martedì 16 luglio 2024

Bang bang, l’inizio della fine

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Il giorno dopo l’attentato a Trump ci si potrebbe fare molte domande. Per esempio come è possibile che un ragazzo di vent’anni abbia battuto in astuzia il Secret Service, organizzazione che viene finanziata con due miliardi e mezzo di dollari l’anno? Come è accaduto che egli abbia trovato una scala pronta per portarlo su un tetto con una linea di tiro libero sul palco? Come è possibile che egli sapesse che non gli avrebbero sparato prima che a sua volta tirasse con il suo fucile, quando invece il mandato esplicito dei servizi è semmai di sparare per primi ad ogni sospetto? Ogni attentato porta con sé un nugolo di interrogativi che probabilmente non saranno mai risolti e che in questo caso non lo saranno di certo, ma che mettono in moto la fantasia.

Ci sono infatti alcuni teorici della cospirazione che hanno diffuso fantastiche narrazioni su Internet secondo cui Trump avrebbe orchestrato l’attacco solo per migliorare la sua immagine politica. Ovviamente, questo tipo di considerazioni non ha senso: non c’è motivo per cui Trump dovesse inscenare un attentato alla sua stessa vita, peraltro assai pericoloso, solo per ottenere guadagni politici in una gara in cui ha già tutti i possibili vantaggi ed è già riconosciuto come il favorito alle elezioni.

Dall’altro lato non ci sono prove per confermare che dietro l’attentato ci siano Biden e i democratici anche se essi stavano preparando una campagna in cui Trump veniva paragonato a Hitler, lasciando spazio ad ogni possibile esito. Bisogna poi sottolineare che le operazioni di intelligence con l’uso di cecchini sono una tipica tattica della CIA. Questo senza dire che un’altra agenzia, l’Fbi, ha parecchi motivi per eliminare Trump poiché l’ex presidente ha in programma di approvare una riforma che porrà fine a parte dei poteri di questa istituzione che è diventata uno stato nello stato.

In generale i servizi hanno molte ragioni di temere che il loro regno incontrastato sia in grave pericolo: la sentenza della Corte suprema che toglie loro, assieme a tutte le altre agenzie ed enti pubblici, compresi quelli sanitari, la facoltà di interpretare le leggi facendo in un certo senso giurisprudenza, cambierà profondamente le cose e non c’è dubbio che Trump sia, da questo punto di vista, il candidato che più premerà sull’acceleratore in questa direzione. Dunque è anche facile immaginare che l’attentato possa essere nato dentro questo contesto di potere grigio e di guerra per bande.

Si potrebbe discutere all’infinito di teorie, si potrebbe dire che il killer era iscritto ai repubblicani, ma aveva donato 15 dollari a un’organizzazione di sinistra (si fa per dire) o infine che era comparso in uno spot della Blackrock che pubblicizzava la scuola – modello (alla faccia!) che il ragazzo frequentava. E sono ben noti gli stretti rapporti fra Biden e questo colosso finanziario. Ma è molto meglio porsi interrogativi generali dentro i quali si situa l’attentato. L’Occidente è definitivamente precipitato in una spirale di violenza cieca e assurda che si concreta con la battaglia fino all’ultimo ucraino e con l’appoggio ai massacri di Gaza che si fanno sempre più orrendi come la strage di ieri dimostra. La fine dell’egemonia sta facendo impazzire le persone e soprattutto le élite di comando che hanno goduto in maniera esclusiva, almeno negli ultimi trent’anni, della supremazia mondiale. Dentro questo paradigma l’uccisione degli avversari, un’ammazzatina in più o in meno non è certo un problema etico o morale.

Inoltre gli Stati Uniti sono ormai un Paese fallito, con un debito stratosferico, corrotto fino al midollo, pieno di caos sociale, di instabilità istituzionale, di tensioni razziali e polarizzazione politica, sul cui futuro pesa come un macigno la sempre più probabile destituzione del dollaro come moneta obbligatoria per gli scambi internazionali che è il pilastro su cui regge tutto il neoliberismo finanziario e dunque lo stato profondo. La risoluzione dei problemi a colpi di magistratura, di debito e infine di arma da fuoco quando non si può fare altrimenti, è ormai una consolidata normalità: si pensi al leader slovacco Fico, ai tentativi di far fuori Putin o all’ ex capo del governo pakistano Imran Khan imprigionato dopo un tentativo di indipendenza: si tratta di un ricatto non esplicitato a cui sono esposti tutti coloro che deviano dall’obbedienza.

Indipendentemente da chi vincerà le elezioni, anche se ormai sappiamo che una seconda presidenza Trump è ormai quasi certa, non è credibile che questo scenario generale migliori. Chiunque vinca non farà che peggiorare la polarizzazione, intensificare l’odio dei seguaci di una parte contro l’altra. Non ci sarà pace tra i cittadini americani, ma le tensioni si intensificheranno progressivamente verso la guerra civile o comunque violenti scontri sociali. Siamo solo all’inizio.

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