mercoledì 17 luglio 2024

Biden – Trump e i tre scenari americani

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Invano si cercherebbe di strappare a qualche pensoso analista e men che meno all’informazione che megafona ossessivamente slogan, una ragione specifica sul perché Trump dovrebbe essere un fascista autoritario e un pericolo per la democrazia che in ogni caso è stata già passata al tritacarne del sistema oligarchico. La copertina come quella raffigurata a inizio del post è eloquente in questo senso oltre che una prova del fatto che gli attentati non nascono dal nulla. In mancanza di idee le affermazioni apodittiche la fanno da padrone perché il tempo in cui le asserzioni andavano dimostrate e argomentate è passato da molto e l’Occidente vive solo di slogan e ordini del giorno suggeriti e imposti dai soliti noti. Al massimo si cercano giustificazioni, non ragioni. Quindi qual è il motivo per cui lo svanito Biden, da sempre un sostenitore della violenza “amerikana” nel resto del mondo e autore (dietro suggerimento) di alcuni diktat oltre il mandato presidenziale, possa essere considerato un rispettabile vecchio e Trump invece un Hitler ultrasettantenne?

Certo sarebbe difficile comprendere, oltre le sfumature, quale reale differenza passi tra i due e anche le persone che hanno conservato la ragione fanno una certa fatica a sbrogliare la matassa: da Biden con la sua confusione mentale e da Trump con le sue chiacchiere si potrebbe ricavare ben poco, ma in realtà una differenza c’è ed è così grande che si fa fatica a scorgerla in mezzo al gracidio delle rane mediatiche. L’ interpretazione di questa divergenza di visione è tra l’altro vitale per l’Europa che avendo perso completamente la propria indipendenza, è collegata come un prigioniero al carro dell’impero. Cerchiamo di vederci chiaro.

Biden è, senza se e senza ma, il peggior presidente della storia americana avendo messo il mondo sull’orlo di un conflitto globale e nucleare. Essendo un diretto dipendente delle oligarchie globaliste, sostanzialmente nordamericane, egli cerca di difendere l’egemonia incontrastata degli Usa che è vitale nell’ambito dell’ideologia neoliberista. Per questo ha tentato di isolare la Russia dando inizio a una terribile guerra, di colpire la Cina e ha dato il proprio appoggio al genocidio di Gaza. C’è da dire che è riuscito in qualche modo a evitare la tragedia finale, che ha almeno messo un freno a parte dei piani di guerra nel Pacifico ed è stato cauto nell’appoggiare la barbarie di Gaza, anche se ha fornito tutte le armi necessarie per attuarla. Forse un altro “democratico” ci porterebbe direttamente al conflitto nucleare i cui esiti prevedono in ogni caso la completa distruzione dell’Europa. Egli rappresenta la fazione imperiale degli Usa che è ormai un concetto antistorico visto che vecchio ordine geopolitico unipolare non sta “per finire”, è già finito di fatto.

Trump dal canto suo non ha le idee chiare su nulla, ma essendo un uomo d’affari pragmatico, sa che Washington non ha più la capacità di mantenere l’egemonia, di agire come una “polizia mondiale” e come agente principale nel processo decisionale globale. Non combatterà per questo e la scelta di Vance come vicepresidente testimonia la volontà di chiudere il capitolo Ucraina che è stato il momento rivelatore della fine dell’egemonia statunitense. Quando parla di far ritornare l’Ameriga grande, non intende affatto il tentativo di ripristinare il ruolo di comando planetario, ma di inserire gli Usa nel nuovo mondo che si va creando. Si rende conto, anche se confusamente, che occorre ripensare gli obiettivi internazionali e creare nuove strategie per adattarsi all’attuale configurazione geopolitica. Potrebbe creare dei pasticci, non c’è dubbio su questo, ma il suo tentativo è di conservare per gli Usa un’area di influenza che grosso modo corrisponde a quello che chiamiamo Occidente.

Da questo ne conseguono tre scenari che verranno fuori dalle elezioni Usa. Nel primo caso, semmai mai Biden venisse rieletto, continuerebbe il conflitto con la Russia rendendo il mondo instabile e pericoloso per molto tempo e sacrificando del tutto l’economia europea. Se invece vincesse Trump la configurazione geopolitica verrebbe rinegoziata attorno alla nuova realtà mondiale. Inutile dire che questa prospettiva sarebbe perniciosa per il neoliberismo globalista che ha possibilità di vivere solo se tutto il pianeta si adegua alle sue logiche ed ecco da dove deriva la demonizzazione del personaggio. Infine nel caso Biden venisse convinto ad abbandonare la gara e vincesse un altro democratico tipo la Clinton o la Harris è molto probabile che tutta l’irresponsabilità delle élite occidentali non avrebbe più alcun freno e dovremo prepararci al conflitto nucleare. Dell’Europa rimarrà solo un fil di fumo.

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