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C’è chi suppone che l’occidente, ovvero gli Usa che costituiscono gran parte del drago, siano in procinto di dichiarare la vittoria e andarsene dall’Ucraina, cosa che potrebbero benissimo fare grazie a un sistema integrale della pubblica menzogna: è già accaduto nel secolo scorso, quando la sconfitta di Stalingrado fu annunciata alla radio come una vittoria poiché la verità avrebbe messo in crisi il regime nazista. Del resto più si continuano a mandare armi a Kiev che ormai scarseggia di uomini per poterle usare, più ci si accanisce a logorare le economie europee e più c’è il rischio che le popolazioni possano capire come stanno le cose e superare l’effetto Orwell che al momento ancora funziona, impedendo il rovesciamento dei regimi guerrafondai e affamatori. Non è che si possa andare molto avanti a falsificare pesantemente le cifre, nascondendo la recessione semplicemente con le “revisioni” ex post come è successo con il primo trimestre di quest’anno salvato dal fatto che il calo del Pil irlandese, prima stimato nel 17% per cento sia stato poi rivisto al 10,3 per cento, salvando i conti finali, anche se l’Irlanda è solo il 2 per cento dell’economia Ue. Ma è chiaro che un errore così marchiano nel calcolo del Pil di Dublino o rende pura fuffa tutti i calcoli che si fanno sul prodotto interno lordo, oppure è un chiaro caso di massiccia manipolazione di fatto concertata con Washington visto che molte società americane (ad esempio le aziende farmaceutiche) sono registrate in Irlanda per motivi di ottimizzazione fiscale. La realtà economica è un’altra: quella della caduta del settore manifatturiero sceso a 42,7 punti e al 38 in Germania e di una diminuzione degli ordini più marcata da 15 anni a questa parte, nell’anno in cui esplose la crisi.
Ma in effetti il disastro dell’economia europea non solo era facilmente intuibile, ma fa parte del gioco, nel senso che gli Usa vogliono eliminare un commensale per poter tentare di rimanere sul trono dell’unipolarismo: sono stati fuori tempo massimo, ma come accade per i dinosauri troppo grandi il messaggio deve ancora arrivare alla coda che colpisce a vuoto. In ultima analisi se volessimo trovare una ragione ultima per la guerra in Ucraina e per le tensioni con la Cina che ha provocato una sorta di pellegrinaggio a Pechino da Kissinger a Bill Gates, oltre alle note strategie americane i messe a punto negli anni ’90 dobbiamo prendere in considerazione il fatto che gli Usa con il 4,23% della popolazione mondiale consumano il 15 per cento delle risorse energetiche globali e anche più in qualche campo. Questo rapporto così disequilibrato non è più concepibile in un mondo multipolare dove agiscono diversi soggetti e dove lo sfruttamento intensivo delle risorse altrui non è più praticabile ed è comunque contendibile. Basti pensare che grazie al petrolio di scisto che viene estratto provocando un tracollo ambientale, gli Usa sono il primo produttore al mondo di oro nero, sia pure di cattiva qualità, ma devono importare ancora 3 milioni di barili al giorno per poter andare avanti. Ecco perché rubano petrolio dovunque possono. Poiché l’olio da scisto sta già arrivando al suo picco, visto che i pozzi sono sfruttabili per poco tempo, Washington comincia a vedere il momento in cui le sue importazioni dovranno aumentare e con esse una dipendenza che finora è stata sempre relativa essendo gli Usa in grado di imporre agli altri le proprie logiche.
Perciò adesso Washington deve bruciare l’Europa per liberarsi di un partecipante al banchetto e succhiarne le energie nel tentativo di acquisire forza sufficiente a sostenere la lotta contro la Cina e la Russia e contro i Brics o Bric che si voglia per l’accesso privilegiato alle risorse senza il quale lo stile di vita americano basato sullo sfruttamento interno ed esterno crollerebbe. Dunque dare l’impressione che l’Ucraina sia la Stalingrado della Nato porterebbe probabilmente al crollo per la cupola di potere globalista: non deve accadere e dunque qualsiasi azione disperata viene presa in considerazione, anche quella di estendere il massacro anche ad altri Paesi, come la Polonia. Ma intanto la realtà macina il futuro con i suoi stivali: nella foto di apertura ecco un reparto di cavalleria inglese che “sorveglia” il confine polacco – bielorusso nel contesto della presenza militare della Nato al confine orientale dell’Europa, Secondo gli analisti britannici nel Regno Unito semplicemente non sono rimasti carri armati sufficienti da mandare ai confini . E così nel 21° secolo l’alleanza guerrafondaia è passata ai cavalli che non vengono quasi mai fotografati al fronte per impedire ai russi di impadronirsi delle ultime sofisticate tecnologie occidentali.
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