lunedì 2 settembre 2024

ISRAELE: Il vero obiettivo è la Cisgiordania

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 Breve storia della Cisgiordania

Dopo la prima guerra mondiale, grazie alla sconfitta dell’Impero Ottomano, Gran Bretagna e Francia presero il controllo di quell’ampia zona nel Vicino Oriente che si chiamava Grande Siria. Alla Francia andarono gli attuali Siria e Libano, all’Inghilterra andarono la Palestina, parte della Mesopotamia (oggi Iraq), e l’attuale Giordania (che ancora non esisteva con quel nome).

Quando Churchill divenne Ministro delle Colonie inglesi, nel 1921, decise di affidare la gestione della terra a est del Giordano all’emiro ashemita Abdullah. Questa terra, che rimase comunque sotto il controllo degli inglesi fino al 1946, fu chiamata Transgiordania, che significa letteralmente “al di là del Giordano”.

La terra “al di quà del Giordano” (l’attuale Cisgiordania) rimase invece a far parte del territorio palestinese, gestito direttamente dal mandato britannico.

Nel 1946 la Transgiordania divenne indipendente, dando origine all’attuale stato di Giordania.

Nel 1948 gli inglesi rimisero il mandato sulla Palestina alla Nazioni Unite, mentre Israele dichiarava a sua volta la nascita di uno stato indipendente. Gli stati confinanti (Siria, Giordania, Libano, Egitto, Iraq) dichiararono subito guerra a Israele, ma furono sconfitti. Gli unici che riuscirono a guadagnarci qualcosa (secondo la narrazione ufficiale) furono proprio i giordani, che durante gli scontri armati “conquistarono” la Cisgiordania, che comprendeva anche Gerusalemme est.

In realtà, c’è il forte sospetto che la Cisgiordania sia stata concessa da Israele ai giordani, proprio in cambio di una opposizione “morbida” da parte loro durante la guerra. Basti dire che le forze armate giordane erano comandate, curiosamente, proprio da un inglese, John Bagot Glubb (detto Glubb Pasha). Secondo lo storico israeliano Avi Shlaim, “I sospetti che re Abdullah fosse in contatto con i leader ebrei [durante la guerra del ’48 n.d.r.] danneggiò fortemente la sua immagine nel mondo arabo. Molti critici sostengono che fosse disposto a rinunciare alla pretesa araba sull’intera Palestina, in cambio di una fetta di Palestina tutta per sè”.

Di fatto, Abdullah la ottenne, e dopo il 1949 la Cisgiordania divenne a tutti gli effetti territorio giordano. Fu in quel territorio che confluì gran parte dei rifugiati palestinesi che dovettero fuggire dalla loro terre, durante la pulizia etnica (Nakba) operata dai sionisti nel 1948. Altri palestinesi, scacciati dalla loro terre, trovarono rifugio nei campi profughi in Siria, Libano, nella stessa Giordania.

Dal ‘49 in poi si aprì in Israele il dibattito – a tutt’oggi inconcluso – se non fosse stato meglio annettere direttamente anche la Cisgiordania, durante la guerra del ’48. Questa tesi era sostenuta dai nazionalisti più accaniti, i quali vedevano nell’annessione della Cisgiordania il completamento del progetto sionista per la realizzazione di Eretz Israel, ovvero la creazione del “Grande Israele” dei tempi biblici (non a caso, i sionisti odierni si ostinano a chiamare la Cisgiordania “Giudea e Samaria”, proprio in omaggio alla denominazione che avevano quelle terre ai tempi della Bibbia).

In ogni caso, a partire dal ’49 la Cisgiordania rimase sotto il controllo della Giordania, e questo durò fino al 1967, quando Israele la occupò militarmente, durante la Guerra dei Sei Giorni.

