L'ex consulente di Fmi e Banca mondiale sottolinea le "valutazioni troppo generose" nella ricapitalizzazione di via Nazionale, che genereranno un "problema di spesa" ed esporranno gli italiani a "rischi elevati".
“Avremo delle valutazioni troppo generose e ce ne accorgeremo nel momento del buy back (l’operazione di acquisto di azioni proprie che Bankitalia farà ricomprando le quote degli azionisti sopra il nuovo tetto del 3% come Intesa SanPaolo e Unicredit, ndr), quando dovremo comprare le quote a questi valori”, spiega l’economista. “Ci troveremo così di fronte a un problema di spesa. Il problema poteva essere risolto con più calma e con maggiore tempo a disposizione. Così ora stiamo esponendo il contribuente a rischi che potranno essere elevati. Siamo di fronte a un problema di costi e il tutto dovrà essere monitorato dagli osservatori pubblici”.
Il fondatore de lavoce.info è a Londra per parlare, insieme al finanziere renziano Davide Serra, con gli studenti della London School of Economics. Quello che riguarda la Banca d’Italia “è un problema di costi e di spesa per il contribuente”, rimarca Boeri. Costi che in Italia, ricorda l’economista, lievitano sempre. “Bisogna tagliare la spesa pubblica, anche questo è un peso per il contribuente. Perché, per esempio, l’ambasciatore italiano qui a Londra prende tre volte quello che guadagna l’ambasciatore tedesco sempre nella capitale?”. Ora, però, nella vicenda Bankitalia, il problema pare essere soprattutto quello di “una scelta affrettata” che rischia di essere “molto costosa”.
Boeri si rivolge anche al segretario del Pd. “L’agenda di Matteo Renzi non è ancora chiara”, dice l’economista riferendosi al programma del sindaco di Firenze e al suo appello agli “osservatori che devono vigilare” in un Paese che è “il sick man d’Europa” (l’uomo malato, ndr) arriva proprio mentre, allo stesso tavolo, il finanziere Davide Serra, amico e supporter di Renzi, si interroga sulla reale funzione delle banche. “Il loro lavoro è prestare soldi, ma negli ultimi cinque o sei anni gli istituti di credito hanno solamente perso dei soldi. Così, ora, non c’è più denaro per finanziare”, dice Serra. “Ma, del resto, fare business in Italia è un incubo” e “l’Italia dei board bancari talmente ‘anziani’ che non rientrerebbero in alcuno standard internazionale” deve forse tornare all’economia reale per rinascere.
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