domenica 15 settembre 2024

Draghi, il fossile vivente

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Ci sono personaggi che scrivono in anticipo il loro epitaffio, ma difficilmente potremmo vedere un defunto tenere la propria orazione funebre. Eppure talvolta accade e recentemente è successo con Mario Draghi che ha presentato un delirante piano per l’Europa nel quale riassume tutti i suoi dogmi e ribadisce il ruolo di plenipotenziario della finanza nord americana. Soprattutto cerca di mettere rimedio a quella scellerata politica delle sanzioni alla Russia e in generale al mondo non occidentale di cui è stato il maggior fautore e ideatore. Ma di certo non si pente e anzi suggerisce che  il continente europeo si trasformi in una specie di zona permanente di guerra ad uso e consumo di Washington: vuol far ripartire la mitica “competitività” che egli stesso ha ucciso partendo dall’industria bellica grazie a un impulso di 800 miliardi di euro l’anno che naturalmente dovrebbero essere reperiti nelle tasche dei cittadini o magari attraverso oscure speculazioni che comunque si tradurranno in un impoverimento della cittadinanza.

Ovviamente tutto questo prevede una nuova folata di austerità, di aggressioni ai salari e al welfare oltre alla distruzione della rete di piccole aziende in favore delle grandi corporation. E se per caso ai sudditi non piacesse scegliere la guerra invece della pace, allora ecco pronto il piano per un organismo militare comune, ovviamente nell’alveo della Nato, per spezzare le singole resistenze dei singoli Stati, magari attraverso branche speciali di queste forze come, ad esempio, l’Eurogendfor. Davvero ci sarebbe da chiedersi se questo “vile affarista” pensi di essere al congresso di Vienna del 1815, se sia un robot parlante di Goldman Sachs e compagnia cantante o sia semplicemente un perfetto cretino che di fronte a qualsiasi situazione dice e fa sempre le stesse cose. È del tutto evidente che non ha compreso nulla di ciò che è accaduto a partire dalla guerra ucraina, ovvero che il mondo, nel suo complesso, ha imboccato una nuova strada e che non ha certo più bisogno di essere tenuto per mano dall’Occidente. I mercati si sono spostati verso Est e verso il Sud del mondo, mentre grandi progetti di collegamento tra economie stanno gradualmente erodendo l’egemonia del dollaro.

Questo processo è ormai irreversibile anche grazie alle mediocri prestazioni militari dell’Occidente le cui armi magiche si sono rivelate impari rispetto alla propaganda di invincibilità: si è arrivati persino al ritiro con la coda tra le gambe delle portaerei americane, incapaci di contenere persino le azioni degli Houti contro l’Israele dei massacri a Gaza: i simboli minacciosi dell’egemonia a stelle e strisce non fanno più così paura, ma al contempo rimangono emblema dell’aggressività coloniale con cui gli Usa e i suoi cagnolini da compagnia tentano di imporsi al mondo. Ovviamente tutti si rendono conto di essere sotto minaccia, anzi sotto il consueto ricatto del debito e cercano, sempre più attivamente, di allontanarsi da questa che è ormai diventata pirateria planetaria costruendo, mese dopo mese, un altro mondo. Ma di tutto ciò Draghi non si è accorto, nonostante il fallimento delle sanzioni che dimostrano come l’Occidente e l’Europa in particolare abbiano bisogno degli altri, molto di più di quanto gli altri abbiano bisogno di loro.

Lo svenditore di beni italiani alla finanza  americana, il governatore distratto della Banca d’Italia, il difensore dell’euro come strumento di disuguaglianza  sociale, il primo ministro guerrafondaio per conto terzi e il sanzionatore russofobo è soltanto la voce di un passato che ostinatamente non vuole passare. E che ora, dentro il fallimento del paradigma adottato da 40 anni a questa parte, cerca di rimediare ai danni fatti non ravvedendosi, ma proponendo una sorta di economia di guerra per impoverire ancor più i cittadini e arricchire i soliti noti. Non è ora di dire basta con quest’uomo (si fa per dire) che non è altro se non un fossile vivente?

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