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da http://www.president.kremlin.ru/eng/speeches/2007/02/11/0138_type82914type84779_118135.shtml
11/2/07
Discorso alla Conferenza di Monaco di Baviera sulla Politica di Sicurezza
11 febbraio, 2007 Monaco di Baviera
Riteniamo utile pubblicare la traduzione del testo integrale del discorso tenuto da Vladimir Putin alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco l'11 febbraio scorso.
Riteniamo utile pubblicare la traduzione del testo integrale del discorso tenuto da Vladimir Putin alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco l'11 febbraio scorso.
Vale la pena leggerlo con la massima attenzione.
In nessun altro precedente intervento
del presidente russo era stato affrontato con tanta esplicita chiarezza
il problema dei rapporti con gli Stati Uniti, a testimonianza del
livello di tensione che ha raggiunto la competizione tra le due
principali potenze nucleari del pianeta.
Vladimir Putin:
Molte grazie cara Signora Cancelliera Federale, Signor Teltschik, signore e signori!
Sono veramente grato per essere stato
invitato a una così significativa conferenza che riunisce statisti,
ufficiali militari, imprenditori ed esperti da più di 40 nazioni.
La struttura di questa conferenza mi
permette di evitare l’eccessivo formalismo e la necessità di parlare nei
tortuosi termini diplomatici, compiacenti ma vuoti. La configurazione
di questa conferenza mi consentirà di dire quello che penso realmente
sui problemi della sicurezza internazionale. E se i miei commenti
sembrassero indebitamente polemici, aspri o inesatti ai nostri colleghi,
vorrei chiedere loro di non aversene con me. Dopo tutto, questa è
solamente una conferenza. E spero che il Signor Teltschik non vorrà
accendere il segnale rosso dopo i primi due o tre minuti del mio
discorso.
Perciò. Si sa bene che la sicurezza
internazionale va molto più in là delle questioni relative alla
stabilità militare e politica. Comprende la stabilità dell'economia
globale, il superamento della povertà, la sicurezza economica e lo
sviluppo di un dialogo tra civiltà.
Questo indivisibile carattere della
sicurezza, universale, è espresso con il fondamentale principio che “la
sicurezza di ciascuno è la sicurezza per tutti”. Come disse Franklin D.
Roosevelt pochi giorni dopo lo scoppio della II Guerra Mondiale: “Quando
la pace è stata rotta da qualche parte, la pace di tutti i paesi è
ovunque in pericolo.”
Oggi queste parole rimangono attuali.
Incidentalmente, il tema della nostra conferenza - crisi globali,
responsabilità globale - esemplifica questo.
Solamente due decadi fa il mondo era
ideologicamente ed economicamente diviso e fu l'enorme potenziale
strategico di due superpotenze che garantì la sicurezza globale. Questa
situazione globale ha spostato i problemi economici e sociali più acuti
ai margini dell'agenda della comunità internazionale e del mondo. E,
proprio come ogni guerra, la Guerra Fredda ci lasciò con la miccia
accesa, parlando figuratamente. Mi sto riferendo agli stereotipi
ideologici, ai doppi standard e ad altri tipici aspetti di pensiero per
blocchi della Guerra Fredda.
Ma il mondo unipolare che era stato proposto dopo la Guerra Fredda non ebbe luogo.
La storia dell’umanità certamente ha
superato periodi di unipolarismo e ha visto aspirazioni alla supremazia
mondiale. Ma cosa non è capitato nella storia del mondo? Tuttavia, che
cosa è un mondo unipolare? Comunque si voglia abbellire questo termine,
alla fine si riferisce ad un certo tipo di situazione, ovvero a un
centro di autorità, un centro di forza, un centro decisionale.
È un mondo nel quale c'è un padrone,
un sovrano. Ed alla fine questo non solo è pernicioso per tutti quelli
compresi in questo sistema, ma anche per il sovrano stesso, perché
distrugge se stesso dall’interno. E questo certamente non ha niente in
comune con la democrazia. Perché, come voi sapete, la democrazia è il
potere della maggioranza alla luce degli interessi e delle opinioni
della minoranza.
