martedì 25 luglio 2023

Salario minimo, De Masi a La7: “Governo vuole riflettere. Ma su cosa? Si sa già tutto, non c’è da rinviare nulla. Dica sì o no alla misura”.

Una storiella indiana dice che l’elefante vive 100 anni e la farfalla un’ora. L’elefante non può dire alla farfalla: ‘Per favore, aspettami 10 minuti’. I tempi sono completamente diversi. Lo stesso accade per il salario minimo. Noi discutiamo del problema del reddito minimo come elefanti che hanno tutto il tempo. 

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Salario minimo, De Masi a La7: “Governo vuole riflettere. Ma su cosa? Si sa già tutto, non c’è da rinviare nulla. Dica sì o no alla misura”

ilfattoquotidiano.it

Ma mentre noi parliamo, ci sono migliaia, migliaia, migliaia di lavoratori che guadagnano 2 euro all’ora”. Sono le parole pronunciate a Omnibus (La7) da Domenico De Masi, sociologo e direttore della Scuola del Fatto Quotidiano, che critica duramente il temporeggiamento del governo Meloni sulla questione del salario minimo.
“Dicono che bisogna pensarci ancora qualche settimana – aggiunge De Masi – Ma pensare che cosa? Esistono studi, libri, ricerche. Si sa tutto sul salario minimo, non c’è da esplorare più nulla. Chi vuole rinviare le decisioni, lo fa semplicemente per diluire questa necessità, che è totale. Tutti i paesi civili, governati dalla destra e dalla sinistra, hanno già il salario minimo. Solo noi c’è ancora tutto questo”.

De Masi sottolinea: “Dicono che occorre la contrattazione. Ma la contrattazione c’è già. E non basta, non riesce a raggiungere questi lavoratori. Insegno sociologia da 40 anni e sono 40 anni che si parla di salario minimo. Il fatto che occorrano ancora delle settimane per riflettere significa che quelli che vogliono pensarci non hanno studiato in passato. Avevano tutte le carte in tavola per conoscere questo problema in modo perfetto. La verità è che non c’è da pensare o da studiare niente più. C’è da dire sì o no al salario minimo, assumendosi questa responsabilità davanti al 70% di italiani che sono a favore alla misura”.
E conclude: “Non è possibile che un paese come l’Italia sia all’ottavo posto nel mondo per il Pil e sia addirittura il fanalino di coda, nonché in ritardo come tempo e come modo, su una questione così basilare riguardante una fetta tanto ampia di cittadini”.

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