lunedì 8 luglio 2024

TOMASO MONTANARI. Il ponte-sfregio sull’Arno e il Pd che non cambia mai.

ALTO 27 METRI, 48 MILIONI DI COSTO – L’affare. Un nuovo passaggio del fiume a nord ovest di Firenze è necessario. Però il progetto soft va in soffitta a causa dell’espansione dell’aeroporto caro a Renzi.


(TOMASO MONTANARI – ilfattoquotidiano.it)

“Siamo in una fase nuova ma ancora contaminata da metodologia renziana, che resiste indomita trasversalmente in un gruppo dirigente che fa della gestione della rendita di posizione la sua forza. … Continueremo la battaglia identitaria per un nuovo Pd, in cui i valori non sono negoziabili, aperta a tutte quelle energie riformiste vere, che non celano un liberismo di fondo foriero delle politiche che ruppero col mondo del lavoro e fecero del partito un ascensore per un gruppo dirigente carrierista e a-valoriale”. L’aspetto sensazionale di questa ovvia, perfino banale, fotografia di un Pd fiorentino guidato dai veterani del trasformismo politico Emiliano Fossi e Andrea Giorgio (oggi immancabilmente schleiniani, domani è un altro giorno, si vedrà…), è che a scattarla sono 80 esponenti dello stesso Pd dell’area metropolitana di Firenze, tra cui sindaci, assessori, consiglieri e membri della segreteria metropolitana. Opportunamente, gli 80 rinsaviti includono l’ambiente tra le materie cruciali in cui i valori non si potranno più negoziare. Ebbene, un primo, cruciale, banco di prova sarà il nuovo ponte sull’Arno (e sulla ferrovia) che la Regione Toscana (guidata dal medesimo Pd) si appresta a mettere in cantiere nel cuore del Parco Fluviale di Lastra a Signa.

Siamo nella grande Piana che unisce Firenze a Prato, e a Pistoia: un territorio drammaticamente segnato dalla concentrazione di infrastrutture (tra cui l’aeroporto di Peretola) che ne hanno modificato profondamente l’assetto, portando a disastri di varia natura (ultima l’alluvione di Campi Bisenzio, ai primi di novembre 2023). Qui, a nord-ovest di Firenze, la densità antropica e il volume della viabilità (in crescita anche a causa dello spopolamento del capoluogo indotto dalle politiche del turismo attuate dalle ultime giunte, eternamente Pd) da tempo esigono un nuovo attraversamento dell’Arno. Il punto, come sempre, è dove e come farlo: era, per esempio, sostenibile e sensato il progetto cui si era giunti nel 2016 (la cosiddetta ‘Bretellina’), che presentava l’impatto più basso tra tutti quelli presi in considerazione. Ma quella soluzione improvvisamente salta: proprio sul suo tracciato, infatti, dovrebbe essere realizzata una zona umida che compensi la sparizione del Lago di Peretola che dovrebbe essere distrutto dall’espansione dell’aeroporto di Firenze. Poco importa se questa espansione sarebbe ambientalmente devastante, socialmente insostenibile (perché aumenterebbe ancora la pressione turistica su una Firenze ormai al tappeto), e soprattutto bocciata sia da Tar che da Consiglio di Stato: il Grande Aeroporto, feticcio renzianissimo, rimane un caposaldo dei programmi elettorali del Pd fiorentino, compreso quello su cui ha appena vinto Sara Funaro (con il lunare appoggio del Movimento 5 Stelle…). E, dunque, il tracciato del ponte deve cambiare: ed è cambiato, nel modo più devastante. Il progetto attuale, quasi giunto alla fase esecutiva, prevede una struttura a travata unica (una trave di acciaio di quasi 150 metri, larga 7,5), e un tracciato stradale che avrà un ingombro di oltre 40 metri, al centro del quale correrà un terrapieno alto 5 metri, su cui si innalzerà un viadotto che attingerà l’altezza vertiginosa di 27 metri complessivi: una grande opera, insomma, cui si somma la realizzazione di due nuove casse di espansione per l’Arno. Il risultato sarà lo sventramento dell’amatissimo e frequentatissimo Parco Fluviale, realizzato a sua volta in compensazione della realizzazione del depuratore: un dato paradossale che dà la misura dell’abnorme consumo di questo territorio. Oltre al territorio, ad essere consumata è la democrazia toscana. La normativa regionale prevede, infatti, che siano oggetto di dibattito pubblico le opere il cui costo sia superiore ai 50 milioni di euro: non per caso l’ammontare previsto si attesta oggi a 48.360.000 euro, giusto a un soffio dall’obbligo di coinvolgere i cittadini. E viene in mente un passaggio chiave della Laudato sì di papa Francesco, dove si ricorda che «è sempre necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali, che possono apportare diverse prospettive, soluzioni e alternative. Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato. Bisogna abbandonare l’idea di “interventi” sull’ambiente, per dar luogo a politiche pensate e dibattute da tutte le parti interessate. … C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione». Ed è davvero paradossale che – rispetto al sistema di potere del Pd toscano, col suo disprezzo per ambiente, democrazia, sincerità e verità – un’enciclica papale suoni ormai rivoluzionaria.

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