Incidentalmente, alla Russia- a noi-
danno continuamente lezioni di democrazia. Ma per qualche ragione quelli
che ci insegnano non vogliono imparare loro stessi.
Io considero che nel mondo d’oggi il
modello unipolare non solo sia inaccettabile ma che sia anche
impossibile. E questo non solo perché se ci fosse una singola leadership
nel mondo d’oggi- e particolarmente in quello d’oggi- le sue risorse
militari, politiche ed economiche non basterebbero. E, cosa ancora più
importante, il modello stesso sarebbe viziato, perché alla sua base non
ci potrebbe essere alcun fondamento morale per la moderna civiltà.
Con ciò, quello che sta accadendo nel
mondo di oggi- e noi abbiamo appena incominciato a discutere di questo-
è un tentativo di introdurre negli affari internazionali precisamente
questo concetto, il concetto di un mondo unipolare.
E con quali risultati?
Azioni unilaterali, spesso
illegittime, non hanno risolto alcun problema. Hanno invece provocato
nuove tragedie umane e creato nuovi centri di tensione. Giudicate voi
stessi: le guerre così come i conflitti locali e regionali non sono
diminuiti. Il Signor Teltschik ha ricordato questo molto blandamente. E
non muoiono meno persone in questi conflitti- ne stanno morendo anche
più di prima. Molte, significativamente molte di più!
Oggi noi stiamo assistendo ad un uso
quasi illimitato di eccesso di forza- forza militare- nelle relazioni
internazionali; forza che sta sommergendo il mondo in un abisso di
conflitti permanenti. Di conseguenza noi non abbiamo l’energia
sufficiente per trovare una vera soluzione per nessuno di questi
conflitti. Anche trovare un accomodamento politico diviene impossibile.
Stiamo assistendo ad un disprezzo
sempre più grande per i principi fondamentali della legge
internazionale. E’ un dato di fatto che norme legali indipendenti stiano
diventando in modo crescente più legate al sistema legale di uno stato.
Primo fra tutti, gli Stati Uniti, che hanno oltrepassato i loro confini
nazionali in ogni modo. Questo è visibile nelle politiche economiche,
governative, culturali e dell’istruzione che impongono alle altre
nazioni. Bene, a chi piace questo? Chi è felice di questo?
Nelle relazioni internazionali noi
vediamo sempre più il desiderio di risolvere i problemi che si pongono
secondo pretese questioni di convenienza politica, basate sul clima
politico corrente.
E naturalmente questo è estremamente
pericoloso. Come si vede dal fatto che nessuno si sente sicuro. Io
voglio enfatizzare questo- nessuno si sente sicuro! Perché nessuno può
percepire la legge internazionale come un solido muro che lo proteggerà.
Tale politica incentiva ovviamente una corsa alle armi. Il dominio
della forza incoraggia inevitabilmente diversi paesi ad acquisire armi
di distruzione di massa. Inoltre, si profilano significativamente nuove
minacce - sebbene fossero ben note anche prima- ed oggi minacce come il
terrorismo hanno assunto un carattere globale.
Io sono convinto che siamo giunti a
quel cruciale momento in cui dobbiamo pensare seriamente
all'architettura della sicurezza globale.
E dobbiamo procedere cercando un
equilibrio ragionevole tra gli interessi di tutti i partecipanti al
dialogo internazionale. Specialmente dal momento che il panorama
internazionale è così mutato e muta così rapidamente- con cambiamenti
alla luce dello sviluppo dinamico in diversi paesi e in regioni intere.
La Signora Cancelliera Federale ha
già menzionato questo. Il Pil combinato, sistema per acquisire parità di
potere, di paesi come l'India e la Cina, è già più grande di quello
degli Stati Uniti. Ed un calcolo simile del Pil dei paesi del BRIC-
Brasile, Russia, India e Cina- supera quello complessivo dell'EU. E
secondo esperti in futuro questo gap potrà solo aumentare.
