione main stream, potrebbero legittimare
l’introduzione dello stato d’eccezione marziale.
Un’occasione assai appetibile per un governo che intende evitare come la
peste il giudizio dei cittadini e le indagini a largo spettro sul suo
operato da parte della magistratura ordinaria qualora questa si sentisse
finalmente più libera di svolgere il proprio ruolo.
Soffiando sul fuoco nucleare
Si spiegherebbe così, seppure solo in
parte, la caparbia ostinazione a coinvolgerci, quale Paese
cobelligerante, nel conflitto in corso, inviando armi e supporto
logistico anche a costo del caos economico verso il quale attori esogeni
(oligarchie sovranazionali) stanno spingendo il Paese servendosi di
quei protagonisti al potere, tra cui primeggia Draghi, che eseguono
fedelmente le istruzioni da loro ricevute.
Polacchi ed inglesi
appaiono in prima fila nella spinta a infiammare il conflitto. Per il
sottosegretario alla Difesa britannico James Heappey è “pienamente legittimo” il bombardamento di obiettivi militari in territorio russo, con armi inglesi fornite all’Ucraina. La ministra degli Esteri britannica, Truss,
auspica un Occidente pronto ad un confronto militare a lungo termine
con Mosca, da cui la necessità di aumentare gli aiuti militari a Kiev: “Armi pesanti, carri armati, aerei”. Come è noto il Cremlino ha immediatamente reagito minacciando di “colpire i centri decisionali occidentali a Kiev” e se necessario i paesi Nato convolti negli aiuti militari per l’Ucraina tra cui, quindi, anche l’Italia. Se Biden (che di recente ha chiesto al Congresso 33 miliardi di dollari per l’Ucraina) nel corso della sua recente visita in Polonia ha rilasciato dichiarazioni che ammiccano alla possibilità di usare le armi atomiche in “circostanze estreme”, Sergej Lavrov, il ministro degli Esteri russo, non esita ad evocare lo spettro di “una terza guerra mondiale”. Si ricordi a questo proposito che il documento USA “Nuclear Operations”
prevede lo sdoganamento di armi nucleari di piccole dimensioni (mini
nukes) declassificate da strategiche a tattiche (vedi il mio Un paese incateNATO),
nel caso in cui servissero a sbloccare situazioni non facilmente
risolvibili, in tempi accettabili, con strumenti militari tradizionali.
Sul versante polacco, Jaroslav Kaczynski, vicepremier e presidente del
partito al governo Diritto e Giustizia dichiara al quotidiano tedesco Welt am Sontag che: la Polonia “è pronta a ospitare armi nucleari Usa”. “Se
gli americani ci chiedessero di piazzare le loro armi nucleari sul
nostro territorio, noi saremmo pronti a farlo. Sarebbe una mossa che
rafforzerebbe in modo netto la deterrenza nei confronti della Russia.”
Il
vicepremier polacco chiede, inoltre, che si incrementi il numero dei
militari americani in Europa dagli attuali 100 mila ad almeno 150 mila.
Il capo del partito nazionalista Rodina, Aleksey Zhuravlyov: «Ci
vogliono 106 secondi per distruggere Berlino, 200 per Parigi, faremmo
tabula rasa e non ci sarebbero sopravvissuti. Basterebbe un missile
Sarmat e le isole britanniche non ci sarebbero più». Il direttore del Dipartimento per il controllo degli armamenti del ministero degli Esteri, Vladimir Yermakov: «I
rischi di una guerra nucleare devono essere ridotti al minimo con la
prevenzione di qualsiasi conflitto tra potenze nucleari, purtroppo tutte
le azioni di Washington vanno nella direzione opposta». Ricordiamo
che il nostro Paese, ospitando armi nucleari ad Aviano e Ghedi Torre, è
a rischio di ritorsione nucleare (vedi il mio No ai missili nucleari nel nostro Paese).
L’Occidente nel mondo è ormai minoranza anche dal punto di vista demografico. Gli occidentali nel loro complesso non raggiungono il miliardo di individui sui quasi 8 miliardi di abitanti complessivi del pianeta.
