martedì 17 settembre 2024

Guerra e fracking: dove cascano gli asini europei

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Ricordate la faccia terrorizzata di Draghi quando, anni fa, ci fu l’irruzione di un gruppo di Femen a non so più quale convegno in cui faceva da pontefice massimo dell’euro? Eppure quest’uomo cui si potrebbe attribuire una codardia senza limiti, è diventato un apostolo della guerra e del clima così come gli ordina la finanza internazionale che vorrebbe costruire un mondo adatto esclusivamente agli squali. Ma in realtà proprio il corto circuito tra conflitto armato ucraino e catastrofismo climatico mostra la vacuità di un ideologismo demenziale, fa la radiografia alle sue contraddizioni, rende manifesto il suo non senso e dunque la pretestuosità degli assunti globalisti di cui Draghi è diventato un untore.

Cominciamo con la guerra in Ucraina e le relative sanzioni che stanno trascinando all’inferno l’Europa facendole mancare il gas russo a basso costo, sostituendolo con quello americano, di scarsa qualità e quattro volte più costoso. Questo c’entra molto con le tesi climatiche, antiscientificamente imperniate sulla CO2  per motivi speculativi, se non di vero e proprio salvataggio di un sistema basato sulla disuguaglianza. Bene, il gas americano è nella sua totalità estratto con il sistema del fracking che è uno dei sistemi più costosi e allo stesso più onerosi per l’ambiente.

Viene estratto assieme al petrolio dagli strati di scisto dove esso è distribuito in piccole quantità su una vasta area a una profondità di due o tre chilometri sottoterra. La produzione è ottenuta grazie alla perforazione di piccoli, ma numerosissimi pozzi nei quali vengono pompati a forte pressione enormi quantità di acqua insieme a sabbia e sostanze chimiche finché gli strati sotterranei non si rompono e il petrolio e il gas fluiscono dal pozzo.

Naturalmente questa è solo una spiegazione schematica, ma il fatto è che milioni di pozzi sono già stati perforati nei depositi di scisto negli Stati Uniti e che durante questa estrazione il gas metano non viene raccolto che in parte, ma una grande quantità fuoriesce dalle fessurazioni provocate dall’acqua in pressione e finisce nell’atmosfera terrestre. Ora bisogna sapere che il metano ha un effetto serra trenta volte superiore a quello della CO2, ma al contrario di quest’ultima non serve affatto come “carburante” per la crescita delle piante e non entra nel ciclo della biomassa. Si tratta di quantità enormi e se si afferma che l’anidride carbonica di origine antropica, solo il 4 per cento del totale, è in grado di friggere la terra figuriamoci le emissioni di metano dovuti alla tecnologia del fracking. Così ora la maggiore produzione di gas di scisto dovuta agli acquisti di un’Europa strangolata, produce più gas serra di tutte le economie del nostro continente messe insieme più quella russa. E se non fosse che i Paesi europei  continuano a comprare gas russo attraverso le più diverse triangolazioni, tale effetto sarebbe ancora più grande.

Tutto ciò  toglie qualsiasi credibilità e sincerità climatica al milieu politico europeo che ha ingannato i cittadini non dicendo loro che il gas di scisto rappresentava la più grande minaccia al riscaldamento globale e continuando a portare avanti la ridicola favola della CO2 la cui concentrazione è oggi la più bassa da eoni e costituisce un problema per la crescita vegetale da cui dipendiamo. Ma sembra di capire che l’assalto all’agricoltura sia tra gli obiettivi del globalismo. Si è taciuto perché bisognava a tutti i costi fare la guerra per procura in Ucraina. Così gli europei vengono privati ​​della loro economia dagli alti prezzi dell’energia e in aggiunta vengono resi complici della truffa globale e gas di scisto, che è una vera barbarie ecologica su scala globale.

Non c’è da meravigliarsi se tutte le volte che Draghi parla è come se emettesse metano.

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