giovedì 26 maggio 2022

A scuola di sangue

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Dopo l’ennesima strage in una scuola, gli Usa appaiono scioccati come sempre da questi eventi, prima di dimenticarli lasciando immagini così simili tra loro da rischiare di confonderle e il presidente Biden ha detto o meglio ha letto quanto scritto sul gobbo: “Quando resisteremo alla lobby delle armi?”. Una bella domanda in un periodo nel quale proprio  la lobby delle armi, uno dei componenti di quel deep state che ha espresso Biden in elezioni truffaldine, soffia sulle guerre per trarne profitto. Non ha alcun senso invocare restrizioni sulla vendita delle armi quando in realtà si vive in un Paese che si direbbe costruito proprio su di esse  e sulla loro gestione violenta,  ricattatoria nei confronti del resto del mondo. E questo senza nemmeno risalire alle guerre contro i nativi che sono l’epopea della fondazione, ma anche solo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale segnata dalle due bombe atomiche del tutto inutili contro un Giappone che di fatto si era già arreso e tuttavia cinicamente usate come monito contro l’Unione Sovietica.

Probabilmente se la vendita di armi ai privati fosse meno diffusa e più difficile gli orribili episodi come le sparatorie a scuola con armi automatiche sarebbero più rari o forse  le stragi verrebbero attuate in altro modo, in maniera più artigianale,  ma se un Paese è immerso in una cultura della violenza come suo modo di esistere, il vietare le armi non risolver alcun problema: come si fa a evitare il culto delle armi quando esse sono sempre in primo piano nella politica di un Paese che  dalla sua nascita è costantemente in guerra, salvo una decina di anni in tutto? Questa contraddizione  in un certo senso corrisponde perfettamente al tenore della comunicazione che viene da oltre oceano: mentre quasi sempre nelle narrazioni si ostenta un disgusto per le armi, quasi il 100 per cento della produzione è bastata appunto sul loto uso e sulla violenza espressa da esse. come si può evitare di non considerare fico e macho avere un fucile d’assalto, di quelli che vengono n continuazione mostrati in mano alle truppe sparse in ogni angolo del mondo?

Solo in un ambiente dove l’ipocrisia è densa come gelatina si può spendere ogni anno per le armi una cifra superiore a quella che basterebbe per risolvere il problema della fame nel mondo e poi far finta di aborrire le armi, quando esse diventano un contrappasso contro la società e la mentalità che le ha prodotte. S,i capisco che il discorso potrebbe apparire un po’ retorico, ma il problema è che quelle armi servono a mantenere certi assetti politici e geopolitici che poi attraverso vari canali generano la fame o comunque l’estrema povertà. Quindi non si tratta di armi innocenti anche se non sono mai state usate sul campo, ma come posta nel gioco imperiale. Tuttavia in questi giorni assistiamo alla schizofrenica condanna della sparatoria nella scuola Texana e contemporaneamente al plauso per l’invio di armi in Ucraina per permettere la continuazione di un inutile carnaio di fatto innescato da fanatici nazisti che vengono invece onorati come resistenti. e nessuno sembra cogliere il nesso e la contraddizione. La questione è che le armi si vendono perché sono oggetto di culto, un culto che si rinnova di giorno in giorno, fuori dei confini americani e che inevitabilmente fa danni anche dentro. non è mai venuto in mente che proprio la way of life americana fosse marcia, che ci fosse un male oscuro  nel sistema che tutti volevano imitare, tutti dico almeno in occidente. E l’ Europa che due guerre mondiali hanno avvilito e costretto a perdere gli artigli invece di darsi altre prospettive ha finito per trasformarsi in sciocca imitatrice. E lo vediamo in questi giorni durante i quali un milieu politico da quattro soldi comprato in quei mercatini di illusioni e perversioni che sono i vari  “Young Global Leaders” del Wef o di altre organizzazioni del neoliberismo, digrigna i denti contro la Russia, sbavando e ululando idiozie, mentre dimostra tutta la sua rabbiosa impotenza contro un nemico che non può vincere se non distruggendo se stesso: patetiche figurine di fine impero. Forse avrebbero meritato di frequentare le scuole come quella texana , almeno avrebbero un epitaffio decente.

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