Non c'è nessuna ragione di dubitare
che il potenziale economico dei nuovi centri della crescita economica
globale andrà inevitabilmente a convertirsi in influenza politica e
rafforzerà il multipolarismo.
In relazione a ciò, il ruolo della
diplomazia multilaterale sta aumentando significativamente. Il bisogno
di principi come apertura, trasparenza e prudenza nella politica è
incontestabile e l'uso della forza dovrebbe essere una misura veramente
eccezionale, comparabile all’uso della pena di morte nei sistemi
giudiziali di certi stati.
Invece oggi noi stiamo testimoniando
la tendenza opposta, vale a dire una situazione nella quale paesi che si
oppongono alla pena di morte anche per assassini e altri pericolosi
criminali, stanno partecipando apertamente ad operazioni militari che è
difficile considerare legittime. E come dato di fatto, questi conflitti
stanno uccidendo persone umane- centinaia e migliaia di civili!
Ma allo stesso tempo sorge la domanda se noi
dovremmo essere indifferenti e distaccati rispetto ai vari conflitti
interni ai paesi, ai regimi autoritari, ai tiranni ed alla
proliferazione di armi di distruzione di massa. In realtà questa era
anche la domanda centrale posta dal nostro caro collega Signor Lieberman
alla Cancelliera Federale. Se ho capito correttamente la sua domanda
(rivolto al Signor Lieberman), ne deriva chiaramente una questione
seria! Possiamo restare osservatori indifferenti di fronte a quello che
sta accadendo? Voglio cercare di rispondere altrettanto bene alla sua
domanda: certamente no.
Ma abbiamo i mezzi per contrastare queste minacce?
Certamente li abbiamo. È sufficiente guardare alla storia recente. Il
nostro paese non ha avuto una transizione pacifica alla democrazia?
Effettivamente, noi siamo la testimonianza di una trasformazione
pacifica dal regime sovietico- una trasformazione pacifica! E che
regime! E con quale dovizia di armi, incluse le armi nucleari! Perché
ora dovremmo metterci a bombardare e sparare in ogni occasione
possibile? Come avviene quando senza la minaccia della distruzione
reciproca noi non abbiamo sufficiente cultura politica e rispetto per i
valori democratici e per la legge.
Sono convinto che l'unico meccanismo che possa
prendere decisioni circa l’uso della forza militare, come ultimo
ricorso, sia la Carta delle Nazioni Unite. E in relazione a questo: io, o
non ho capito quello che il nostro collega Ministro della Difesa
italiano ha detto, o quello che lui ha detto era inesatto. Cioè, ho
inteso che l'uso della forza può essere solamente legittimo quando la
decisione è presa dalla Nato, dall'EU, o dall'Onu. Se lui realmente
pensa così, allora noi abbiamo punti di vista diversi. O io non ho
sentito correttamente. L'uso della forza può solamente essere
considerato legittimo se la decisione è sancita dall'Onu. E noi non
abbiamo bisogno di mettere la Nato o l'EU al posto dell'Onu. Quando
l'Onu unirà veramente le forze della comunità internazionale e potrà
realmente rispondere agli eventi nei vari paesi, quando noi
abbandoneremo questo disprezzo per la legge internazionale, poi la
situazione potrà cambiare. Altrimenti la situazione andrà semplicemente
ad un punto morto; ed il numero di errori gravi sarà moltiplicato.
Insieme a ciò, è necessario assicurarsi che la legge internazionale
abbia un carattere universale, sia nella concezione, sia
nell’applicazione delle sue norme.
E non si deve dimenticare che le azioni politiche
democratiche si costruiscono necessariamente con il dialogo, in un
processo decisionale laborioso.
Care signore e signori!
Il pericolo potenziale di
destabilizzazione nelle relazioni internazionali è connesso con l’ovvia
stagnazione nella questione del disarmo.
La Russia sostiene un rinnovato dialogo su questa importante questione.
È importante conservare il quadro di
legalità internazionale relativo alla distruzione delle armi e perciò
assicurare continuità al processo di riduzione delle armi nucleari.