Da allora la Cisgiordania è considerata ufficialmente “territorio occupato”. Nel novembre del ’67, le Nazioni Unite emanarono la famosa Risoluzione 242, che imponeva ad Israele il ritiro dalla zone occupate e il ritorno ai confini dell’armistizio del ’49. Ma Israele ignorò questa risoluzione, e iniziò invece a incoraggiare l’insediamento progressivo dei coloni ebraici in Cisgiordania.

Anche l’insediamento dei coloni nei territori occupati è una palese violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, che all’articolo 49 recita: “La Potenza occupante non potrà procedere al trasferimento di una parte della propria popolazione civile nel territorio da essa occupato.”

Invece, la storia andò diversamente. In barba a tutte le risoluzioni e a tutti gli accordi internazionali Israele, con la costante protezione degli Stati Uniti, ha proceduto impunemente a colonizzare la Cisgiordania, mentre nel frattempo la spezzettava in mille isole separate fra di loro.

Oggi la Cisgiordania è una specie di groviera, il cui territorio è stato diviso in tre zone: A, B e C.

La zona C (colore rosa chiaro), che copre circa il 60% del territorio, è amministrata e controllata militarmente da Israele. Nella zona C vivono circa 300.00 palestinesi, che sono soggetti ad ogni tipo di vessazione da parte dell’IDF (dalle difficoltà negli spostamenti alla mancanza di scuole primarie, dalla difficoltà ad accedere alle cure mediche all’impossibilità di ottenere permessi di costruzione). Per i palestinesi inoltre è limitato l’uso dell’acqua, che possono ottenere, a prezzo maggiorato, solo con l’utilizzo di speciali tessere prepagate. Nel frattempo i coloni israeliani si costruiscono ville con piscina, ed innaffiano liberamente i loro orti con acqua corrente.

La zona B (rosa scuro, circa il 22% del territorio) è amministrata civilmente dall’autorità palestinese, che deve però “condividere” il controllo militare con Israele (traduzione: Israele gestisce e controlla tutti i checkpoint – vedi cartina - e quindi di fatto controlla il movimento dei palestinesi sulla loro terra).

La zona A (verde) costituisce il restante 18% del territorio, ed è teoricamente sotto controllo diretto dei palestinesi, anche se in realtà gli uomini dell’IDF entrano ed escono quando vogliono, facendo il bello e il cattivo tempo. Aprono e chiudono strade a piacimento, e con la scusa della “sicurezza” mettono cancelli e blocchi dappertutto, e arrestano arbitrariamente i palestinesi per qualunque motivo. La zona A inoltre non è un territorio continuo, ma è la somma di una decina di “isole” separate fra di loro da muraglie, barricate e strade percorribili sono dagli israeliani, il che rende ancora più difficile per i palestinesi spostarsi da una zona all’altra del loro stesso territorio.

L’intenzione da parte di Israele di rendere impossibile la vita ai palestinesi, per obbligarli prima o poi ad andarsene, è evidente anche per chi fosse cieco, sordo e pure un pò rimbambito.

Ma tutti questo non disturba l’amministrazione americana, che permette ormai da decenni questa continua violazione del diritto internazionale, ed anzi la facilita in ogni modo possibile. E ora che tutta l’attenzione è su Gaza, i coloni della Cisgiordania ne stanno approfittando per compiere continue scorribande e azioni di violenza contro i palestinesi, con il tacito accordo della polizia israeliana.

E se Trump dovesse diventare presidente, ha già promesso a Myriam Adelson (la miliardaria sionista, principale finanziatrice della campagna elettorale di Trump) che aiuterà in ogni modo possibile Israele ad annettere definitivamente la Cisgiordania nel suo territorio nazionale.

A quel punto il sogno sionista sarebbe completato, con la sottomissione (ormai di fatto) della Striscia di Gaza e le cosiddette “Giudea e Samaria” (attuale Cisgiordania) che tornerebbero finalmente a far parte del glorioso territorio biblico di Eretz Israel.

Mentre il mondo finge di non vedere.

Massimo Mazzucco

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