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Tutta l’informazione è piena di notizie e di ipotesi sul fatto che Biden potrebbe ritirarsi dalla corsa per la presidenza e anzi si mormora dell’esistenza di una camarilla disposta a non dare più il proprio voto a Biden nella convention democratica di agosto dopo averlo invece scelto alle primarie e ai caucus. Possibile che questi furbastri non si fossero accorti prima delle condizioni del vecchio Joe? Oppure hanno scoperto che finalmente se ne sono accorti gli elettori? Insomma i democratici sembra stiano tentando di tutto per liberarsi di sleeping Joe dopo averlo incensato per quattro anni.
Ma io sono disposto a fare una scommessa: a meno di eventi drammatici e straordinari, i democratici che hanno il potere e non la truppaglia politica di secondo piano, sanno che la partita è persa e probabilmente lo sarebbe anche con qualche nuovo candidato dell’ultima ora. Anzi portare avanti la vice del presidente, Kamala Harris oppure Hillary Clinton, le uniche forse disposte a combattere una battaglia quasi certamente perdente, potrebbe approfondire il disastro: il fatto stesso che il rimbambimento del presidente sia stato nascosto per quattro anni ha in un certo senso cambiato le carte in tavola e allontanato molti elettori che potrebbero avere difficoltà a votare per personaggi molto vicini al vecchio Joe e che hanno fatto di tutto per nasconderne le condizioni.
Dopo l’attentato Trump sembra deciso a fare un campagna elettorale meno aggressiva e più “riunificatrice” per così dire, mentre gli avversari più accesi sono a loro volta costretti a far scendere i toni per non essere accusati di istigare nuovi attentati o di avere lavorato a creare l’atmosfera in cui si è consumato il tentativo di uccisione dell’ex presidente. In questa situazione complessiva l’obiettivo principale dei democratici non è più la Casa Bianca, ma quello di difendere le loro posizioni alla Camera e al Senato e per raggiungere tale obiettivo nessun candidato a poltrone parlamentari si mostrerà troppo bideniano per non rischiare il posto. Quindi stanno buttando a mare il presidente sul quale avevano giurato appena due mesi fa.
Sono anche disposto a fare una seconda scommessa: se la vittoria di Trump dovesse effettivamente concretizzarsi, l’élite della Ue sarebbe lasciata sola di fronte alle proprie responsabilità nel voler a tutti i costi combattere una guerra contro la Russia, che peraltro non potrebbe nemmeno fare sul piano militare e che sarebbe ancora più disastrosa sul piano economico. Di certo gli aiuti all’Ucraina da parte di Washington in armi e intelligence verrebbero diminuiti così come il carico di menzogne grottesche che vengono quotidianamente sparate per far credere che il regime di Kiev possa vincere. A questo punto la Ue si ritroverebbe con le spalle al muro ed è molto probabile che il procedimento giudiziario contro la von der Leyen per la questione dei vaccini, che oggi è praticamente disperso nelle nebbie, verrebbe ritirato fuori, messo in primo piano e costituirebbe la base per chiedere ed ottenere le sue dimissioni, azzerando di fatto la Commissione piena zeppa di bellicisti da quattro soldi. La faccenda della trattativa privata per i vaccini, tirata fuori per la prima volta dal New York Times, è stata palesemente usata in maniera ricattatoria perché la Ue seguisse Biden nella sua guerra infinita in Ucraina e adesso invece potrebbe servire proprio per mettere fine al conflitto.
Del resto, mandare a casa la commissione guerrafondaia è il modo più indolore, per l’oligarchia continentale di non pagare un prezzo troppo alto rispetto a politiche che hanno completamente snaturato e ribaltato il senso stesso dell’Europa facendole scegliere la via della guerra dopo averne castrato qualsiasi ambizione di politica sociale. Ma sono anche sicuro che metterci una pezza non basterà affatto a placare le cose, ci si è spinti troppo avanti: si innescherà un processo di disgregazione della Ue neoliberista pensata sul modello euro. Forse, per una volta, sono troppo ottimista, ma la storia avanza con i suoi stivali e chi ha orecchio ne sente il rimbombo.
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