Insieme con gli Stati Uniti d'America
noi ci accordammo per ridurre la nostra capacità di missili strategici
nucleari al limite di 1.700-2.000 testate nucleari esplosive entro il 31
dicembre 2012. La Russia intende adempiere strettamente agli obblighi
assunti. Noi speriamo che anche i nostri partner agiranno in un modo
trasparente e si asterranno dall’accumulare a parte un paio di centinaia
di testate nucleari esplosive eccedenti per i giorni di cattivo tempo. E
se oggi il nuovo Ministro della Difesa americano dichiara che gli Stati
Uniti non nasconderanno queste armi eccedenti in un deposito- come si
direbbe, sotto un cuscino o sotto la coperta- io allora suggerisco che
tutti noi ci alziamo in piedi e salutiamo questo dichiarazione. Sarebbe
una dichiarazione molto importante.
La Russia aderisce strettamente ed
intende farlo anche in futuro al Trattato di Non-proliferazione delle
Armi Nucleari così come al regime di supervisione multilaterale per le
tecnologie missilistiche. I principi insiti in questi documenti sono
quelli universali.
Relativamente a questo gradirei
ricordare che negli anni ottanta l'URSS e gli Stati Uniti firmarono un
accordo sulla distruzione di un’intera serie di missili a corto e medio
raggio ma questi documenti non hanno un carattere universale.
Oggi molti altri paesi detengono
questi missili, inclusa Repubblica Popolare Democratica della Corea,
Repubblica della Corea, India, Iran, Pakistan e Israele. Molti paesi
stanno lavorando su questi sistemi e progettano di inserirli come parte
dei loro arsenali militari. E solamente gli Stati Uniti e la Russia sono
vincolati alla responsabilità di non creare tali sistemi di arma.
È ovvio che in queste condizioni noi dobbiamo pensare ad assicurare la nostra propria sicurezza.
Allo stesso tempo, è impossibile
approvare la comparsa di nuove, destabilizzanti armi ad alta tecnologia.
Inutile dire che il riferimento è a misure per prevenire una nuova area
di scontro, specialmente nello spazio. Le guerre stellari non sono più
una fantasia- sono una realtà. A metà degli anni ottanta i nostri
partner americani erano già in grado di intercettare i loro stessi
satelliti.
E’ opinione della Russia che la
militarizzazione dello spazio potrebbe avere conseguenze imprevedibili
per la comunità internazionale e provocare niente meno che l'inizio di
un'era nucleare. Ed abbiamo avanzato più di una volta iniziative
destinate a prevenire l'uso di armi nello spazio.
Oggi sono lieto di dirvi che abbiamo
preparato un progetto per un accordo sulla prevenzione dello
schieramento di armi nello spazio. E nel prossimo futuro sarà spedito ai
nostri partner come una proposta ufficiale. Lavoriamo insieme su
questo.
Piani per espandere certi elementi
del sistema di difesa anti-missile in Europa non possono aiutare questo
ma possono disturbarci. Chi ha bisogno del prossimo passo di quella che
sarebbe, in questo caso, un’inevitabile corsa alle armi? Io dubito
profondamente che ne abbiano bisogno gli europei stessi.
I missili bellici con una raggio di
circa cinque/otto mila chilometri che realmente costituiscono una
minaccia per l’Europa non esistono in nessuno dei cosiddetti paesi
problematici. Nel prossimo futuro ed in prospettiva , questo non accadrà
e non è neanche prevedibile. E qualche ipotetico lancio, ad esempio, di
un razzo nordcoreano diretto al territorio americano attraverso
l'Europa occidentale, contraddice in modo palese le leggi della
balistica. Come noi diciamo in Russia, sarebbe come usare la mano destra
per giungere all'orecchio sinistro.
E qui in Germania io non posso
esimermi dal menzionare la condizione pietosa del Trattato sulle Forze
Armate Convenzionali in Europa.
Il Trattato sulle Forze Armate
Convenzionali in Europa fu firmato nel 1999. Prese in considerazione una
nuova realtà geopolitica, vale a dire l'eliminazione del blocco di
Varsavia. Sette anni sono passati e solamente quattro stati hanno
ratificato questo documento, inclusa la Federazione Russa.
