Vista la composizione dell’Assemblea Nazionale della 17° legislatura della Quinta Repubblica francese, la domanda principale è: che tipo di esecutivo verrà composto?
Stando ai numeri solo un esecutivo “tecnico” di breve durata che arrivi all’estate prossima con un mandato preciso, od un governo di “unità nazionale” sembra poter sorgere, eliminando probabilmente le polarità all’estrema sinistra (LFI e PCF) o all’estrema destra (RN e soci) e puntando sulla sinistra moderata (socialisti ed ecologisti), con la coalizione presidenziale ed almeno una parte dei gollisti.
Un centinaio del NFP, più 168 “centristi”, oltre ad una parte dei 46 gollisti – vista la loro attitudine governativa – assicurerebbero i numeri per un esecutivo in grado di “navigare a vista” fino al prossimo anno in coabitazione con Macron e “pilotato” dalle élite europee che hanno raggiunto già un compromesso tra le due maggiori famiglie politiche europee per i ruoli apicali nella UE.
Sarebbe una formula inedita per la politica francese, a differenza della dinamica con cui sono stati composti esecutivi in Germania ed in Italia, e che darebbe un po’ di ossigeno alla macronie, provocando una “frattura” allo spirito unitario con cui la sinistra si è “ricomposta” dopo la fine della NUPES.
L’altra ipotesi che trapela dall’ala destra del campo presidenziale è provare la strada di un “governo di minoranza” con il gollisti, attento ai temi che i conservatori hanno mutuato dall’estrema destra, mantenendo una linea liberista in politica interna e continuando con le scelte in politica estera fino ad ora effettuate, ma si sarebbe comunque ben lontani dai 289 necessari rispetto 214.
Intanto Macron prende tempo: ha rifiutato le dimissioni del primo ministro teoricamente uscente Attal che governerà gli affari correnti, si recherà a Washington questo mercoledì per assistere al summit dell’Alleanza Atlantica, in cui si festeggerà il 75° anniversario della nascita della NATO, tornando ad occuparsi della politica francese tout court una volta che la nuova Assemblea Nazionale si sarà strutturata a metà della prossima settimana.
Da quello che emerge dall’incontro con i quadri di Renaissance non ha fatto alcun cenno autocritico rispetto alla scelta dello scioglimento anticipato per la “chiarificazione” che in realtà si è rivelata un rebus…
Il Nuovo Fronte Popolare sarebbe la forza che, avendo raggiunto la maggioranza relativa, dovrebbe essere investita del compito di fare un governo, e a quanto sembra dovrebbe “tirare fuori” un nome come possibile primo ministro all’interno di questa settimana.
Ma come, con che proposte e per quanto riuscirà a formare un governo, considerati i 182 deputati eletti ed una quota di maggioranza uguale a 289 ed alcune caratteristiche difficilmente digeribili per il resto del quadro della rappresentanza politica in termini di “rottura” (anche se parziale) con il liberismo e lo “scoglio” del riconoscimento dello Stato della Palestina.
Temi su cui giustamente la LFI che si è già prestata a pesanti compromessi non vuole ulteriormente retrocedere.
Un governo affidato al NFP è quello che chiede la CGT che ha dato indicazione di voto al primo e al secondo punto, mentre è più sfumata la posizione della CFDT, di cui l’ex leader Laurent Berger è stato uno dei nomi paventati nelle settimane precedenti per un possibile posto da primo ministro.
Un governo del NFP lo chiederebbero le piazze che hanno festeggiato il fallimento dell’ipotesi di vedere l’estrema-destra governare il paese e che vorrebbero girare pagina dopo la disastrosa esperienza della macronie.
Lo chiederebbero tutti quegli attivisti e attiviste che si sono attivate in tal senso già dalla sera delle elezioni europee.
Ma sembra esserci un iato tra le aspettative più genuine e legittime di una parte importante del “popolo della sinistra” e la realtà di un sistema politico in impasse sordo alle istanze di cambiamento, ma molto attento alle suggestioni lanciate dall’estrema-destra.
Radiografia del voto
Procediamo ad una radiografia del voto partendo dal grande sconfitto di queste elezioni politiche anticipate francesi, il RN, che lunedì ha comunicato che costituirà un nuovo gruppo al parlamento europeo con differenti formazioni dell’estrema-destra europea “Patrioti per l’Europa”.
I voti alla campo dell’estrema destra imperniato su RN al secondo turno sono stati 10 milioni.
8,7 millioni di voti del RN e 1,3 millioni dei suoi alleati gollisti che fanno capo a Eric Ciotti e degli ex transfughi della Marion Maréchal.
Il NFP ottiene 7 milioni di voti e la coalizione presidenziale – che ha beneficiato delle desistenze dei candidati del NFP in misura maggiore che il contrario – 6,5 di preferenze.
Infatti, 150 sono state le rinunce al secondo turno del NFP contro le 80 di Ensemble.
157 candidati di RN hanno perso la sfida al ballottaggio, facendo più del 40%, competizione che per la maggior parte dei casi prevedeva “duelli” tra fronte repubblicano ed estrema destra, o sfide a tre.
