lunedì 30 maggio 2022

Armi all’Ucraina. Finiscono ai russi o peggio: Gratteri, “Kiev outlet per la ndrangheta”

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Mentre il leader ucraino Volodymyr Zelensky, ad ogni sua comparsata, continua a chiedere armi sempre più potenti all’occidente, ammonendo la NATO sulla quantità e qualità degli arsenali ricevuti, emergono sempre più dubbi sulla strategia di continuo rifornimento bellico dell’Ucraina, adottata da Unione Europea e Stati Uniti.

Da sempre in tanti hanno dimostrato come questa tattica non fosse per nulla  funzionale ad un cessate il fuoco, anzi, alimentasse ancora di più le perdite militari e civili, oltre che, dopo il boomerang delle sanzioni,  far lievitare a dismisura le spese militari dei Paesi sostenitori: come l’Italia, che ha alzato l’impegno economico fino ad arrivare al 2% del Pil.

La NATO, o meglio, i Paesi membri, in un momento economicamente difficilissimo, affrontano spese di centinaia di miliardi soffiando sul fuoco della guerra con una perdita di vite umane incalcolabile.

A questo si aggiunge il problema del tracciamento delle armi inviate: nessuno ha il controllo sulla distribuzione di munizioni, veicoli da combattimento, fucili d’assalto e bombe, una volta arrivate sul suolo ucraino.

La testimonianza del reporter di guerra Rangeloni ci dà il senso della dissennata campagna intrapresa dall’occidente:  dal suo canale Telegram mostra con foto e video come giubbotti antiproiettile, armi e munizioni finiscano in mano russe, una volta abbandonate dagli ucraini costretti ad abbandonare le posizioni con l’inevitabile avanzata dell’armata della Federazione. Una beffa per Ue e NATO, uno schiaffo a tutti i capi di stato a cui Putin aveva chiesto lo stop dell’export bellico.

Il tracciamento delle armi come detto, diventa impossibile una volta in Ucraina, con il rischio di finire nelle mani sbagliate: già il Washington Post aveva ne aveva scritto, titolando “L’inondazione di armi in Ucraina fa temere il contrabbando di armi” ma anche Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, durante un’intervista alla trasmissione “Piazza Pulita” aveva avvertito di come l’Ucraina possa trasformarsi in uno shopping center per la ‘ndrangheta.

“Già era successo dopo la guerra in Jugoslavia”- ha detto il magistrato “dove la ndrangheta acquistava esplosivo, armi, bazooka. Lo stesso accadrà in Ucraina, con armi ancora più sofisticate: si potranno comprare a prezzo di Outlet, perchè la gente avrà fame, e non si sa in che mani vanno a finire”.

Zelensky, anche dal forum di Davos, da cui ha parlato per ben due giorni,  chiede “aiuti senza eccezioni”, stila liste di modelli di armi necessarie, si lamenta per la qualità di quelle ricevute, chiede lanciamissili multipli, armi offensive, si rivolge anche direttamente all’Italia, chiedendo a Draghi più aiuti militari,  evidentemente consapevole della disponibilità del nostro Presidente del Consiglio in tal senso: in Italia è stata secretata la spesa e la descrizione del materiale bellico inviato.

Per (s)fortuna Draghi lo abbiamo solo noi, e molti capi di Stato europei, come Francia e Germania frenano sulle armi allargando la spaccatura, anche su questo fronte, oltre che su quello delle sanzioni,  già creata da Orban nell’Ue.

ANTONIO ALBANESE

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