I paesi della Nato hanno dichiarato
apertamente che loro non ratificheranno questo trattato, inclusi i
provvedimenti sulle restrizioni nel ‘fianco’ (sullo schieramento di un
certo numero di forze armate nelle zone del fianco), finché la Russia
non rimuoverà le sue basi militari dalla Georgia e dalla Moldavia. Il
nostro esercito sta lasciando la Georgia, secondo un programma anche
accelerato. Abbiamo chiarito i problemi che avevamo con i nostri
colleghi georgiani, come tutti sanno. Ci sono ancora 1.500 soldati in
Moldavia che stanno eseguendo operazioni di peacekeeping e proteggendo i
magazzini con le munizioni lasciate dai tempi dei Soviet. Noi
discutiamo continuamente questa questione con il Signor Solana e lui
conosce la nostra posizione. Siamo pronti a lavorare ulteriormente in
questa direzione.
Ma cosa si sta concretizzando allo
stesso tempo? Il cosiddetto fronte flessibile delle basi americane, con
più di cinquemila uomini in ognuna. Risulta che la Nato abbia dislocato
le sue forze avanzate sui nostri confini, mentre noi simultaneamente
continuiamo ad adempiere strettamente agli obblighi del trattato e non
reagiamo affatto a queste azioni.
Io penso che sia chiaro che
l’espansione della Nato non abbia alcuna relazione con la
modernizzazione dell'Alleanza stessa o con la garanzia di sicurezza in
Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il
livello della reciproca fiducia. E noi abbiamo diritto di chiedere:
contro chi è intesa questa espansione? E cosa è successo alle
assicurazioni dei nostri partner occidentali fatte dopo la dissoluzione
del Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno
nemmeno le ricorda. Ma io voglio permettermi di ricordare a questo
pubblico quello che fu detto. Gradirei citare il discorso del Segretario
Generale Nato, Signor Woerner, a Bruxelles, il 17 maggio 1990. Allora
lui diceva che: “il fatto che noi siamo pronti a non schierare un
esercito della Nato fuori dal territorio tedesco offre all'Unione
Sovietica una stabile garanzia di sicurezza.” Dove sono queste garanzie?
Le pietre e i blocchi di cemento del
Muro di Berlino sono stati da molto tempo distribuiti come souvenir. Ma
noi non dovremmo dimenticare che la caduta del Muro di Berlino fu resa
possibile grazie ad una scelta storica- scelta che è stata fatta anche
dalla nostra gente, dal popolo della Russia - una scelta in favore di
democrazia, libertà, apertura ed una sincera partnership con tutti i
membri della grande famiglia europea.
Ed ora loro stanno tentando di
imporre a noi nuove linee divisorie e muri - questi muri possono essere
virtuali ma ciononostante sono ugualmente divisori, tagliando
trasversalmente il nostro continente. Ed è mai possibile che ancora una
volta ci vorranno molti anni e decadi, così come molte generazioni di
statisti, per dissimulare e smantellare questi muri nuovi?
Care signore e signori!
Noi siamo inequivocabilmente
favorevoli a rafforzare il regime di non-proliferazione. Gli attuali
principi legali internazionali ci permettono di sviluppare le tecnologie
per fabbricare combustibile nucleare per scopi pacifici. E molti paesi
con tutte le loro buone ragioni vogliono creare la propria energia
nucleare come base per la propria indipendenza energetica. Ma noi
capiamo anche che queste tecnologie possono essere trasformate
rapidamente in armi nucleari.
Questo crea tensioni internazionali
serie. La situazione che circonda il programma nucleare iraniano è un
chiaro esempio. E se la comunità internazionale non trova una soluzione
ragionevole per chiarire questo conflitto di interessi, il mondo
continuerà a soffrire simili crisi destabilizzanti perché ci sono più
paesi sulla soglia, e non semplicemente l'Iran. Noi tutti sappiamo
questo. Noi lotteremo con continuità contro la minaccia della
proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Lo scorso anno la Russia ha avanzato
l'iniziativa di stabilire centri internazionali per l'arricchimento
dell’uranio. Siamo aperti alla possibilità che tali centri non siano
creati solo in Russia ma anche in altri paesi dove ci sia una base
legittimata ad usare energia nucleare civile. I paesi che vogliono
sviluppare la loro energia nucleare potrebbero garantire che loro
riceveranno il combustibile attraverso la partecipazione diretta in
questi centri. Ed i centri, ovviamente, potrebbero operare sotto la
stretta supervisione dell’AIEA.