L’egemonia statunitense, o quel che ne
rimane, si regge ormai solo sulla sua potenza militare. La capacità di
assoggettamento ai diktat USA deriva, infatti, dalla potenza, cresciuta a
dismisura, della sua organizzazione militare e del suo esercito, che ha
colonizzato, con le sue 800 basi militari, sparse un pò ovunque, il
mondo intero. L’attuale volontà di inglobare Paesi tradizionalmente
neutrali come Svizzera, Svezia, Finlandia, Corea del Sud, Giappone
dimostra che gli USA tendono a voler realizzare una NATO, che dal 91 è
tutt’altro che un’alleanza solo difensiva, quale organizzazione militare
offensiva, su scala globale, ad esclusivo comando USA. L’Occidente non
può più vantare alcun primato a cominciare da quello
scientifico/tecnologico ma si ostina a voler imporre al mondo intero la
sua volontà di egemonia unipolare a fronte di un mondo ormai nei fatti
multipolare. Il vero sottostante del dollaro è l’esercito USA. I
petrodollari non intendono coesistere con altre valute internazionali. A
sostenere Rublo e Yuan le più grandi riserve al mondo di materie prime,
non solo energetiche, e la enorme e crescente capacità trasformativa
cinese, con annessa India. A sostegno del dollaro l’esercito USA che tra
l’altro è potuto crescere sino alle attuali enormi dimensioni grazie
alla imposizione di una anomalia finanziaria che obbligò il mondo intero
all’uso di una moneta nazionale quale unica valuta internazionale con
cui transare materie prime energetiche e non, su scala globale. Gli USA
riuscirono, infatti, ad imporre la propria moneta al mondo intero non in
quanto vincitori del secondo conflitto mondiale (il nazifascismo fu
sconfitto soprattutto da Russia e Cina) ma in quanto detentori dell’arma
atomica. Le spese militari statunitensi si aggirano complessivamente
intorno ai mille miliardi di dollari all’anno. Quella russa è assai meno
di un decimo di quella USA.
Il mondialismo globalizzante (meglio
dire il totalitarismo razzista), espresso da quella deriva oggi
dominante in Occidente, ossia gli aspetti più degeneri della cultura
liberale, pretenderebbe non riconoscere le grandi civiltà; non solo
quella cristiano ortodossa russa, ma anche quelle asiatiche, indù,
araba, cinese, sudamericana, africana…
Una scelta miope quella
statunitense che rischia di trascinare il mondo intero nel baratro
nucleare, soprattutto l’Europa, a meno che essa non riesca, molto in
fretta, a sganciarsi dal giogo Usa/Nato esercitando finalmente la sua
sovranità. Il mondo rischia, infatti, di scindersi pericolosamente in
due parti non più comunicanti.
Dovremmo piuttosto assumere un ruolo di riconciliazione costruttiva tra le parti, di neutralità attiva,
e invece ci ritroviamo arroccati in difesa della egemonia imperiale
Usa/Nato e della sua moneta imposta al mondo a Bretton Woods. Se gli USA
non sapranno accettare la multipolarità già in essere l’esito potrebbe
essere catastrofico.
Il potere dominante oggi negli USA, in
piena coerenza con la tradizione delle sue relazioni con il resto del
mondo, non sembra però voler cedere al nuovo ordine mutipolare seppure
quest’ultimo sia, nei fatti, già emerso ed inscritto nell’attuale
assetto mondiale. Il dominio USA, servendosi del suo braccio armato, la
NATO, intende rimuovere militarmente l’ostacolo maggiore alla
riaffermazione del suo dominio unipolare su scala planetaria anche
attraverso un RESET su scala mondiale, un tutto cambi perché tutto possa rimanere tale e quale.
Potrà salvarci soltanto un vasto ed inarrestabile movimento di popolo unificato al grido di
FUORI L’ITALIA DALLA GUERRA!
cui dovrebbero fare eco i popoli europei con un altrettanto liberatorio
FUORI L’EUROPA DALLA GUERRA!
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