Bisogna tenere conto che in 16 casi i candidati del fronte presidenziale non hanno desistito e che i gollisti giunti al secondo turno non hanno rinunciato – tranne in una circostanza – e la dirigenza di LR non ha dato indicazione di voto se non per i propri candidati.
In 76 casi, tra questi 157 persi, il RN ha fatto più del 45% dei voti.
Ha vinto 10 delle 11 sfide a tre, in cui era arrivato in testa al primo turno e dove non c’è stata la rinuncia di un candidato del campo presidenziale giunto terzo in favore del “fronte repubblicano”.
Negli altri 69 triangolari in cui era presente, non ha vinto in alcun caso.
Ha perso in 90 delle 150 sfide a due con il NFP, 111 su 132 di fronte alla coalizione presidenziale e 39 su 45 di fronte ai gollisti, segno che non ha eroso significativamente i bastioni dei LR.
RN è la formazione politica che aumenta di più i propri deputati rispetto alle elezioni del 2022, e sarà il primo gruppo all’Assemblea Nazionale con 109 eletti.
Ha fatto rileggere 80 deputati “uscenti” su 89, facendo eleggere 39 nuovi parlamentari. Questo consolida il suo ancoraggio locale e lo ampia e gli darà delle possibilità finanziarie che non ha mai avuto, soprattutto dopo anni in cui – prima del 2022 – non navigava in buone acque a livello economico.
Per capire l’ascesa del RN, ex-FN, bastano tre numeri: avevano 8 deputati nel 2017 senza la possibilità di formare un gruppo parlamentare, sono 109 oggi, più di 140 se consideriamo il polo di cui è il perno.
É riuscito infatti a spaccare i “gollisti” dopo avergli dettato la linea su alcune tematiche che hanno rotto gli argini costituiti da Chirac, già erosi con Sarkozy, ed ha riassorbito parte della galassia alla sua destra, marginalizzando la parte di Reconquête che faceva capo a Eric Zemmour.
La coalizione più votata è quella del Nuove Fronte Popolare.
I rapporti di forza all’interno del NFP sono i seguenti.
LFI è il partito con più deputati, 74 in tutto, rispetto ai 75 del 2022.
I socialisti, quasi raddoppiano i loro eletti, anche a causa del fatto che erano la formazione a cui erano state attribuiti il maggior numero di candidati nella divisione delle circoscrizioni fatte dal NFP dovuta al risultato delle europee del 9 giugno.
Passano dai 31 del 2022 ai 59 attuali.
Gli Ecologisti aumentano di poco con 28 eletti, rispetto ai 23 del 2022.
I 9 eletti del PCF non hanno i numeri per fare un gruppo parlamentare e dovranno accordarsi o con i “transfughi” della LFI, o con le altre formazioni della sinistra elette nell’Assemblea Nazionale.
All’interno della coalizione presidenziale che ha totalizzato 168 seggi, contro i 246 del 2022 che gli avevano dato la “maggioranza relativa” rispetto ai 289 eletti necessari per avere quella assoluta.
Renaissance, la formazione di Macron erede di LREM!, totalizza 102 deputati (70 in meno delle precedenti), MoDem 33 (15 in meno) e Horizon 23 contro i 30 del 2022.
Tra le elezioni generali del 2022 e del 2024, ottanta circoscrizioni si sono spostate a destra e settantacinque a sinistra. Alcuni cambiamenti sono stati particolarmente significativi.
Nell’arco di due anni, 155 delle 577 circoscrizioni francesi hanno cambiato colore politico. I risultati delle elezioni legislative del 2024 mostrano un leggero spostamento a destra della nuova Assemblea nazionale, con ottanta circoscrizioni che sono passate a un deputato più di destra rispetto al loro predecessore. Di queste, sei sono passate dalla sinistra al centro, quattro dal centro alla destra e sedici dai conservatori gollisti all’estrema destra.
Al contrario, settantacinque circoscrizioni si sono spostate a sinistra: due dall’estrema destra ai conservatori gollisti, due dalla destra al centro e cinquantasei dal centro alla sinistra.
Alcune oscillazioni sono state ancora più spettacolari: il Rassemblement National (RN) ha conquistato ventotto circoscrizioni dal centro, sedici dalla destra e sei dalla sinistra – tra cui quella di Fabien Roussel (20ᵉ du Nord) dopo sessantadue anni di egemonia comunista.
Su un fronte inverso, tre circoscrizioni sono passate dall’estrema destra alla sinistra: Nicolas Dupont-Aignan è stato sconfitto dall’”insoumis” Bérenger Cernon nell’Essonne, così come Catherine Jaouen da Raphaël Arnault , mentre il deputato in carica del RN Grégoire de Fournas ha perso contro la socialista Pascale Got nella Girando. Altri tre territori sono scivolati da destra a sinistra.
Dei 577 deputati neo-eletti, 208 sono deputate, circa 1/3 dell’emiciclo, una proporzione minore di quella del 2017 e del 2022.
Il Nuovo Fronte Popolare è la coalizione che ha la più importante porzione di deputate elette con il 42,3% seguita dal 38,7% di Ensemble.
Nessun commento:
Posta un commento