Le più recenti iniziative avanzate
dal Presidente americano George W. Bush sono conformi alle proposte
russe. Io considero che la Russia e gli Stati Uniti siano obiettivamente
ed ugualmente interessati a rafforzare il regime di non-proliferazione
delle armi di distruzione di massa e del loro dispiegamento. Sono
precisamente i nostri paesi, che detengono le capacità nucleari e
missilistiche, che devono comportarsi come leader nello sviluppare
nuove, più severe, misure di non-proliferazione. La Russia è pronta a
tale compito. Noi siamo impegnati in consultazioni con i nostri amici
americani.
In generale, noi dovremmo discutere
per stabilire un intero sistema di incentivi politici e di stimoli
economici, con la qual cosa non sarebbe negli interessi degli stati
stabilire loro proprie capacità nel ciclo del combustibile nucleare ma
avrebbero tuttavia l'opportunità di sviluppare energia nucleare e
rafforzare le loro capacità energetiche.
Riguardo a questo, parlerò della
cooperazione internazionale dell’energia più in dettaglio. La Signora
Cancelliera Federale ha accennato anche a questo: ha menzionato,
sfiorato questo tema. Nel settore dell’energia la Russia intende creare
principi di mercato uniformi e condizioni trasparenti per tutti. È ovvio
che i prezzi dell’energia devono essere determinati dal mercato invece
di essere soggetti a speculazione politica, pressione economica o
ricatto.
Noi siamo aperti alla cooperazione.
Società straniere partecipano a tutti i nostri principali progetti
energetici. Secondo diverse stime, più del 26 % dell'estrazione di
petrolio in Russia- e per favore pensate a questa cifra- più del 26%
dell'estrazione di petrolio in Russia è fatto da capitale straniero.
Allora provate a trovarmi un esempio simile, nel quale interessi russi
partecipino in modo così estensivo in settori economici chiave nei paesi
occidentali. Tali esempi non esistono! Non c’è alcun esempio similare!
Vorrei anche ricordare il grado di
corrispondenza tra gli investimenti stranieri in Russia e quelli che la
Russia fa all'estero. La corrispondenza è di circa quindici ad uno. E
qui avete un esempio chiaro dell’apertura e della stabilità
dell'economia russa.
La sicurezza economica è il settore
nel quale tutti devono aderire ad uniformare i principi. Noi siamo
pronti a competere equamente.
Per questa ragione sempre più
opportunità si stanno presentando all'economia russa. Esperti ed i
nostri partner occidentali stanno valutando obiettivamente questi
cambiamenti. Così come è migliorata la stima superiore OECD del credito e
la Russia è passata dal quarto al terzo gruppo. Ed oggi a Monaco di
Baviera gradirei usare questa occasione per ringraziare i nostri
colleghi tedeschi per il loro aiuto in questa decisione.
Inoltre. Come lei sa, il processo
della Russia di entrare nel WTO è arrivato alla sua tappa finale. Vorrei
sottolineare che durante lunghe, difficili, discussioni abbiamo sentito
più di una volta parole sulla libertà di parola, libero mercato ed
uguali possibilità ma, per qualche ragione, esclusivamente in
riferimento al mercato russo.
E c'è un tema ancora più importante
che colpisce direttamente la sicurezza globale. Oggi molti parlano della
lotta contro la povertà. Cosa sta accadendo davvero in questo ambito?
