Chi protesta in modo “acceso” contro le grandi opere come il ponte sullo Stretto di Messina rischierà (sulla carta) oltre 25 anni di carcere.
(PAOLO FROSINA – ilfattoquotidiano.it)
È l’effetto di un emendamento approvato ieri al cosiddetto “pacchetto sicurezza“ – il Ddl governativo in discussione nelle Commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera – firmato dal deputato leghista Igor Iezzi e sottoscritto anche dagli altri partiti di maggioranza. La norma introduce una nuova aggravante del reato di resistenza a pubblico ufficiale: la pena “è aumentata” se la resistenza “è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica“. Si tratta di un’aggravante generica, che quindi consente di innalzare la pena fino a un terzo. E va ad aggiungersi alle altre aggravanti già previste, in base alle quali – ad esempio – la pena va da tre a 15 anni se la violenza o minaccia è commessa “da più di dieci persone“, ed è aumentata fino a un terzo se il fatto è compiuto “nel corso di manifestazioni in luogo pubblico” oppure “con scritto anonimo, o in modo simbolico“. Tirando le somme, quindi, un attivista che si oppone al cantiere di una grande opera, in un gruppo di più di dieci persone, distribuendo volantini non firmati o prendendo parte a un flash mob, potrà essere punito con un massimo di quindici anni di carcere, più un terzo, più un altro terzo. Totale: quasi 27 anni.
Nella seduta congiunta delle commissioni, l’opposizione si è scagliata contro l’emendamento. Con questa norma “state dicendo che i manifestanti contro le grandi opere saranno puniti più gravemente perché esprimono un certo tipo di opinione”, ha attaccato Valentina D’Orso, capogruppo M5S in Commissione Giustizia. “L’obiettivo è spaventare i manifestanti, anche quelli che vogliono protestare in maniera pacifica”, sottolinea Devis Dori di Alleanza Verdi e Sinistra. Durissimo anche Riccardo Magi di +Europa: “Stiamo introducendo il processo alle intenzioni nel codice penale. State perdendo la faccia, ma rischiate di farla perdere al Parlamento”, ha detto rivolgendosi alla maggioranza. Pochi minuti dopo le commissioni hanno dato il via libera a un altro emendamento leghista che consentirà di anticipare le spese legali agli “ufficiali o agenti di pubblica sicurezza (…) indagati o imputati per fatti inerenti al servizio“, cioè spesso per reati di violenza, raddoppiando anche il tetto di spesa: da cinquemila a diecimila euro per ciascuna fase del procedimento.
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