Da un lato, sono stanziate le risorse finanziarie per programmi per
aiutare i paesi più poveri del mondo- e attualmente sono risorse
finanziarie sostanziose. Ma ad essere onesti- e molti qui sanno anche
questo- collegate con lo sviluppo delle società dello stesso paese
donatore. E dall’altro lato i paesi industrializzati simultaneamente
mantengono i loro sussidi agricoli e limitano ad alcuni paesi l'accesso
ai prodotti ad alta tecnologia.
E diciamo le cose come stanno- una
mano distribuisce aiuto caritatevole e l'altra mano non solo mantiene
l'arretratezza economica ma miete anche i conseguenti profitti. La
tensione sociale in aumento nelle regioni depresse dà luogo
inevitabilmente alla crescita di radicalismo, estremismo, terrorismo e
alimenta i conflitti locali. E se tutto questo accade, diciamo, in una
regione come il Medio Oriente, dove c'è in modo crescente il sentimento
che il mondo è ampiamente ingiusto, c'è poi il rischio di
destabilizzazione globale.
È ovvio che i principali paesi del
mondo dovrebbero vedere questa minaccia. E che perciò dovrebbero
costruire un sistema più democratico, più equo di relazioni economiche
globali, un sistema che dia ad ognuno l'opportunità e la possibilità di
svilupparsi.
Care signore e signori, parlando alla
Conferenza sulla Politica di Sicurezza è impossibile non menzionare le
attività dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in
Europa (OSCE). Come è noto, questa organizzazione fu creata per
esaminare tutti- voglio enfatizzare questo- tutti gli aspetti della
sicurezza: militare, politica, economica, umanitaria e, specialmente, le
interrelazioni tra queste sfere.
Cosa vediamo accadere oggi? Vediamo
che questo equilibrio è chiaramente distrutto. Qualcuno sta tentando di
trasformare l'OSCE in un volgare strumento designato a promuovere gli
interessi di politica estera di uno o un gruppo di paesi. E questo
compito è portato a termine anche dall'apparato burocratico dell'OSCE,
che non è assolutamente connesso in alcun modo con gli stati fondatori.
Le procedure decisionali ed il coinvolgimento delle cosiddette
organizzazioni non-governative sono tagliati su misura per questo
compito. Queste organizzazioni sono formalmente indipendenti ma sono
finanziate in modo finalizzato, e perciò decisamente sotto controllo.
Secondo i documenti fondativi, nella
sfera umanitaria l'OSCE è tenuto ad aiutare i paesi membri ad osservare
le norme dei diritti umanitari internazionali e le loro richieste.
Questo è un compito importante. Noi sosteniamo questo. Ma questo non
vuol dire interferire negli affari interni di altri paesi, ne tantomeno
imporre un regime che determina come questi stati dovrebbero vivere e
come dovrebbero svilupparsi.
È ovvio che tale interferenza non
promuove affatto lo sviluppo di stati democratici. Al contrario, li
rende dipendenti e, di conseguenza, politicamente ed economicamente
instabili.
Noi ci aspettiamo che l'OSCE sia
guidato dai suoi compiti primari e costruisca relazioni con stati
sovrani basate sul rispetto, la fiducia e la trasparenza.
Care signore e signori!
In conclusione vorrei far notare
quanto segue. Noi molto spesso- e personalmente, io molto spesso -
sentiamo appelli dai nostri partner, inclusi i nostri partner europei,
sul fatto che la Russia dovrebbe giocare un ruolo sempre più attivo
negli affari del mondo. Mi permetterei di fare un piccolo commento. Non è
proprio necessario incitarci a questo comportamento. La Russia è un
paese con una storia che attraversa più di mille anni e ha usato
praticamente sempre il diritto per perseguire una politica estera
indipendente.
Non cambieremo questa tradizione
oggi. Allo stesso tempo, siamo ben consapevoli di come il mondo sia
cambiato ed abbiamo un senso realistico delle nostre proprie opportunità
e potenzialità. E gradiremmo chiaramente interagire con partner
responsabili ed indipendenti, insieme ai quali potremmo lavorare nel
costruire un ordine mondiale equo e democratico, che non garantisca
sicurezza e prosperità a pochi eletti, ma a tutti.
Grazie per la vostra attenzione.
Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org di Bf
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